Attualitą
Alessandra Vanacore
Abstract
Questo articolo esamina l'impatto ambientale del settore sanitario e l'importanza di adottare pratiche più sostenibili attraverso l'utilizzo delle tecnologie digitali. Nonostante il ruolo fondamentale della sanità nel promuovere il benessere umano, le strutture sanitarie sono responsabili di un considerevole inquinamento ambientale, con un elevato consumo di risorse e la produzione di enormi quantità di rifiuti. Le iniziative internazionali e nazionali, come gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030 e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, forniscono un quadro normativo per incentivare la transizione verso pratiche più sostenibili. La sostenibilità digitale emerge come un'opportunità per ridurre l'impatto ambientale, mediante l'implementazione di tecnologie digitali nel settore sanitario. La telemedicina, il Fascicolo Sanitario Elettronico, ma anche i sistemi di monitoraggio e di efficientamento dei consumi di energia elettrica sono esempi di soluzioni digitali che possono contribuire a ottimizzare processi, migliorare l'efficienza e ridurre le emissioni di gas serra. L'integrazione di tecnologie digitali e pratiche sostenibili nel settore sanitario può contribuire a mitigare l'impatto ambientale, promuovendo un sistema più sostenibile.
Sommario: 1.L'evoluzione della normativa per la sostenibilità ambientale. 2.Le criticità ambientali del Settore Sanitario 3.La sostenibilità digitale. 4.Conclusioni.
1.L'evoluzione della normativa per la sostenibilità ambientale
Il settore sanitario svolge un ruolo vitale nel garantire il benessere della società, ma al contempo contribuisce significativamente all'inquinamento ambientale. Diverse sono le strategie volte a mitigare questo impatto, tra queste, l'adozione di tecnologie digitali.
Prima di approfondire il tema della sostenibilità digitale e il potenziale delle tecnologie nel promuovere la sostenibilità ambientale, è importante comprendere il contesto normativo in cui queste questioni si inseriscono.
Il diritto ambientale si profila come diritto multilivello, tenuto conto che le fonti che disciplinano settori come quello dell'energia, della tutela delle risorse naturali, della gestione dei rifiuti e del controllo dell'inquinamento sono da ricercare nell'ordinamento internazionale, europeo e interno.
Le origini del diritto internazionale dell'ambiente sono rintracciabili a partire dagli anni '60 e '70 del XX secolo, in coincidenza di una maggiore consapevolezza globale riguardo alle questioni ambientali e alla necessità di una cooperazione internazionale per affrontarle.
La Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente Umano, comunemente nota come Conferenza di Stoccolma, tenutasi nel 1972, è stata la prima grande conferenza internazionale su questioni ambientali e ha posto le basi per lo sviluppo del diritto internazionale dell'ambiente.
Nel corso della Conferenza, gli Stati si impegnarono a implementare la normativa nazionale e internazionale sull'ambiente con i principi contenuti nella Dichiarazione sull'Ambiente Umano, che fu elaborata nel corso dei lavori.
Inoltre, dalla Conferenza di Stoccolma è nato il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP), che è stato istituito per coordinare le attività ambientali delle Nazioni Unite e promuovere la protezione ambientale a livello globale.
Successivamente, nel 1992, la Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente e lo Sviluppo a Rio de Janeiro ha confermato la volontà degli Stati di considerare tutti gli aspetti economici, sociali ed ecologici della sostenibilità. Questo approccio integrato e multidisciplinare ha contribuito a rafforzare la sensibilità della comunità internazionale verso le questioni ambientali.
Il Summit di Rio ha prodotto una serie di documenti fondamentali che hanno plasmato la visione e le azioni globali per affrontare le sfide ambientali e promuovere lo sviluppo sostenibile. La Dichiarazione di Rio sull'Ambiente e lo Sviluppo emerge come il documento principale della Conferenza, sottolineando l'importanza dello sviluppo sostenibile come obiettivo fondamentale per l'umanità e riconoscendo il diritto dei popoli a uno sviluppo economico e sociale equo, a condizione che tale sviluppo avvenga senza compromettere le esigenze delle generazioni future. La Dichiarazione definisce in ventisette principi, diritti e responsabilità delle Nazioni nei riguardi dello sviluppo sostenibile. Parallelamente, l'Agenda 21 offre un piano d'azione completo per promuovere lo sviluppo sostenibile a livello globale, fornendo raccomandazioni per azioni concrete a livello nazionale ed internazionale. Sempre prodotto diretto della Conferenza di Rio, la Convenzione sulla diversità biologica (CBD) mira a promuovere la conservazione della biodiversità e l'uso sostenibile delle risorse naturali, riconoscendone il valore intrinseco e l'importanza per il benessere umano e per garantire la sopravvivenza delle future generazioni.
Un altro importante tema affrontato durante la Conferenza di Rio è stato il cambiamento climatico, in particolare, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) ha stabilito un quadro per la mitigazione delle emissioni di gas serra a un livello che non minacci il sistema climatico. Questo tema è stato ripreso in seguito, nel Protocollo di Kyoto, accordo internazionale firmato nel 1997 e attuato a partire dal 2005, le cui disposizioni mirano a raggiungere gli obiettivi già in parte prefissati durante la Conferenza di Rio.
Più recente è l'accordo di Parigi, trattato internazionale stipulato tra gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), riguardo alla riduzione di emissione di gas serra, sottoscritto nel 2015 e attuato a partire dal 2020. Coinvolgendo la maggior parte dei Paesi del mondo nella riduzione delle emissioni e nel miglioramento della resilienza ai cambiamenti climatici, l'obiettivo principale dell'Accordo di Parigi è quello di limitare l'aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, con l'obiettivo di perseguire sforzi per limitare l'aumento della temperatura a 1,5 °C. Gli Stati che hanno ratificato l'Accordo si impegnano a presentare, rivedere e rafforzare periodicamente piani nazionali per ridurre le emissioni di gas serra.
Queste fonti hanno rappresentato, dunque, un punto di svolta nella storia ambientale, contribuendo a sensibilizzare l'opinione pubblica e i governi di tutto il mondo sull'importanza di proteggere l'ambiente e affrontare le questioni ambientali in modo globale e coordinato. Inoltre, hanno fornito le basi per la creazione di normative, per lo sviluppo di standard minimi che i Paesi dovrebbero adottare per un uso sostenibile delle risorse naturali, per la promozione del monitoraggio e della valutazione continua degli impatti ambientali delle attività umane, al fine di apportare correzioni e miglioramenti costanti.
Riferimento fondamentale per lo sviluppo sostenibile, nel contesto attuale, è rappresentato dall'Agenda 2030, i cui diciasette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), integrano questioni ambientali, sociali ed economiche. Tali obiettivi sono stati stabiliti nell'ambito dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2015 e sono universali: tutti i 193 Stati membri dell'ONU hanno ratificato l'Agenda 2030, impegnandosi a implementare gli SDG nella propria politica nazionale. In particolare, gli obiettivi più strettamente legati al settore ambientale si focalizzano sull'adozione delle fonti energetiche rinnovabili e sulla ricerca dell'efficienza energetica, sullo sviluppo di pratiche più sostenibili che possano ridurre gli sprechi, promuovere il riciclo e l'uso responsabile delle risorse con il fine di favorire la conservazione delle risorse naturali e con l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra e l'inquinamento atmosferico, per proteggere il pianeta e le generazioni future dalle conseguenze derivanti dal cambiamento climatico[i].
Gli obiettivi dell'Agenda 2030 rappresentano un traguardo significativo nel campo dello sviluppo sostenibile, con particolare rilevanza per la sfera ambientale. Le riflessioni su questi obiettivi e il loro impatto sull'ambiente sono fondamentali per guidare azioni concrete e trasformative.
A livello nazionale, un ruolo cruciale in tal senso è svolto dalla Missione 2 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) "Rivoluzione verde e transizione ecologica". Il ruolo del PNRR è fondamentale per tradurre gli obiettivi globali dell'Agenda 2030 in azioni concrete a livello nazionale. Tra gli obiettivi della Missione 2 si annovera la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio, con investimenti e azioni finalizzati a ridurre le emissioni di gas serra e a promuovere l'uso di fonti energetiche rinnovabili e sostenibili, anche attraverso il potenziamento e la digitalizzazione delle infrastrutture di rete. Inoltre, si prevedono interventi volti a migliorare l'efficienza energetica degli edifici attraverso la loro riqualificazione, nonché misure mirate alla promozione della mobilità sostenibile, alla tutela e gestione sostenibile del territorio, e alla promozione di un'economia circolare e della corretta gestione dei rifiuti[ii].
Se si considera che la digitalizzazione e l'efficienza possono contribuire significativamente alla riduzione dell'impatto ambientale complessivo del Settore Sanitario, è evidente un'area di convergenza tra gli obiettivi del PNRR relativi alla sostenibilità ambientale e quelli presenti nel campo della salute e, dunque, tra le disposizioni della Missione 2 e della Missione 6.
La Missione Salute, nel dettaglio, fa riferimento prevalentemente a due componenti: la prima riguardante lo sviluppo di reti di prossimità, di strutture intermedie e della telemedicina per migliorare l'assistenza sanitaria territoriale; e la seconda l'obiettivo di favorire l'innovazione, la ricerca e la digitalizzazione nel settore sanitario.
Tra le principali trasformazioni delineate nel PNRR per il Servizio Sanitario Nazionale, si evidenziano significativi interventi volti a innovare l'infrastruttura ospedaliera. Questi interventi mirano a potenziare e modernizzare le strutture sanitarie a livello nazionale, attraverso miglioramenti tangibili e aggiornamenti tecnologici. Inoltre, si prevede un forte impulso alla digitalizzazione delle attrezzature e dei processi all'interno del Servizio Sanitario Nazionale. In particolare, la digitalizzazione risulta perseguibile tramite un potenziamento dell'uso del Fascicolo Sanitario Elettronico e dei software di analisi e gestione dei dati, usati anche in unione con sistemi di Intelligenza Artificiale (AI), per supportare i processi di diagnosi con le analisi predittive. Fondamentali per la Missione 6, anche gli obiettivi di potenziamento della ricerca scientifica e di formazione del personale sanitario, con l'obiettivo di rafforzare l'efficacia e la sicurezza nell'erogazione dei servizi sanitari e garantire l'aggiornamento degli operatori ai nuovi sistemi afferenti al campo dell'eHealth[iii].
Oltre all'impegno dei singoli Stati nel raggiungimento degli obiettivi fissati a livello internazionale e, dunque, allo sviluppo di linee guida e strumenti che possono svolgere un ruolo chiave nel catalizzare azioni concrete volte a promuovere la sostenibilità ambientale, è importante notare che nel tempo si è diffuso sempre di più un approccio proattivo e preventivo al tema della tutela della sostenibilità ambientale, essenziale per affrontare le sfide del contesto attuale, nel quale diventa chiaro che la mera reattività non è sufficiente. Questo approccio si basa sull'idea che prevenire i problemi ambientali è molto più efficace ed economicamente vantaggioso rispetto alla gestione dei danni una volta che si sono verificati.
Questo modo di affrontare la questione si riflette anche nelle legislazioni: è in questo contesto, infatti, che si colloca la disciplina riguardante la Valutazione di impatto ambientale (VIA) e la Valutazione di impatto sanitario (VIS). Con il d.lgs. 16 aprile 2017 n. 104, il legislatore ha recepito la direttiva 2014/52/UE[iv], con la quale è stata introdotta nel nostro ordinamento la Valutazione di impatto sanitario (VIS), la quale si inserisce all'interno del procedimento di Valutazione di impatto ambientale (VIA), già previsto dall'Istituto superiore di sanità[v]. La norma stabilisce che i progetti che possono avere un effetto rilevante sull'ambiente devono essere sottoposti alla VIA. Il concetto abbraccia sia la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per progetti di rilevanza ambientale, sia la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) per piani e programmi strategici, sia la Valutazione d'incidenza (VIncA), che richiede un esame specifico per qualsiasi piano, programma, intervento o attività che possa avere conseguenze significative su siti o aree protette[vi].
A questi strumenti si è aggiunta, quindi, la Valutazione di impatto sanitario (VIS), la quale rappresenta uno strumento a supporto dei procedimenti amministrativi e dei processi decisionali riguardanti programmi, piani e progetti sottoposti a valutazione d'impatto ambientale ed è una procedura che consente d'individuarne e analizzarne gli impatti sulla salute umana.
Un altro strumento utile per attuare l'approccio preventivo è rappresentato dal Green Public Procurement (GPP), promosso dall'OCSE e utilizzato dalla Pubblica Amministrazione nelle decisioni di acquisto con il fine di favorire la sostenibilità ambientale. Questo tipo di approccio si basa sulla considerazione degli impatti ambientali dei prodotti, dei servizi o delle opere che vengono acquistati dalle amministrazioni pubbliche. In particolare, possono essere definiti criteri ambientali e di sostenibilità che devono essere soddisfatti dai fornitori durante la fase di gara d'appalto, oppure possono essere richieste certificazioni ambientali dei prodotti. Sfruttando il potere d'acquisto dei governi, il GPP può svolgere un ruolo significativo nel raggiungere obiettivi ambientali e di sviluppo sostenibile più ampi.
In questo contesto, è necessario considerare, infine, il Regolamento EMAS (Eco-Management and Audit Scheme), il quale emerge come uno strumento fondamentale per guidare e valutare le azioni delle organizzazioni nell'ambito della gestione ambientale. Emanato dal Consiglio europeo, trova le sue origini nel Trattato di Maastricht, Par.1 Art.175, ed è disciplinato da: il Regolamento (CE) n. 1221/2009 relativo alla partecipazione volontaria delle organizzazioni a un sistema comunitario di gestione e audit ambientali (EMAS), e i Regolamenti (UE) 2017/1505 e 2018/2026 che integrano il regolamento EMAS in merito ad aspetti specifici. Questi regolamenti stabiliscono i requisiti, le procedure e le linee guida per l'adesione e la partecipazione al sistema EMAS, comprese le fasi di registrazione, verifica e revisione, nonché gli obblighi di comunicazione e di divulgazione delle informazioni ambientali. Il Regolamento EMAS costituisce, di fatto, un sistema volontario dell'Unione Europea per la gestione ambientale e l'eco-audit che mira a promuovere il continuo miglioramento delle prestazioni ambientali attraverso la valutazione e la comunicazione sistematica degli impatti ambientali da parte delle singole organizzazioni che vi aderiscono.
Dalla panoramica delle principali norme presenti nel Diritto ambientale e delle più importanti iniziative a sostegno della sostenibilità ambientale emerge un quadro che, sebbene non presenti disposizioni specificamente riferite al settore sanitario, offre un ampio spazio per politiche e iniziative che possono promuovere questo obiettivo cruciale. Le politiche ambientali di più ampia portata possono avere un impatto indiretto sul settore sanitario, contribuendo alla riduzione dell'inquinamento atmosferico e dell'impatto ambientale complessivo.
2.Le criticità ambientali del Settore Sanitario
Il settore sanitario, nel contesto attuale, risulta caratterizzato da forti pressioni finanziarie e organizzative a causa del costo crescente dell'assistenza sanitaria, della necessità di migliorare l'efficienza e la qualità dei servizi erogati, in seguito a un miglioramento delle aspettative di vita e alla richiesta di servizi sempre più personalizzati.
Da un'analisi condotta da Deloitte, in collaborazione con Eurostat, WHO e Icare4u[vii], emerge che il contesto attuale è caratterizzato da una domanda di servizi sanitari in aumento e, al contempo, da una capacità di offerta in diminuzione.
Se da una parte bisogna considerare l'incremento dei bisogni sanitari, correlato a un aumento della popolazione, all'invecchiamento della stessa e all'aumento di malattie croniche, dall'altra, la carenza di operatori sanitari rende difficile soddisfare le esigenze emergenti. Tale condizione si è intensificata ancora di più a seguito della pandemia da Covid-19. In riferimento a quest'ultimo evento, gli studi effettuati dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) in merito all'impatto del Covid-19 sul sistema sanitario, mostrano la necessità di ripensare e riprogettare l'organizzazione dell'intero settore e, in particolare, le modalità con cui i servizi vengono erogati[viii].
A conferma di ciò, in un'altra indagine condotta da Deloitte, presentata nel corso dell'Innovation Summit 2020, emerge che il 38% degli italiani (rispetto a una media europea del 26%) ritiene troppo lunghi i tempi di attesa per l'accesso alle cure mediche. Inoltre, il 65% si dichiara disponibile a usufruire di servizi da operatori "non tradizionali" e, quindi, ad utilizzare strumenti di eHealth. Insomma, il 43% degli italiani (rispetto a una media europea corrispondente al 30%) ritiene sia necessario lo sviluppo di un'assistenza sanitaria più veloce ed efficace[ix].
Tutti questi fattori di cambiamento, derivanti per lo più da criticità di organizzazione ed efficienza interne al settore sanitario, si sommano alle problematiche derivanti dalla scarsa sostenibilità ambientale delle strutture sanitarie.
Il settore sanitario, pur essendo fondamentale per il benessere e la salute delle persone, non è, infatti, immune agli impatti ambientali. Al contrario, le strutture sanitarie hanno un ruolo importante per quanto riguarda l'inquinamento ambientale.
Secondo Res-Hospitals, progetto europeo con l'obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 delle strutture sanitarie degli Stati membri, il settore sanitario è responsabile del 4-5% delle emissioni totali di gas serra in atmosfera[x]. Inoltre, i consumi di energia elettrica incidono sul 5% del fatturato del settore sanitario.
In primo luogo, è essenziale riconoscere che il sistema sanitario è un consumatore vorace di risorse naturali. Ospedali, cliniche e altre strutture sanitarie richiedono enormi quantità di energia, acqua e materiali per operare. Il consumo eccessivo di queste risorse non solo esaurisce le risorse naturali limitate, ma contribuisce anche alle emissioni di gas serra e all'inquinamento atmosferico.
Gli ospedali richiedono un uso massiccio di impianti HVCA - Heating, Ventilation and Air Conditioning, necessari per un costante riciclo dell'aria per mantenere gli ambienti puliti e per controllare la diffusione di infezioni, per le attività di cucina, lavanderia, sterilizzazione degli strumenti medici. Tutto questo comporta dunque, un elevato consumo di energia termica.
Da considerare anche il consumo idrico, il quale secondo uno studio effettuato dal Consumer Council for Water, corrisponde i media a 300-600 litri al giorno per posto letto. Si tratta, di fatto, del doppio del consumo medio giornaliero di una persona.
Oltre al consumo di risorse, il sistema sanitario è anche un produttore massiccio di rifiuti. Solo in Italia vengono prodotte circa 230 mila tonnellate di rifiuti sanitari all'anno[xi]. La maggior parte dei rifiuti solidi generati da un ospedale non è pericolosa, infatti il 75-80% sono rifiuti prodotti dalle attività amministrative, di pulizia e di manutenzione, assimilabili quindi ai normali rifiuti urbani e presentano un basso rischio. Il restante 20-25% comprende oggetti da taglio, rifiuti contagiosi, rifiuti anatomici o chimici e radioattivi. Lo smaltimento inadeguato di questi rifiuti può portare a contaminazioni ambientali, mettendo a rischio sia la salute umana che quella degli ecosistemi circostanti.
Sempre afferenti al settore sanitario, sono le emissioni di CO2 derivanti dal trasporto ospedaliero. Queste rappresentano fonti di inquinamento rilevanti e concentrate soprattutto nelle zone circostanti le grandi strutture ospedaliere[xii].
Tutti i fattori di criticità e i livelli di inquinamento caratterizzanti il settore sanitario, spingono verso un ripensamento delle modalità di erogazione delle prestazioni sanitarie e, in particolare, verso l'adozione di tecnologie digitali che, se usate correttamente, possono favorire lo sviluppo di una maggiore sostenibilità economico ambientale a lungo termine del settore e ridurre l'impatto ambientale dei servizi sanitari.
In generale, diverse possono essere le spinte ad implementare soluzioni sostenibili: queste possono derivare da un fattore più propriamente di rispetto delle normative ambientali, delle leggi che richiedono la conformità a determinati standard o per lo sfruttamento di incentivi governativi che promuovo l'efficienza energetica. Ma è possibile anche che si sviluppi un comportamento proattivo nell'adozione di pratiche sostenibili, derivante da interessi diversi delle imprese quali: migliorare la propria reputazione; attrarre nuovi clienti; ridurre i costi operativi attraverso l'efficienza energetica o l'ottimizzazione delle risorse; per il rispetto di decisioni etiche basate su principi di responsabilità sociale d'impresa, integrità e rispetto per l'ambiente e la comunità.
Tuttavia, dalla ricerca del MIT Sloan Management Review & Boston Consulting Group[xiii], emerge che le azioni finalizzate alla sostenibilità ambientale del settore sanitario restano ancora fortemente condizionate dalla necessità di una conformazione alla normativa vigente, dovuta anche alla forte regolamentazione sotto diversi profili di settore.
In generale, però, in un'epoca in cui la sostenibilità ambientale è diventata una priorità globale, anche il settore sanitario non può rimanere indifferente ai suoi impatti sull'ambiente. L'adozione di pratiche più sostenibili, la gestione responsabile dei rifiuti e la promozione di programmi di sensibilizzazione possono contribuire a ridurre l'impatto ambientale complessivo del settore sanitario. In aggiunta, le innovazioni digitali, già intensamente sviluppate in ambito medico, offrono un potenziale considerevole, non solo per affrontare le sfide strutturali che affliggono attualmente il settore sanitario, promuovendo un miglioramento tangibile nell'efficienza, nell'accessibilità e nella qualità dell'assistenza erogata, ma anche come risorsa fondamentale nel cammino verso la sostenibilità ambientale del settore sanitario.
3.La sostenibilità digitale
Negli ultimi decenni, c'è stata una maggiore consapevolezza riguardo all'impatto delle attività umane sull'ambiente. Eventi come il riscaldamento globale, l'inquinamento atmosferico e la deforestazione hanno attirato l'attenzione internazionale sulla necessità di affrontare i cambiamenti climatici e la sostenibilità ambientale. Al contempo, c'è stata un'esplosione nell'uso e nello sviluppo delle tecnologie digitali. Internet, i dispositivi mobili, l'intelligenza artificiale e altre tecnologie hanno trasformato radicalmente la vita quotidiana, il lavoro e l'economia.
Parallelamente alla crescita di una coscienza ambientale, dunque, sono emerse preoccupazioni riguardo agli impatti ambientali delle tecnologie digitali stesse. Queste preoccupazioni hanno stimolato la ricerca di soluzioni per rendere più sostenibile l'utilizzo delle tecnologie digitali. Da qui è nata la sostenibilità digitale, un concetto che si riferisce alla capacità di utilizzare la tecnologia digitale in modo responsabile, riducendo al minimo l'impatto ambientale e massimizzandone i benefici.
Lo studio "SMARTer2030" condotto dalla Global e-Sustainability Initiative (GeSI) suggerisce che l'utilizzo delle tecnologie digitali potrebbe avere un impatto significativo sulla riduzione delle emissioni globali di gas serra entro il 2030. In particolare, si stima che fino al 20% delle emissioni globali di gas serra potrebbe essere ridotto grazie all'adozione e all'uso diffuso delle tecnologie digitali. Ciò potrebbe derivare dall'ottimizzazione dei processi, dai meccanismi di efficienza energetica, dalla riduzione degli sprechi e da altre pratiche sostenibili abilitate dalla digitalizzazione.
L'impatto diretto delle tecnologie digitali sull'aumento delle emissioni globali di gas serra, invece, è stimato essere solo del 2%. Questo potrebbe derivare, ad esempio, dall'aumento dell'uso di dispositivi elettronici, dei data center, delle infrastrutture di rete e di altre tecnologie che richiedono energia e possono contribuire alle emissioni di gas serra[xiv].
Dunque, il rapporto suggerisce che l'impatto positivo delle tecnologie digitali sulla riduzione delle emissioni di gas serra attraverso miglioramenti dell'efficienza e dell'ottimizzazione dei processi supera di gran lunga l'impatto negativo diretto che potrebbero avere su tali emissioni.
La GeSI sostiene, inoltre, che queste tecnologie hanno il potenziale per contribuire al raggiungimento dei diciasette obiettivi delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile, indicati nell'Agenda 2030.
In Italia, lo studio "Digitalizzazione e sostenibilità per la ripresa dell'Italia", realizzato da The European House - Ambrosetti in collaborazione con Microsoft Italia, fornisce un'analisi dettagliata su come l'Italia potrebbe affrontare le sfide e sfruttare le opportunità legate alla digitalizzazione e alla sostenibilità. Secondo questo studio, le conseguenze dirette della digitalizzazione comporterebbero una riduzione delle emissioni del gas serra fino al 10% entro il 2030 nel nostro Paese.
A questo punto, è possibile analizzare, più nello specifico, il potenziale impatto della digitalizzazione in ambito sanitario.
Negli ultimi anni, il progresso tecnologico ha avuto un impatto significativo sul settore sanitario, influenzando profondamente i processi clinici e gestionali delle strutture presenti in tale contesto.
L'emergenza globale, causata dalla pandemia da Covid-19, ha accelerato ulteriormente l'adozione di tecnologie digitali nell'ambito della salute, aumentando ancora di più lo sviluppo dell'eHealth, termine con il quale ci si riferisce a "l'utilizzo di strumenti basati sulle tecnologie dell'informazione e della comunicazione per sostenere e promuovere la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e il monitoraggio delle malattie e la gestione della salute e dello stile di vita"[xv].
L'adozione di tecnologie digitali nel campo sanitario è diventata una scelta obbligata a causa delle pressioni finanziarie e organizzative sul sistema sanitario[xvi], ma anche per i suoi considerevoli benefici in termini di efficienza e qualità dei servizi sanitari offerti e per quanto concerne la riduzione dell'impatto ambientale.
Proprio per questi fattori, lo sviluppo di tecnologie digitali in ambito sanitario riceve sostegno da una serie di pratiche e misure politiche, particolarmente evidenti nella Missione 6 del PNRR, sopracitata.
Tra le principali tecnologie innovative sviluppate, a seguito della Missione Salute, nel settore sanitario, con un potenziale impatto positivo sulla sostenibilità, vi è la telemedicina, termine con il quale si intende "una modalità di erogazione di servizi di assistenza sanitaria, tramite il ricorso a tecnologie innovative, in particolare alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), in situazioni in cui il professionista della salute e il paziente (o due professionisti) non si trovano nella stessa località. La telemedicina comporta la trasmissione sicura di informazioni e dati di carattere medico nella forma di testi, suoni, immagini o altre forme necessarie per la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e il successivo controllo dei pazienti"[xvii]. La telemedicina permette un'equità di accesso e garantisce la continuità delle cure, rendendo fruibile e continua la comunicazione tra medici e pazienti, consentendo al contempo una riduzione delle ospedalizzazioni, dei ricoveri in casa di cura per i malati cronici e una riduzione della mobilità dei pazienti con conseguenze importanti sull'efficienza del sistema sanitario, comportando una riduzione dei costi e dei tempi di attesa per l'erogazione di servizi sanitari. A livello ambientale questo si traduce in una riduzione delle emissioni di gas serra, in un minore utilizzo di risorse materiali e in una migliore conservazione delle risorse idriche.
Un'altra importante novità, in ambito sanitario, è rappresentata dal Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), istituito in Italia con l'art.12 del Decreto Legge n. 179/2012, con la finalità di estendere e uniformare i dati sanitari a livello nazionale. Tuttavia, solo negli ultimi anni e in seguito alla crisi pandemica dovuta al Covid-19, il suo utilizzo è stato effettivamente implementato in tutte le regioni italiane. Con la conversione in legge del Decreto Rilancio (Decreto Legge n. 34/ 2020), infatti, sono stati apportati importanti cambiamenti che ne hanno incrementato l'adozione. Prima dell'introduzione del Decreto Legge, sopracitato, il Fascicolo Sanitario Elettronico era stato introdotto solo in tredici regioni italiane e utilizzato da solo il 20% dei cittadini. Attualmente tutte le regioni sono attive nell'uso del FSE, di cui quattro in regime di sussidiarietà: Abbruzzo, Calabria, Campania e Sicilia[xviii].
Come la telemedicina, anche l'adozione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) offre diversi vantaggi a livello ambientale: innanzitutto, il passaggio da documenti cartacei a formati digitali, nel mantenimento dei dati sanitari, riduce notevolmente il consumo di carta e questo contribuisce a preservare le risorse forestali e a ridurre la produzione di rifiuti. Inoltre, la facilità di condivisione e consultazione dei dati sanitari digitali evita la potenziale duplicazione di test e procedure diagnostiche. Questo non solo migliora l'efficienza del sistema sanitario, ma riduce anche l'impatto ambientale legato ai consumi delle apparecchiature mediche.
Per promuovere la sostenibilità nel settore sanitario, tuttavia, è cruciale che la digitalizzazione non si concentri solo sull'adozione di strumenti di eHealth, come la telemedicina e il Fascicolo Sanitario Elettronico. Sebbene questi strumenti possano migliorare l'efficienza e la qualità dell'assistenza sanitaria, contribuendo anche a ridurre l'impatto ambientale delle cure mediche, è altrettanto essenziale estendere questo processo di digitalizzazione anche a livelli più ampi.
Le tecnologie digitali, infatti, offrono soluzioni innovative anche per quanto riguarda il monitoraggio dei consumi e l'ottimizzazione dell'efficienza energetica.
Per ottenere un miglioramento degli impatti ambientali, il primo passo è comprendere le fonti dei consumi energetici e individuare gli sprechi. Questo obiettivo può essere raggiunto, nel contesto attuale, mediante l'utilizzo di tecnologie avanzate e sistemi di intelligenza artificiale che si avvalgono di sensori in grado di rilevare l'impiego di energia e prevedere i fabbisogni futuri, così da individuare le aree di spreco. Questi sistemi di monitoraggio consentono, poi, l'implementazione di contromisure mirate, quali, ad esempio, la regolazione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento in base all'effettiva necessità, l'ottimizzazione dei percorsi di distribuzione interna e l'adozione di apparecchiature energeticamente efficienti. I sistemi di ottimizzazione dell'efficienza energetica, uniti all'impiego di fonti rinnovabili e a iniziative di sensibilizzazione tra il personale sanitario e i pazienti, finalizzate a incoraggiare pratiche più sostenibili e ridurre gli sprechi di risorse, possono ridurre ulteriormente l'impatto ambientale e promuovere la sostenibilità del settore sanitario.
È essenziale riconoscere che, nonostante i numerosi benefici offerti in riferimento ad una maggiore sostenibilità del settore sanitario, le tecnologie digitali, soprattutto se non adottate in maniera corretta, possono comportare anche impatti negativi sull'ambiente.
Innanzitutto si considerano gli impatti negativi derivanti dalla natura dei dispositivi digitali. La loro produzione, infatti, richiede l'estrazione di metalli rari e la loro rapida obsolescenza porta a una generazione massiccia di rifiuti elettronici, che contengono materiali pericolosi come metalli pesanti e plastica che possono danneggiare l'ambiente se non smaltiti correttamente. In merito, uno studio condotto dall'Öko-Institut, dimostra che nonostante la maggior parte dei Paesi nel mondo sia in possesso di una normativa che disciplini lo smaltimento dei rifiuti, solo il 15-20% dei rifiuti elettronici viene riciclato con procedure adeguate[xix].
Sono da considerare, poi, le conseguenze derivanti dall'utilizzo di sistemi digitali, il cui consumo elevato, spesso alimentato da fonti di energia non rinnovabili, contribuisce all'aumento delle emissioni di gas serra. Studi dimostrano, infatti, che solo l'uso di internet possa causare il consumo di circa il 7% dell'utilizzo globale di energia elettrica[xx].
Per mitigare questi impatti negativi, è necessario adottare approcci sostenibili anche nell'implementazione e nell'uso delle tecnologie digitali, includendo pratiche come l'efficienza energetica, il riciclo responsabile dei dispositivi elettronici e lo sviluppo di soluzioni digitali che tengano conto degli impatti ambientali e sociali.
4.Conclusioni
Il settore sanitario, nonostante sia cruciale per il benessere individuale e collettivo, contribuisce in maniera significativa all'inquinamento ambientale. Le strutture sanitarie sono responsabili di un notevole consumo di risorse naturali, della produzione di ingenti quantità di rifiuti e dell'emissione di gas serra nell'ambiente. Sebbene non siano prescritti obblighi rigidi e restrittivi specifici per le strutture sanitarie in materia ambientale, esistono diverse normative e iniziative sia a livello internazionale che nazionale volte a promuovere la sostenibilità. Tra queste, spiccano gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030 e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), i quali forniscono linee guida e incentivi per l'adozione di pratiche più ecologiche, anche nel settore sanitario.
È importante sottolineare che, oltre agli aspetti normativi e agli incentivi, il buon senso e il rispetto dell'ambiente e del benessere della società rappresentano fondamentali motivazioni per adottare comportamenti e pratiche più sostenibili. Pertanto, l'integrazione di tali valori nel contesto sanitario può contribuire significativamente non solo alla riduzione dell'impatto ambientale delle strutture sanitarie, ma anche al miglioramento complessivo della qualità dell'assistenza erogata.
Tra le diverse soluzioni che mirano all'adozione di comportamenti più sostenibili, è emerso, negli ultimi anni il concetto di sostenibilità digitale, che mira a ridurre l'impatto ambientale attraverso un uso responsabile delle tecnologie digitali. Queste tecnologie possono essere integrate nel contesto sanitario per ottimizzare i processi, migliorare l'efficienza e ridurre l'impatto ambientale negativo.
È fondamentale comprendere l'importanza di coniugare il progresso tecnologico con l'obiettivo della sostenibilità ambientale. Le tecnologie digitali possono svolgere un ruolo cruciale nell'accelerare la transizione verso un sistema sanitario più eco-sostenibile. Tuttavia, è essenziale perseguire un approccio olistico che bilanci i benefici delle tecnologie digitali con la necessità di ridurre l'impatto ambientale, adottando pratiche sostenibili lungo tutto il ciclo di vita di tali tecnologie.
In conclusione, l'adozione responsabile delle tecnologie digitali nel settore sanitario rappresenta un passo importante verso un sistema sanitario più efficiente, accessibile e rispettoso dell'ambiente. Solo attraverso un approccio integrato e collaborativo è possibile massimizzare i vantaggi delle tecnologie digitali per la salute e per l'ambiente, garantendo contemporaneamente cure di qualità e sostenibili per tutti.
[i] Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite: https://unric.org/it/agenda-2030/
[ii] Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica: https://www.mase.gov.it/pagina/missione-2-m2-rivoluzione-verde-e-transizione-ecologica
[iii] Ministero della Salute: https://www.pnrr.salute.gov.it/portale/pnrrsalute/homePNRRSalute.jsp
[iv] Direttiva 2014/52/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 aprile 2014, che modifica la direttiva 2011/92/UE, concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati.
[v]S., Pajno, V., Pucci, Il diritto "fondamentale" alla salute nei procedimenti di valutazione ambientale, Federalismi, 2020, pag. 133.
[vi]C., Feliziani, La valutazione di impatto sanitario tra principio di integrazione e proliferazione di subprocedimenti, Federalismi, 2018, pag. 3.
[vii] K., Taylor, Shaping the future of European healthcare. Deloitte Centre for Health, 2020, pag. 9.
[viii] OECD. Ready for the Next Crisis? Investing in Health System Resilience, 2023.
[ix] K., Taylor, Time to Care, Securing a future for the hospital workforce in Europe. Deloitte Centre for Health Solutions, 2017, pag.5.
[x]M., Lenzen, A., Malik, M., Li, J., Fry, H., Weisz, & P.P. Pichler,. The environmental footprint of health care: a global assessment, 2020.
[xi] Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), Rapporto tecnico, 2020.
[xii] Health Care Without Harm, "Global Green and Healthy Hospitals Agenda: a Comprehensive Environmental Health Agenda for Hospitals and Health Systems Around the World", 2020.
[xiii] MIT Sloan Management Review & Boston Consulting Group, "The Business of Sustainability. Imperatives, Advantages, and Actions", 2009.
[xiv] Global e-Sustainability Initiative. (2019). ICT Solutions for 21st Century Challenges.
[xv] Ministero della Salute: https://www.salute.gov.it/portale/ehealth/homeEHealth.jsp
[xvi] R., Miccù, R., Il diritto fondamentale alla salute e la digitalizzazione dei servizi sanitari nell'epoca della pandemia: una prospettiva multilivello, 2023, pag.2.
[xvii] Ministero della Salute, 2014: p.10 https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2129_allegato.pdf
[xviii] I dati costantemente aggiornati sono consultabili a: https://www.fascicolosanitario.gov.it/
[xix] R., Liu, et al. Impacts of the digital transformation on the environment and sustainability, 2019.
[xx] Polikòs, Internet e cambiamento climatico: la digitalizzazione presenta il conto, 2021.