Attualitą
Salvatore Farace - Roberto Galisi
Il problema della disuguaglianza è uno dei temi più ricorrenti nella letteratura economica recente, anche perché si ritiene che il divario delle condizioni di vita fra super-ricchi e poveri contribuisca ad aggravare e prolungare la recessione, costituendo un ostacolo alla ripresa per gli anni futuri.
Il Capitale nel XXI secolo di Thomas Piketty traccia i modelli di ricchezza e di distribuzione del reddito di 20 paesi e mostra che la disuguaglianza, in molti Paesi sviluppati ed emergenti, è in aumento e si sta ormai portando ai livelli registrati negli anni precedenti la prima guerra mondiale quando era estremamente elevata. Basandosi su una considerevole massa di dati storici e statistici (soprattutto di Francia, Gran Bretagna, Usa, ma anche dei paesi emergenti grazie alla World Top Incomes Database), Piketty analizza la questione della ripartizione delle ricchezze e quindi, dell'ineguaglianza.
La questione della distribuzione delle ricchezze era già al centro di tutte le analisi dell'economia politica classica. Per Malthus, "la principale minaccia è la sovrappopolazione"[1]. Per Ricardo "la principale preoccupazione riguarda la crescita a lungo temine del prezzo della terra e del livello della rendita fondiaria"[2]. Per Marx "è la miseria del proletariato industriale"[3], mentre l'accumulazione del capitale avrebbe condotto ad una concentrazione delle ricchezze in mano di pochi, accentuando le disegualianze.
Kuznets, ottimisticamente, credeva che la concorrenza e il progresso tecnico avrebbero dovuto portare spontaneamente alla riduzione delle ineguaglianze. Piketty dice che quel che Kuznets e altri come lui vedevano negli anni '70 era solo un'eccezione alla regola, "le disuguaglianze di reddito sono infatti destinate, nelle fasi avanzate dello sviluppo capitalistico, a diminuire spontaneamente, quali che siano le politiche seguite"[4].
La teoria ottimistica di Kuznets ha avuto luogo nella metà del secolo scorso e non all'inizio del XXI secolo. Certo, c'è stata una "forte riduzione delle disuguaglianze di reddito, verificatosi un po' ovunque nei paesi ricchi tra il 1914 e il 1945"[5], tra la prima guerra mondiale e la fine della seconda, ma a partire dagli anni settanta e ottanta si osserva che la tendenza è invertita.
I dati dimostrano che questa tendenza corrisponde in larga parte all'esplosione senza precedenti dei redditi da lavoro molto alti: il divario esistente tra le retribuzioni dei top manager e quelle delle altre categorie di lavoratori accresce le disuguaglianze tra individui, mentre possono ridurle le politiche di istruzione/formazione che accrescono la diffusione di abilità/competenze all'interno del capitale umano di una nazione ed i processi di condivisione delle conoscenze all'interno di un sistema o tra vari sistemi economico-sociali. ". Le disuguaglianze dipendono anche da fattori politico-istituzionali, ma si sono accentuate con la globalizzazione non regolata[6].
Per scongiurare questa deriva, sempre più marcata dallo squilibrio tra tassi di crescita che non si spostano più dell'1-2% nel mondo ricco, di fronte a una rendita del capitale, finanziario e immobiliare, intorno al 4-5%, Piketty invoca scelte politiche, in quanto "non esiste nessun processo naturale e spontaneo che permetta di evitare che le tendenze destabilizzatrici e che portano all'ineguaglianza l'abbiano vinta durevolmente". Il principale "fattore di convergenza" dei redditi è la diffusione delle conoscenze e l'investimento adeguato nella formazione per tutti, sia all'interno di ogni paese che tra paesi.
[1] Piketty, Il capitale nel XXI secolo, Milano, Bompiani 2014, pag. 15
[2] Cfr. Ibidem, pag. 17
[3] Cfr. Ibidem, pag. 20
[4] Cfr. Ibidem, pag. 26
[5] Cfr. Oltre alle guerre e all'inflazione, un ruolo l'ha avuto anche l'imposta progressiva sul reddito, introdotta nel 1913 negli Stati Uniti, nel 1914 in Francia, nel 1909 nel Regno Unito, nel 1922 in India, nel 1932 in Argentina. Cfr. Ibidem, pag. 33
[6] Cfr. C. Montesi La scommessa del dono nel mondo dell'utile: Papa Francesco civilizza il mercato e la società Conferenza Narni, 4 settembre 2015 "Piketty dimostra che la diminuzione delle disuguaglianze nei paesi industrializzati capitalisti occorsa tra il 1910 ed il 1950 si deve unicamente alle politiche adottate dagli Stati (riforme sociali e fiscali) per superare l'empasse economica successiva a diversi shock: le due guerre mondiali, la Grande Depressione, la rivoluzione bolscevica. Al contrario le politiche di detassazione dei ricchi adottate da Reagan e dalla Thatcher negli anno Ottanta negli Usa e in Inghilterra hanno incrementato le disuguaglianze nei due paesi".