Università


Il decreto legge per l’Università

Ancora una volta nella impossibilità di indicare una via di uscita che ci metta all’altezza delle migliori università europee come di quelle nord-americane e ora asiatiche. Il decreto approvato alla camera il 09 gennaio 2009 rinvia ad una futura riforma la sempre auspicata ma mai realizzata modernizzazione del sistema universitario italiano. Ciò premesso, cioè il perpetuarsi di una incertezza oggettiva che renderà ancora più difficile la soluzione del problema, qualche proposta nel Decreto sembra tuttavia indicare la direzione in cui il Ministro intende muoversi in futuro, come ad esempio la busta paga legata alla produttività scientifica e la precedenza nei posti assegnati ai ricercatori (positiva intanto l’innalzamento del il turn over al 50%). Non ci convincono invece i criteri per l’elezione dei componenti delle Commissioni giudicatrici, cioè il sorteggio dei commissari non rispetto alla totalità degli aventi diritto (magari con limitazioni legate alle pubblicazioni e al curriculum) ma rispetto ai membri eletti dalle corporazioni che negli anni scorsi hanno costituito come ben noto solente delle potenti machine organizzate da quanti negli anni si sono prevalentemente dedicati a questo redditizio mestiere con le conseguenti degenerazioni nepotistiche messe in rilievo dai saggi e dalle inchieste mediatiche. Ma, a mio avviso, alla responsabilizzazione del singolo docente che ottiene dalle facoltà il concorso non si sfugge, come nelle migliori università anglo-americane che chiamano direttamente le persone che si giudicano necessarie ai fini del progresso scientifico oltre che della richiesta proveniente dagli studenti e dal territorio. Né si può violare, senza riflessi gravi su chi consapevolmente lo fa il sempre valido principio di sussidiarietà. A tale proposito è tempo che la politica si faccia carico di una commissione di inchiesta bipartisan in preparazione della vera preannunciata riforma. Nel dibattito alla Camera, per quanto strozzato, qualche voce in proposito si è udita, ciò che rende ancora più acuto e amaro il rimpianto per la sostanziale esautorazione dell’istituto parlamentare, centrale e fondamentale invece quando si mette mano a tale tipo di provvedimento che interessa lo sviluppo tecnologico e la formazione della classe dirigente del paese. Salerno, 15/01/2009