Politica


Lucia Picarella

Comunicazione politica, mediatizzazione e campagne elettorali in Spagna (2000-2008).


Negli ultimi decenni, le innovazioni metodologiche e tecnologiche e gli sviluppi politici che hanno attraversato i paesi occidentali e non solo, hanno ravvivato l'interesse per la comunicazione politica e per il ruolo dei nuovi mezzi di comunicazione, che si sono posti come attori sempre più autonomi all'interno dei processi elettorali. In questo articolo, analizzeremo le campagne elettorali spagnole del 2000, del 2004 e del 2008 al fine di comprendere, attraverso le modalità di gestione delle stesse, il livello di mediatizzazione e personalizzazione raggiunto in esse e la loro incidenza sulle decisioni di voto degli elettori. Una breve panoramica sulle principali trasformazioni che hanno contraddistinto la comunicazione politica e le campagne elettorali (par. 1) e lo sviluppo di questa complessa materia nello scenario spagnolo (par. 2), ci consentiranno di esaminare, mediante l'analisi delle principali tecniche e strategie adoperate, i tre casi studio sopra citati (par. 3 e 4).

1.  SVILUPPO DELLA COMUNICAZIONE POLITICA E TRASFORMAZIONE DELLE CAMPAGNE ELETTORALI.

Secondo Jay Blumler e Dennis Kavanagh (1999, 211-213) l'evoluzione della comunicazione politica[1] si è articolata attraverso tre fasi: nel primo periodo (secondo dopo guerra), lo scenario politico si configurava come la fonte principale delle iniziative e del dibattito per la riforma sociale, il sistema partitico era strettamente collegato alle spaccature sociali del dopoguerra, i votanti si affidavano alla politica attraverso l'identificazione partitica più o meno solida e a lungo termine e, la comunicazione politica, era subordinata ad istituzioni politiche relativamente forti e salde. Nel secondo periodo (dagli anni sessanta), la televisione nazionale diventò il più importante mezzo di comunicazione politica mentre, contemporaneamente, diminuiva la fedeltà partitica. La maggiore caratteristica di questa fase è stata la proliferazione dei canali televisivi, unita al conseguente declino dei giornali, dei circoli, e delle altre organizzazioni legate ai partiti. Da questo momento in poi, format e logica televisiva iniziarono ad avere un forte impatto sulla programmazione degli avvenimenti politici (coordinati con l'orario del notiziario), sul linguaggio dei politici (frasi ad effetto e linguaggio meno formale), e sulla personalizzazione (focalizzazione più accurata sui maggiori leader)[2]. Il terzo periodo (dagli anni novanta e tuttora in corso), è contraddistinto dalla grande quantità di mezzi di comunicazione e dalla velocità di diffusione delle notizie stesse, grazie all'accrescimento dei canali televisivi, delle stazioni radio, di internet e delle tecnologie via cavo e satellite (Blumler-Kavanagh, 1999, 213-214).

Lo studio di Blumler e Kavanagh si lega all'esame delle campagne elettorali di Pippa Norris (2000): entrambi i casi si basano, infatti, su elementi comunicativi e mediatici attraverso i quali si è giunti ai moderni processi di comunicazione politica ed elettorale (Mazzoleni, 2004, 139). Norris (2000, 8-19) identifica tre distinte fasi nell'evoluzione delle comunicazioni elettorali, sintetizzate nella tabella 1. che, simultaneamente, hanno trasformato l'organizzazione della campagna, i nuovi mezzi di comunicazione, l'elettorato.

Tabella  1.   Tre livelli nello sviluppo delle campagne elettorali.

 


                                                 Livello I                                                Livello II                                           Livello III

 


Sviluppi tecnologici

Preparazione delle campagne   Breve periodo; ad hoc                     Lungo periodo; commissioni specializzate        Campagne permanenti:

                                                                                          stabilite un anno o due anni                          creazione di specializzate

                                                                                          prima delle elezioni                                      campagne di dipartimento

Uso dei media                   Diretto e indiretto                  Enfasi sull'uso indiretto                            Enfasi sull'uso diretto

                                            Diretto: stampa di partito,            Diretto: promozione della campagna             diretto: annunci prestabiliti

                                            quotidiani,annunci,                      Indiretto: pubbliche relazioni, media              direct mail, video‑mail,

                                            tabelloni pubblicitari,                   training, conferenze stampa                        televisione via cavo, internet

                                            Indiretto: reportage                                                                                  Indiretto: come prima

Sviluppo delle risorse

Organizzazione delle           Decentralizzate                           Nazionalizzazione, centralizzazione              Decentralizzazione della

Campagne                           organizzazione del partito          personale: basato sul partito, salario      operazione con scrutinio centrale  

                                     locale, debole standardizzazione,        professionale                                             Personale: basato sul partito/

                                     Personale: basato sul partito/                                                                                  candidato, professionale, 

                                     candidato, volontario                                                                            contratto di lavoro,

                                                                                                                                                                     crescita delle funzioni              

                                                                                                                                                                      del leader    

Agenzie, consulenti          Uso minimo; generalmente            Accresciuta importanza di                         Consulenti come campagne

                                         compiti politici incaricati                consulenti politici                                        personali legami

                                                                                          specializzati ancora incaricati                       internazionali

                                                                                                                                                         chi è incaricato?

Fonti di valutazione        Impressionistica, percezione         Sondaggi di opinione più                            Maggiore serie di sondaggi

                                         dell'importante ruolo degli            scientifici su larga scala                               tecnici, capacità interattive

                                       agenti elettorali, group leaders                                                                    via cavo e internet

Sviluppi tematici

Eventi della campagna         Convegni pubblici                    Dibattiti televisivi, conferenze                   Come prima, gli eventi hanno

                                        visita delle piccole cittadine          stampa, pseudo‑eventi                                obiettivi più locali

Obiettivi dei votanti        La base sociale del sostegno                 Catch‑all                                             Segmentazione dei mercato

                                         mantiene il voto di specifiche         si prova a mobilitare votanti                      obiettivi di specifiche

                                          categorie sociali                             attraverso tutte le categorie                         categorie di votanti

Campagna mediatica             Propaganda                                    Selling concept                                       Marketing concept

 


Fonte:  Farrell-Webb, 2000, 104. In Schmitt-Beck e Farrell, 2002, 5.

 

La prima fase, le campagne pre-moderne (XIX secolo-1950), è stata caratterizzata da campagne fondate sul capopartito, circondato da pochi consiglieri politici, organizzate ad-hoc e supportate dalla stampa di parte e da una rete slegata di volontari di partito dispersa nelle aree locali. L'integrazione dei giornali con la radio ed i film, ed il successivo avvento delle campagne trasmesse in televisione, accompagnate dalla pubblicazione dei primi sondaggi d'opinione, hanno dato origine alla massiccia trasformazione dei processi elettorali.

La fase della campagna moderna (inizio del 1950-metà del 1980), è stata infatti contraddistinta da vari sviluppi che hanno caratterizzato le democrazie istituite e che, da un punto di vista strategico, hanno comportato una maggiore importanza della "campagna lunga", che si sviluppa nel corso dell'anno fino quasi al giorno delle votazioni, rispetto alla breve campagna ufficiale. Da un punto di vista organizzativo, la televisione nazionale diventa il principale foro di avvenimenti della campagna, integrando gli altri mezzi di comunicazione, e l'elettorato si distacca sempre più dai partiti e dalla fedeltà di gruppo poiché la principale attrazione è situata negli studi della televisione nazionale, ponendo i votanti stessi come liberi spettatori. Come conseguenza della crescita della televisione, i partiti hanno sviluppato una campagna nazionale e regionale sempre più coordinata da consulenti esterni professionisti, specialisti esperti di pubblicità, di mercato e di sondaggi, il cui aumentato utilizzo durante la campagna lunga, ha condotto al crescente spostamento da lavoro intensivo a necessità di alta intensità di capitale (Norris, 2000, 10-12). Secondo Piergiorgio Corbetta e Giancarlo Gasperoni (2007), "i sondaggi su argomenti politici ed elettorali svolgono un ruolo centrale nei regimi democratici, in quanto permettono di conoscere gli orientamenti dei cittadini nei confronti di istituzioni, partiti, leader politici e politiche pubbliche. I risultati dei sondaggi godono di una visibilità mediatica sempre più marcata, il che però rende più effimero il loro impatto. Gli attori politici se ne servono per impostare le loro strategie di comunicazione e per tentare di influire sull'opinione pubblica (o persino di manipolarla)". Con l'impiego quindi dei sondaggi - le cui più moderne tecniche garantiscono informazioni sull'elettorato anche a ristrette élites politiche, indicazioni sulla base delle quali sarà possibile creare una strategia politica- i partiti hanno visto ridimensionata le loro possibilità circa la cognizione delle opinioni dei votanti, mentre i mezzi di comunicazione si sono trasformati nei canali più importanti della comunicazione elettorale (Fabbrini, 1999, 124-125; Della Porta, 2001).

Lo sviluppo e la crescita dell'ultima fase, campagne postmoderne (ultimo decennio), è stato accompagnato da una serie di segnali, quali: 1) lo spostamento dalle trasmissioni nazionali al satellite e alle stazioni via cavo, ai dibattiti radio e ai notiziari 24 ore; 2) le nuove opportunità di interazione dell'elettorato facilitate dalla diffusione di Internet; 3) la gestione di mezzi strategici durante la campagna permanente; 4) il feedback continuo fornito dai gruppi di studio e dagli incontri della città elettronica. Nell'ambito delle campagne post-moderne, dunque, il gruppo di consulenti pubblicitari, l'opinione pubblica, il mercato, e la gestione strategica delle notizie sono diventati attori rilevanti quanto i politici, assumendo sia un ruolo influente nel governo in "campagna permanente", sia coordinando strettamente l'attività locale all'elettorato di base (Norris, 2000, 19). Le importanti trasformazioni che hanno caratterizzato le campagne elettorali hanno dimostrato, pertanto, che con il passare degli anni le campagne si sono sempre più mediatizzate, nel senso che esse hanno luogo principalmente sui media e attraverso i media[3] (Mazzoleni, 2004, 176), che modellano l'informazione elettorale per rispondere alle esigenze di spettacolarizzazione, intesa quest'ultima come l'utilizzo in politica di codici tipici della logica dei media, cioè intrattenimento, spettacolo, pubblicità (Giglioli, 2005, 204). Risulta a tal fine necessaria la focalizzazione sull'immagine del leader, elemento fondamentale della comunicazione elettorale, alle cui qualità e capacità personali si subordinano fattori un tempo cruciali, quali l'ideologia e il partito. Si sviluppa in tal modo la personalizzazione della politica, al centro della quale si colloca proprio questa strategia dell'immagine, e che nasce dall'unione tra politica e comunicazione con effetti particolari sul funzionamento della politica stessa (Mazzoleni, 2004, 102; 163) e sull'atteggiamento dei votanti.

Quali sono infatti gli effetti sul voto della comunicazione politica e di campagne elettorali sempre più mediatizzate? Secondo Barisione (2001, 63), non è possibile stabilire in modo definitivo se la comunicazione sposta molti o nessun voto, perché se da un lato il comportamento dell'elettorato è influenzato da fattori di lungo periodo, come la socializzazione politica, dall'altro lato quando la differenza tra due candidati è minima un ruolo decisivo è svolto dagli elettori marginali; dunque, "allo stesso modo di questi elettori, anche gli effetti della comunicazione possono essere definiti marginali ma, allo stesso modo di questi elettori, anche gli effetti della comunicazione possono essere politicamente decisivi" (Barisione, 2001, 63). In ogni caso, affinché vi possa essere una maggiore influenza, è necessario un ambiente "giocabile, aperto e competitivo" (Barisione, 2006, 81-82).  Seguendo infine gli studi classici in materia, gli effetti della campagna elettorale sul voto sono:  1) L'attivazione: gli attivati sono gli elettori che non manifestavano intenzione di votare prima della campagna elettorale. 2) Il rinforzo: gli elettori che votano il partito o il candidato che già avevano intenzione di votare prima della campagna. 3) La conversione: gli elettori che prima della campagna avevano intenzione di votare per un partito o per un candidato diversi da quelli che sostengono successivamente (Lago e Martínez, 2004, 104-105). Effetti questi ultimi che, se inizialmente possono essere considerati come atteggiamenti verso il voto, nel lungo periodo si trasformeranno -soprattutto l'attivazione ed il rinforzo- in precisi comportamenti (Barisione, 2001, 26). 

2. IL CASO SPAGNOLO.

L'esame della comunicazione politica ed elettorale in Spagna non risulta agevole, poiché le vicissitudini storiche che si sono alternate nello scenario spagnolo tra la fine dell'800 e gli inizi del 900 - I Repubblica (1873-1874); Restaurazione (1874-1931); II Repubblica (1931-1939), Guerra Civile (1936-1939), regime franchista (1939-1975)- hanno reso difficile la produzione scientifica/accademica in tale campo che, in effetti, si è sviluppata pienamente solo dopo la fine del regime, in particolar modo dalla fine degli anni ottanta.     

Le prime analisi relative alla comunicazione ed ai fenomeni ad essa connessi sono collocabili tra la fine del XIX secolo, quando furono pubblicate le prime opere in lingua spagnola di tipo giornalistico, e l'inizio del XX secolo, quando grazie ai processi di industrializzazione, urbanizzazione, alfabetizzazione e, successivamente, allo sviluppo della cultura di massa, si sviluppò e consolidò l'industria audiovisiva, in particolar modo quella del mercato pubblicitario e della cinematografia. Proprio a questo periodo, sono riconducibili infatti alcuni testi di carattere scientifico dedicati all'esame della pubblicità, del cinema, dei meccanismi televisivi[4]. Durante il franchismo, la comunicazione politica e gli studi ad essa relativa sono stati attraversati da varie fasi, che spaziarono dalla censura ideologica fondata sulla educazione/istruzione di giornalisti e studiosi fedeli al regime, e quindi alla pubblicazione di articoli e lavori di stampo fascista, alla maggiore liberalizzazione attuata dal regime a partire dalla fine degli anni cinquanta, quando furono pubblicate le prime tesi di dottorato inerenti al tema della stampa e nacquero i primi istituti dedicati all'analisi delle scienze sociali e all'opinione pubblica[5] (Jones, 1998).       

Il punto di partenza obbligato, ai fini della comprensione della rapida evoluzione che la comunicazione politica ha avuto in Spagna in questi ultimi trent'anni, è rappresentato dalla delicata fase storica della transizione democratica (1976-1982) e dalle esigenze ad esse connessa. All'indomani della morte di Franco, numerose furono infatti le sfide che le élite spagnole si trovarono ad affrontare. Da un punto di vista politico/partitico, bisognava creare consenso presso l'opinione pubblica per legittimare le istituzioni democratiche, legalizzare i partiti, garantire  elezioni democratiche (1977). Sul versante istituzionale, era necessario avviare i lavori per l'approvazione della Costituzione Spagnola (1978) e far fronte ai problemi legati alla questione regionalista/nazionalista.

Circa il panorama comunicativo, la necessità fu quella di adattare, nel più breve tempo possibile, il dialogo governanti-governati ai cambiamenti che si stavano verificando nella società spagnola. A partire dal 1977, la Spagna è stata attraversata da un intenso processo di "americanizzazione", all'interno del quale le tecniche persuasive adottate dai leader si sono strettamente legate ai processi mediatici, a tal punto che nel caso spagnolo questo processo sembra essere stato molto più forte rispetto agli altri paesi europei, a causa della iniziale debolezza e della scarsa articolazione della società spagnola dovuta alle recenti istituzioni democratiche (Dader, 1985). Lo sviluppo della democrazia in un ambiente in cui la televisione era già saldamente consolidata, unito ad un basso consumo ed una lenta crescita dei giornali hanno, infatti, spinto sin dall'inizio a considerare la televisione come il più influente mezzo di comunicazione e, come avviene nel resto delle democrazie occidentali, il più utilizzato per seguire le campagne elettorali, favorendo in tal modo un adattamento della giovane democrazia spagnola alle leggi e ai ritmi mediatici, che a sua volta ha sostenuto soprattutto i grandi e carismatici leader, in grado di esercitare un forte impatto televisivo[6].

Nel contesto spagnolo, pertanto, il rapporto tra democrazia, informazione politica e media è stato quasi istantaneo, poiché i partiti politici compresero subito l'importanza del mezzo televisivo per la mobilitazione dell'elettorato, e le campagne elettorali si sono conformate principalmente ai ritmi dei notiziari televisivi, concedendo un grande protagonismo ai leader (Rico, 2002, 19). Il crescente intervento di professionisti di marketing e comunicazione nelle campagne ha ulteriormente favorito non solo il cambiamento dello stile e del modo di conduzione delle stesse campagne spagnole, all'interno delle quali si evidenziano sempre di più i fattori che caratterizzano le cosiddette campagne post-moderne, ma anche un'evoluzione accelerata e quasi spontanea dello sviluppo di tali strategie in un ambito politico giovane rispetto alle altre democrazie europee, dove tuttavia tali tecniche hanno subìto una crescita molto più lenta (Luque, 1996, 15-17).  

Lo studio di Francisco Paniagua (2005) sintetizza in alcuni punti essenziali quanto finora detto, fotografando, e lasciandoci meglio comprendere, questo forte incremento delle tecniche comunicative nella modalità di svolgimento delle campagne spagnole. Secondo lo studioso, nel contesto spagnolo è stato importato e riadattato il modello di comunicazione politica nordamericano, e ciò ha comportato:

a)      la trasformazione dei media e dei sondaggi politici - la cui importanza e diffusione è decisamente cresciuta negli ultimi anni, nonostante la difficoltà di prevedere i risultati e qualche notevole errore[7] - nel principale foro di discussione politica, favorendo la spettacolarizzazione della politica;

b)      il legame della comunicazione e del marketing politico con un'insieme di mezzi e strategie proprie del marketing commerciale, cioè competizione per ottenere appoggio (guadagno/voto) da parte del pubblico (consumatore/elettore) al quale vengono presentate le alternative (prodotto/programma elettorale/candidato) e l'etichetta (partito politico);

c)      le grandi tendenze di personalizzazione, data la forte concentrazione da parte dei media sul leader, atteggiamento che lascia cadere in secondo piano programmi e partiti che, a loro volta, legandosi sempre di più alle esigenze mediatiche organizzeranno campagne totalmente fondate sul leader stesso;

d)      uno stile dei dibattiti televisivi, video, spot elettorali ricalcante da un punto di vista stilistico i grandi testa a testa americani;

e)      la creazione, mediante il massiccio utilizzo di internet e delle nuove tecnologie, di una nuova forma di fare comunicazione politica, che avvicina i governanti al linguaggio giovanile offrendo la possibilità di stabilire un dibattito istantaneo, e una forma di partecipazione dell'elettorato più diretta, virtuale ed interattiva (Vinuesa, 2007).          

3.  LE CAMPAGNE ELETTORALI DEL 2000 E DEL 2004.

Il quadro sinora tracciato ci consente di concentrare maggiormente l'attenzione sulle campagne elettorali e di verificare i punti sopra esposti mediante il confronto delle strategie attuate nelle tornate elettorali del 12 marzo del 2000 e del 14 marzo del 2004 dai giovani leader José María Aznar (Partido Popular- PP) e José Luis Rodríguez Zapatero (Partido Socialista Obrero Español- PSOE), rinviando l'analisi dell'ultima competizione al prossimo paragrafo.  

Il livello di personalizzazione e mediatizzazione della campagna elettorale del 2000 è stato alto, tanto che la copertura mediatica realizzata proprio in tale occasione è stata definita come "carrera de caballos" (corsa di cavalli), poiché in essa hanno prevalso gli attacchi tra i partiti (strategia della divisione) uniti all'esposizione lenta e continuata delle proposte (Sádaba Garraza -Vara Miguel, 2003). I media sono stati quindi parte integrante del gioco politico, un'unione tra comunicazione e politica che emerge chiaramente dalla valutazione di una serie di aspetti rilevati nell'ambito della strategia comunicativa utilizzata dai popolari. In primo luogo, lo slogan Vamos a Más scelto per il programma elettorale, che indicava una strategia argomentativa basata sulla somma matematica: obiettivi generali posti dal PP + más, creando così un solido vincolo tra il presente ed il futuro proposto dal partito (Capdevila Gómez, 2004, 138-139). In secondo luogo, il video elettorale del PP, in cui il manifesto dei popolari sembrava una specie di ipertesto, con l'obiettivo di sottolineare il legame del partito con le nuove tecnologie, e che richiamava l'immagine di continuità della competizione del 1996: una prima parte in cui si susseguivano le immagini accompagnate dalla voce fuori campo, una seconda parte concentrata sul mezzo busto di Aznar che presentava il programma[8]. Rispondevano a questa tecnica comunicativa, tesa a diffondere un comune senso di tranquillità presso gli spagnoli, le dichiarazioni a cui il leader stesso ricorreva frequentemente, come "la Spagna sta andando bene" oppure "stiamo andando avanti" e, inoltre, la volontà di non prendere parte a dibattiti televisivi e di concentrarsi durante la breve campagna (tre settimane) sulle questioni principali (Colomer, 2001, 490). In terzo luogo, l'interesse mediatico per il leader popolare: nei notiziari di TVE1, il nome di Aznar è apparso sempre prima di quello di Joaquín Almunia (PSOE) e di Francisco Frutos (IU, Izquirda Unida); in Telecinco, le informazioni neutre erano sistematicamente incluse dopo quelle positive e negative, mentre quelle più accese sui problemi dei cittadini erano inserite nell'ultima parte dei notiziari.

In tutte le notizie, il leader più citato era Aznar (40%) seguito da Joaquín Almunia (36%) e Francisco Frutos (23%) (De Arcaya Ajuria- Martín Llaguno, 2003). Tale strategia ha, senza dubbio, rafforzato ed accresciuto la popolarità del poco carismatico Aznar, che non è mai stato definito come un grande oratore. I suoi discorsi pubblici seguono, infatti, la logica di uno schema, con l'utilizzo di tecniche di persuasione come l'anafora-ripetizione di una o più parole all'inizio di una frase e dei versi seguenti per sottolineare un concetto (nel discorso del XIV Congresso nazionale del gennaio 2002, il leader ha usato 5 volte l'espressione entre nosotros), la y all'inizio di frasi e paragrafi, uno stile proprio dei media, e la ripetizione di verbi come "quiero y deseo" (voglio e desidero) per rendere più personale il discorso. Anche negli spot elettorali, le figure retoriche di base sono la ripetizione (progresso e benessere) e la sineddoche (progresso e benessere sono concetti ricchi di sfaccettature, ma vengono generalmente collegati al settore economico; oppure le persone che compaiono nei video, moderne ma senza eccesso, che rinviano ad una classe sociale medio-alta, attraverso le quali deve passare il messaggio in cui gli spagnoli devono identificarsi, una caratteristica quest'ultima presente, come vedremo, anche nel video di Mariano Rajoy) (De Miguel Rodríguez, 2002, 180-189; Capdevila Gómez, 2004, 139-142).     

All'indomani della competizione, in cui il PP ottenne una solida maggioranza (183 seggi contro 125 per i socialisti), il 73,3% degli spagnoli ha dichiarato di aver seguito le interviste televisive di Aznar (contro il 71,6% per Almunia) ed il 92% di aver seguito gli spazi televisivi di propaganda elettorale del PP; il 40,3% ha ritenuto buona la campagna elettorale condotta da Aznar. Riferendoci proprio a quest'ultimo aspetto, cerchiamo di valutare l'influenza che essa ha avuto sugli elettori spagnoli. Dalla tabella 2. si rileva, innanzi tutto, che la campagna elettorale ha aumentato la possibilità di voto, per tutti i votanti, di 0,8 punti percentuali e di 0,9 punti percentuali per gli elettori che hanno una sofisticazione politica bassa. In riferimento al Partido Popular, la campagna ha incrementato la possibilità di votare per questo partito di tre punti percentuali tra i votanti distanti da tutti i partiti, riducendola corrispondentemente di tre punti percentuali per i socialisti (Lago- Martínez 2004, 117).

 Tabella 2. Effetto della campagna elettorale sulla possibilità di votare nelle elezioni del 2000.

              Elezioni 2000                                                                  Modelli

  Probabilità di votare                   Tutti i votanti         Sofisticazione      Sofisticazione     Sofisticazione

                                                                       politica bassa       politica media     politica alta

 

 Con campagna elettorale                0,844                       0,769                    0,867               0,979

 Senza campagna elettorale             0,836                       0,760                        -                      -

 Differenza                                   + 0,008                     +0,009                        -                      -

 

Fonte: Lago- Martínez, 2004, 114.

 

Anche dall'esame delle strategie elettorali attuate dal PP e dallo PSOE durante la campagna per le elezioni del 2004, che hanno instaurato un governo di minoranza socialista (164 seggi contro 148 per il PP), si evidenzia la stretta intersezione tra comunicazione e politica. I protagonisti di quella competizione furono Aznar, che mantenne un atteggiamento intransigente, confermato dal rifiuto di partecipare a qualsiasi dibattito televisivo con Zapatero, un'"interferenza" (Santamaría, 2004, 38) che eclissò totalmente Mariano Rajoy, il candidato ufficiale alla presidenza dei popolari. Se, tuttavia, il PP è stato oscurato dalla presenza dell'ex leader, il PSOE si è pienamente focalizzato sul proprio candidato (Santamaría, 2004, 38; Blakeley, 2006, 336), attraverso un attento utilizzo delle tecniche comunicative, che hanno avuto come risultato sia l'aumento della personalizzazione, poiché la campagna fu centrata su Zapatero, sia della mediatizzazione, con l'utilizzo di nuovi e vecchi mezzi di comunicazione e propaganda. Conferma quanto sostenuto, la descrizione di Juan Campany Ibáñez (2005, 233-241), che ha lavorato per due anni con la sua equipe di consulenti specializzati in comunicazione elettorale a quella campagna. L'obiettivo iniziale era quello di presentare all'elettorato spagnolo il nuovo e quasi sconosciuto leader, la cui foto appariva su tutto il materiale pubblicitario creato: un primo piano che ne metteva in risalto il sorriso e lo sguardo tranquillo e sicuro. Fin dalla pre-campagna, vi fu una forte azione strategica, fondata sulla creazione di un opuscolo, consegnato porta a porta, dal titolo "ahora Zapatero" (adesso Zapatero) seguito da una scheda illustrativa del candidato e le risposte del possibile governo socialista a quello popolare. La campagna vera e propria, iniziata il 24 febbraio 2004, si concentrò sullo slogan "Merecemos una España mejor. Zapatero Presidente" (Meritiamo una Spagna migliore. Zapatero Presidente): la prima parte, si prestava alla creazione di materiale di tipo settoriale (merecemos una sanidad mejor, merecemos un empleo mejor, merecemos una viviensa mejor) per concentrare in tre punti l'offerta dei socialisti, la seconda parte, invece, permise di creare l'acronimo ZP, Zapatero Presidente (sull'onda del JFK americano) che impresse un forte tratto personalista alla campagna, sintetizzando in esso l'entusiasmo e la convinzione della possibile vittoria. La sigla ZP era infatti presente su tutto il materiale di supporto - cartelloni pubblicitari, striscioni, calamite decorative, gadget - e l'avvicinamento ai giovani fu cercato attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie, come messaggi in radio, spazi pubblicitari e banners in Internet, locandine per la JSE, l'organizzazione dei giovani socialisti[9] (Campany Ibáñez, 2005, 233-241).          

Ai fini di una maggiore chiarezza e perfezionamento del nostro studio resta, a questo punto, da esaminare l'influenza di questa campagna. Secondo l'inchiesta post elettorale del Centro de Investigaciones Sociológicas (CIS, Estudio n. 2559), il 33,9% degli spagnoli ritenne buona la campagna dello PSOE, contro il 21,7% per il PP, l'83,6% affermava di aver deciso la sua intenzione di voto da molto tempo e che i sondaggi elettorali avevano rafforzato la propria idea di voto (37,7%). Come si evince dalla tabella 3., le caratteristiche decisive che influenzarono il voto per Zapatero furono, oltre all'intelligenza e alla onestà, la capacità decisionale (l'unica condivisa con Rajoy), il carisma ed il fascino, peculiarità quest'ultime che afferiscono ad una dimensione della personalità, alla quale si attribuisce il nome di leadership (Rico, 2005, 11-12).

Tabella 3. Percezioni delle caratteristiche personali dei leader nelle elezioni generali del 2004.

                                                       Zapatero                                 Rajoy

Intelligente                                               0,67                                           0,65

Onesto                                                      0,62                                           0,56

Carismatico                                               0,52                                           0,42

Moderato                                                  0,61                                           0,56

Deciso                                                       0,59                                           0,53

Con fascino                                              0,49                                           0,33

Colto                                                          0,67                                           0,67

 


 Note:  valutazione media del grado in cui la caratteristica in questione si adatta al leader (nessuna=0; poco=0,33; abbastanza 0,67; molto=1).    Fonte:  Estudio Demoscopia 2004, in Rico, 2005, 21.  

 

Il "fattore Zapatero" sembra, dunque, aver fatto la differenza durante la campagna elettorale, e alla Moncloa stessa si evidenziò sin dall'inizio la presenza di un "liderazgo muy fuerte del presidente"  (leadership molto forte del presidente) (Bosco, 2005, 217).

 

 

4.  LA CAMPAGNA ELETTORALE DEL 2008.

In vista delle ultime elezioni spagnole del 9 marzo 2008, che hanno riconfermato il governo di minoranza socialista (169 seggi contro 153 per i popolari), i partiti spagnoli si sono adoperati ulteriormente per adattare il meccanismo delle strategie elettorali alle nuove tecnologie, al fine di sfruttarne le numerose possibilità e, a riguardo, il PSOE sembra essersi portato avanti attraverso la creazione di una televisione in rete (www.psoetv.com), un progetto considerato anche dal PP[10].

Forte copertura mediatica, massiccia presenza di tecniche di marketing politico, che ha ulteriormente avvicinato lo stile dei candidati spagnoli a quello dei leader americani, sono stati infatti ben evidenziati fin dalle prime battute dall'intensa pre-campagna per la competizione del 2008 attuata da José Luis Rodriguez Zapatero e Mariano Rajoy. Il leader socialista e la sua squadra di esperti in tecniche elettorali, di cui si è circondato sin dall'inizio della legislatura, hanno costruito infatti la loro strategia pre-elettorale basando la campagna, coordinata da José María Martín Delgado e dal Segretario di organizzazione del PSOE José Blanco, sul lancio in internet di due video elettorali, sulla presentazione della campagna stessa e del lavoro del governo nelle province più vicine ai popolari ed in quelle più incerte, sull'invio di sms ed e-mail in cui ha prevalso la famosa Z de Zapatero, leitmotiv che ha racchiuso totalmente l'emblema distintivo del leader. Proprio dall'analisi di entrambi i video pre-elettorali, concentrati fortemente sul leader, è possibile comprendere l'ulteriore spinta verso l'americanizzazione.

Il primo video ha impiegato 12 parole chiave, simbolo della precampagna del leader socialista, per porre in essere la differenza tra la legislatura dei popolari e quella dei socialisti[11]. Con il secondo video, si è denotato chiaramente il maggiore avvicinamento del leader socialista alle tecniche comunicative di tipo americano, poiché esso si è ispirato apertamente ai video dei Clinton in cui attuano una parodia di una serie televisiva (I Soprano), o a quello relativo agli ultimi giorni alla Casa bianca in cui il Presidente percorre i corridoi senza essere ascoltato (Sánchez, 2007). Anche, infatti, nel video di Zapatero, c'è l'immagine sorridente, la tranquillità, il modo di vestire casual, l'imitazione. Nella prima parte del video, il leader sorridente e tranquillo osservava in televisione prima il seguirsi di tre immagini in cui lo stesso cita tre (modernidaZ, seguridaZ, igualdaZ) delle dodici parole chiave, poi divertito l'immagine di un burattino che lo imita. Nella seconda parte il leader, seduto sul bracciolo di una poltrona, affermava che l'uso della Z è "una cosa di famiglia o della sua terra" e continuava dicendo che "ci sono ancora molte cose da risolvere, ma ci sono anche molte cose da celebrare", il video si chiudeva con il sorriso del leader che dichiarava sicuro "questa è la verità", seguito una musica che accompagnava la comparsa della scritta rossa su un fondo bianco España 2004-2008 e poi al centro con Z de Zapatero e il logo del partito in basso.          

Si registrano quindi nuovamente in questi video intense strategie di marketing politico ed elettorale, come il nuovo slogan pre-elettorale Z de Zapatero adoperato per spiegare ai votanti spagnoli la gestione di governo socialista, le parole chiave che terminano tutte con la Z, il primo piano, l'atteggiamento sicuro ed il modo di vestire informale. Un video, dunque, che arrivava diretto all'opinione pubblica e che proiettava l'immagine di un carismatico leader che rompeva e si opponeva all'atteggiamento e allo stile formale e tipicamente istituzionale di Aznar o di Rajoy, e a ciò corrispondeva anche la volontà di trasmettere il video solo in internet. La Z di Zapatero, che richiamava alla mente la famosa Z dell'eroe mascherato, sembrava voler inviare agli spagnoli un messaggio: se nel 2004 l'acronimo ZP rinviava a due immagini, il nuovo leader Zapatero (rappresentato dalla Z) e la possibilità di vittoria -perché l'elettorato può essere influenzato maggiormente nel proprio voto dal candidato che ha più possibilità di vincere- rappresentata dalla P (Presidente), con il nuovo slogan la Z racchiudeva totalmente l'emblema distintivo del leader, personalizzandolo fortemente.  

Anche il PP ha attuato, similmente, la propria tattica pre-elettorale, puntando sull'impegno del leader Mariano Rajoy, sostenuto dal coordinatore della campagna Pío García Escudero e dal Direttore di organizzazione del partito Sebastián González, in una ventina di province ritenute prioritarie, mediante l'invio agli organi locali del partito in questi stessi territori di un piano preciso al fine di proiettare il messaggio dei popolari e riuscire a catturarne il voto, e attraverso la diffusione di due video elettorali anche in questo caso concentrati sul leader del partito. Nella prima parte del primo video, si susseguivano alcune immagini che devono essere lette alla luce della frase che campeggia sullo sfondo grigio in cui si alternano le stesse[12], poiché il messaggio inviato in questa prima parte era tutto racchiuso nella scritta in arancione "con fianza" che, letteralmente, significa "con cautela" ma che racchiudeva un gioco di parole, poiché la lettura di questa parola rimanda invece al termine "confianza", cioè "fiducia". La voce fuori campo, infatti, che accompagnava le immagini, diceva "tutti in questa vita abbiamo bisogno di fidarci (confiar) di qualcuno, dei tuoi genitori, del tuo partner, dei tuoi amici, del tuo medico, perché avere qualcuno in cui confidare è sapere che non sei solo, che c'è  al tuo fianco qualcuno che ti ascolta, che ti aiuta perché la tua vita sia migliore..". Nella seconda parte invece, la scritta faceva da sfondo ad un'unica immagine: una serie di poltroncine arancione disposte a formare un semicerchio, con alcune persone che si avvicinano al leader Rajoy, sul primo piano del quale si concentra l'inquadratura mentre afferma "la Spagna ha bisogno di recuperare la fiducia", la scena poi si spostava nuovamente sulle persone, tutte in abiti formali, mentre si stringono le mani, chiacchierano, hanno delle banconote in mano, annuiscono mentre la voce del leader continua "noi sappiamo ottenere la Spagna forte, prospera e sicura che tutti chiediamo". Il video si chiudeva con la scritta arancione su fondo bianco "con fianza en el futuro" mentre la voce fuori campo ribadiva "Partido Popular, confianza en el futuro". Il secondo video è stato girato, invece, durante il giorno di presentazione di Rajoy come candidato alle elezioni generali. L'immagine è quindi concentrata sul leader, che pronunciava il suo discorso: alla sua destra c'era un cartello azzurro con la scritta "Rajoy Presidente", sul leggìo bianco e azzurro un cartello più piccolo azzurro con il simbolo del PP e lo slogan "Preparados para ganar" (Preparati per vincere. In questo discorso, il leader sosteneva fortemente il suo obiettivo, cioè vincere le elezioni generali. L'intensa pre-campagna ha confermato, senza dubbio, la forte rispondenza della Spagna ai cambiamenti relativi alle campagne elettorali, che si sono trasformate in campagne post-moderne, lunghe, sempre più legate a consulenti professionisti, a sofisticati processi di comunicazione e marketing politico e, soprattutto, sempre più personalizzate dai leader.

 La campagna elettorale vera e propria è iniziata il 22 febbraio del 2008, con slogan ed intense strategie di marketing che hanno contraddistinto anche questa parte finale della corsa alla Moncloa  da parte dei due leader: due slogan molto semplici per entrambi i partiti - Vota con todas tus fuerzas (Vota con tutte le tue forze) per i socialisti e Con cabeza y corazon (con la testa e con il cuore) per i popolari-, una serie di video che hanno ripreso in linea di massima le macrostrutture classiche dei due partiti - ovvero l'avvicinamento ai giovani e la necessità di votare per il PSOE e il campo economico per il PP[13]-, e il ricorso ad internet per favorire la mobilitazione e la partecipazione dell'opinione pubblica. In riferimento a quest'ultimo aspetto, ispirandosi alle americane "Moveon", "Progress for America" o "Swift Veterans for Truth", sono state infatti create in Spagna piattaforme come "PAZ (Plataforma de Apoyo a Zapatero)" sostenuta da vari artisti spagnoli tra cui Pedro Almodóvar, e la popolare "Yo Rompo" che ha utilizzato tecniche del cosiddetto marketing virale, una tipologia cioè che si diffonde come un virus utilizzata da no-global e blogger[14].

Il momento più atteso di questa lunga campagna elettorale è stato, senza dubbio, il primo faccia a faccia dei due leader (25 febbraio del 2008), uno scontro televisivo che ha riportato i media al centro del dibattito elettorale e ha segnato una differenza con lo stile intransigente di Aznar, che nelle competizioni del 2000 e del 2004 rifiutò la partecipazione a qualsiasi dibattito. Il faccia a faccia è stato preceduto dalla pubblicazione di numerosi sondaggi, che rilevavano una differenza tra i due partiti di 1,5 punti percentuali e, secondo i dati di Cadena SER pubblicati da El País due giorni prima della sfida televisiva, per il 40% degli spagnoli il dibattito avrebbe potuto influenzare la propria scelta di voto e per il 35% lo sviluppo della campagna stessa avrebbe potuto provocare la variazione della propria decisione di voto.

L'acceso testa a testa [15], preparato minuziosamente ricalcando lo stile tipico dei grandi dibattiti americani, si è tenuto a Madrid ed è stato organizzato dall'Academia de las Ciencieas y de las Artes, che ha trasmesso il segnale a numerose televisioni nazionali, internazionali e su internet. Il campo neutro, uno studio televisivo della stessa accademia, era occupato solo dai due leader e dal moderatore, senza pubblico e senza domande da parte dei giornalisti. Gli argomenti sono stati ripartiti in 5 temi (economia, politica sociale, politica estera, terrorismo, sfide per il futuro) di 15 minuti ciascuno: il tempo a disposizione per ogni candidato è stato di 41 minuti, con interventi iniziali e finali di tre minuti (prima Rajoy e poi Zapatero, ordine invertito nel secondo dibattito). Non sono mancate, infine, le strategie mediatiche: per Rajoy, meno telegenico del suo avversario, i primi piani sono stati limitati, la sedia di Zapatero era, invece, leggermente più alta per colmare la differenza di statura. Dal dibattito, è risultato vincitore il presidente in carica: secondo infatti un sondaggio di Metroscopia per El País (giornale di centrosinistra), Zapatero si è aggiudicato il primo dei due dibattiti, anche se con soli 4 punti di differenza rispetto a Rajoy (rispettivamente 46% contro 42%)[16].

Un ristretto margine di vantaggio per il leader socialista, che ha rinviato il tutto al secondo incontro (3 marzo): un faccia a faccia molto più duro rispetto al primo e che ha ripercorso per grandi linee lo scenario che si era presentato la settimana precedente primo[17], anche se i risultati dei sondaggi pubblicati il giorno dopo hanno evidenziato un'ampia vittoria del più convincente Zapatero. Secondo le televisioni private la Cuatro e la Sexta, in questo secondo dibattito il leader socialista ha guadagnato 10 dieci punti: il 51% (49% per la Sexta) contro il 29% per Rajoy. Anche i dati pubblicati dai due maggiori quotidiani nazionali hanno attribuito la vittoria a Zapatero, anche se chiaramente con diversi margini di differenza. Metroscopia ha rilevato per El Pais, una vittoria di  Zapatero per il 53% contro il 38%, Sigma Dos per El Mundo per 49% contro 40%[18]. Dall'analisi di questo secondo dibattito, in particolar modo dall'esame dei messaggi finali dei due leader, è possibile ravvisare particolari tecniche di comunicazione politica. Zapatero ha concluso, infatti, entrambi i dibattiti con la frase "Buenas noches y buena suerte" (buona notte e buona fortuna), titolo del film "Good night and good luck" del 2005 di George Clooney, spiegando in seguito che questa espressione è una "denuncia a favore della libertà"[19]. Rajoy ha rimandato in entrambi i casi all'immagine di una bambina, affermando "Esa niña está en mi cabeza, es la que mueve mis sentimientos y mi corazón" (questa bambina è nella mia testa, è ciò che muove i miei sentimenti ed il mio cuore). L'immagine rassicurante di una bambina a cui assicurare un futuro ha avvicinato la campagna del popolare sia a quelle sudamericane, in particolare a quella del presidente del Messico Felipe Calderón (Partido Acción Nacional|PAN), sia a quella di Barack Obama in Texas, poiché entrambi hanno utilizzato la stessa immagine.

 

5.  CONCLUSIONI.

I cambiamenti degli ultimi decenni delle campagne elettorali hanno sottolineato la rilevanza ricoperta dai media proprio durante le stesse campagne, poiché i mezzi di comunicazione offrono ai cittadini maggiori opportunità di informazione, mostrando agli stessi le varie alternative e possibilità di scelta, che si immetteranno nella valutazione e nella decisione del cittadino/votante (Mazzoleni, 2004, 287). Politica e comunicazione sono, dunque, interconnesse e, dai più recenti studi effettuati in materia, è emerso il diffuso legame in tutte le democrazie con le nuove tecnologie-Internet, mailing lists, banners pubblicitari, telefoni cellulari- che si sono ampiamente consolidate come mezzo di partecipazione politica soprattutto giovanile (Bosco, 2005, 201). L'esame del caso spagnolo, ha dimostrato l'importanza assunta oggigiorno dalle campagne, soprattutto quelle a più alta intensità, dato lo sviluppo dei mezzi a loro disposizione ed i cambiamenti dell'atteggiamento dell'elettorato, che si dimostra sempre più sensibile alla comunicazione politica. Presenza di acronimi, slogan, il massiccio uso di internet, SMS, la televisione di partito hanno, inoltre, ulteriormente americanizzato lo stile dei leader spagnoli, e contribuito a far innalzare il grado di personalizzazione. Le campagne elettorali delle democrazie del XXI secolo sono, in conclusione, completamente coinvolte in queste nuove forme di e-democracia, con le quali devono confrontarsi gli stessi leader (Del Rey Morató, 2007, 303).  

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NOTE



[1] La definizione di comunicazione politica non sempre risulta agevole, data l'interdisciplinarietà della materia. Secondo Mazzoleni (2004, 29) la comunicazione politica è "lo scambio ed il confronto dei contenuti di interesse pubblico-politico prodotti dal sistema politico, dal sistema dei media, e dal cittadino elettore".

[2] Per personalizzazione si intende "un effetto della logica dei media, in base alla quale le narrazioni e le immagini richiedono una focalizzazione su specifiche personalità piuttosto che su concetti astratti" (Giglioli, 2005, 204).

[3] Secondo Mazzoleni (2004, 23) la mediatizzazione si verifica quando "i media sono i canali tra il sistema politico ed i cittadini, sono interlocutori di entrambi gli attori, obbligano le istituzioni, i partiti, i leader, i cittadini ad adattarsi alle logiche che governano la comunicazione di massa".

[4] Ne sono esempi opere come: Pedro Prat Gaballí, "Una nueva técnica: la publicidad científica" Barcelona, 1917; Rafael Bori, "Las artes gráficas y la publicidad", Barcelona, 1929; Francisco Jordi y Martí, "El foto-cinemo-grabador: tratado práctico: fotografía, cinematografía y fotograbado" Barcelona, 1902; Alexandre Forcades, "La ràdio a casa nostra" Barcelona, 1933; Virgilio Soria, "Historia de la radiodifusión en España" Madrid, 1935; Manuel Marín Bonell, "La televisión" Madrid, 1929; S.F. González y Enrique Mata, "La televisión fototelegráfica: constrúyase su aparato, Madrid, 1929. In Jones, 1998. 

[5] Tra questi istituti, che analizzavano la comunicazione e lo sviluppo dei processi di informazione soprattutto da un punto di vista sociologico, si ricordano la Sección de Documentación del Ministerio de Información y Turismo, che pubblicò la Revista Española de Documentación e successivamente Estudios de Información (1965-72); l'Instituto de la Opinión Pública (1965-77); l'Instituto Nacional de Publicidad, che pubblicò Publicidad (1965-75); l'Instituto Oficial de Radio y Televisión, che pubblicó Cuadernos de Documentación (1965-77), l'Instituto de Ciencias Sociales de la Diputación de Barcelona, che divulgò la Revista del Instituto de Ciencias Sociales (1966-77). In Jones, 1998.

[6] Molto carismatici sono stati Adolfo Suárez, leader della UCD (Unión de Centro Democrático) e grande protagonista della transizione; Felipe González, leader del PSOE (Partido Socialista Obrero Español) e a capo del governo spagnolo dal 1982 al 1996; il leader del PP (Partido Popular) José María Aznar soprattutto durante la sua seconda legislatura di maggioranza assoluta (2000-2004; la prima legislatura di minoranza si è avuta dal 1996 al 2000 ); l'attuale presidente del governo spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero, leader del PSOE e già al governo dal 2004 al 2008.

[7] Nella fase che precedette l'elezione del 1996, gli esperti di sondaggi diedero maggiore rilievo al numero di elettori e votanti socialisti non disposti ad esprimere la propria preferenza per il partito deteriorato dagli scandali. Le previsioni pertanto anticiparono insistentemente la maggioranza assoluta del PP ma il risultato finale fu diverso: la differenza tra i due partiti fu di 1,4 punti percentuali e la partecipazione elettorale alta (più del 77%). Il PP instaurò quindi un governo di minoranza, e la conseguenza dei sondaggi fu quella di mobilitare i votanti a sostegno del possibile sconfitto (effetto underdog) (Fraile e Meilan, 2007, 149; 151).

[8] Il video iniziava con il manifesto elettorale del PP, all'interno del quale si muovevano le parole-chiave. Ad ogni parola che si illuminava, corrispondeva un tema della campagna. Ad esempio, alla parola impiego, seguiva l'immagine di una sorridente bambina, poi l'immagine dei treni ad alta velocità che si sovrappongono al testo "Más empleo" (più impiego). La voce fuori campo, intanto, recitava lo slogan del PP "Vamos a más". Seguiva la foto di Aznar, accompagnata dalla scritta "Vota Partido Popular", sullo sfondo, il manifesto del partito in cui si leggeva "Las infraestructuras son la clave para tener un país con más posibilidades, con más oportunidades y también con más empleo" (le infrastrutture sono la chiave per avere un paese con più possibilità, con più opportunità e anche con più impiego). Il video si concludeva con il manifesto elettorale "Vamos a más. Vota Partido Popular" (López García, 2007). Come si evince dall'analisi di Arantxa Capdevila Gómez (2004, 134), i video presentati dal PP in questa campagna furono 15, quello da noi riportato riprende la struttura di tutti gli altri ma ci consente di comprendere meglio le due "macrostrutture" che il partito voleva far arrivare al popolo: "il PP è progresso per la Spagna" e  "il PP è benessere per gli spagnoli".

[9] Nei messaggi radio, Zapatero iniziava con la domanda ¿hasta cuándo? (fino a quando?) e terminava con estamos a tiempo de cambiar (siamo in tempo per cambiare). Le locandine per la JSE si intitolavano "joven, muovete por el cambio en España" (giovane, muoviti per il cambio in Spagna), al fine di attirare il voto di coloro che avrebbero votato per la prima volta, ed "el mejor grito: tu voto" (il migliore grido: il tuo voto), per incoraggiare la partecipazione giovanile attraverso un linguaggio tipico delle manifestazione di protesta, che in genere ne cattura l'attenzione. Concludeva questa azione, l'opuscolo "100 medidas de gobierno" (100 misure di governo), diffuso una settimana prima del voto (Campany Ibáñez, 2005, 241).        

[10] I dati di seguito riportati ci danno un quadro preciso dell'utilizzo delle nuove tecnologie da parte dei partiti. La pagina web del PSOE (www.psoe.es) è visitata ogni mese da 200.000 persone, raggiungendo il record dopo l'elezione del 2004 (332.000 visite). La televisione (www.psoetv.com) riceve 3.000 visite al giorno ed il partito già da tre anni comunica con i giornalisti attraverso SMS. Il PP riceve 1.200 e-mail e la sua pagina web (www.pp.es) è visitata ogni giorno da 11.500 persone ed i fori della pagina dei popolari hanno ricevuto nel settembre 2006 462.000 visite. In http://comunicacionelectoral.blogspot.com/, 22 novembre 2006. 

[11] Nel video ad esempio si dice "empleo de calidaZ, con il governo Zapatero più di un milione e mezzo di lavoratori precari sono passati ad un lavoro stabile", oppure "estabilidaZ, con il governo Zapatero abbiamo vissuto il periodo in cui si è avuto il minor numero di scioperi da quando c'è la democrazia in Spagna". Nella pagina www.conzdezapatero.com oltre ad osservare i video, sono inserite in alto a destra le 12 parole chiave: prosperidaZ, competitividaZ, accesibilidaZ, empleo de calidaZ, alta velocidaZ, igualdaZ, sensibilidaZ, modernidaZ, solidaridaZ, estabilidaZ, empleo de calidaZ, capicidaZ adquisitiva, in grigio con solo la Z in rosso. Cliccando su queste parole, lo schermo diventa bianco, lasciando in risalto in basso a destra solo il logo del partito al di sopra del quale è stata posta l'aggiunta con Z de Zapatero, e compare la parola cliccata in rosso e la spiegazione. Se si clicca ad esempio su igualdaZ, compare la scritta "il governo di Zapatero ha aumentato le pensioni più basse e il salario minimo di un 25%, triplicando ciò che ha fatto il PP in otto anni". Il video può essere osservato in www.conzdezapatero.com, in www.youtube.com (al quale si può accedere direttamente dal sito del partito, www.psoe.es), in www.elmundo.es. 

[12] Le immagini sono: una ragazza, un pallone arancione che colpisce un bambino che cade a terra e viene schiacciato da un pianoforte che cade dall'alto dietro ad alcune persone di profilo con la bandiera spagnola, tre modelli in costume che riprende i colori della bandiera spagnola, un'auto che ha appena avuto un incidente con tre ragazzi a bordo ubriachi che gettano via una bottiglia (vino o birra), uno studio medico, un distributore di coca cola, un ragazzo e una ragazza che corrono e arrivano in una zona distrutta dove ci sono alcuni militari.

[13] Per la campagna di Zapatero sono stati diffusi 13 video elettorali ognuno dei quali è stato identificato da un diverso slogan, il tutto racchiuso nel messaggio generico Motivos para creer (Motivi per credere). L'obiettivo di questi spot è stato quello di spingere alla mobilitazione, ricordare la gestione del premier e i compromessi con gli elettori. Numerosi anche i video per il PP (non abbiamo una quantificazione precisa), il cui obiettivo è stato ricondotto alla comprensione di tre nuclei fondamentali: stipendi, prezzi, pensioni. I video sono disponibili in www.youtube.es        

[14] In www.elpais.es  e www.abc.es

[15] Lo scontro si è maggiormente infiammato sul tema della sicurezza interna, con Rajoy che ha accusato Zapatero di aver mentito agli spagnoli collaborando con un'organizzazione terrorista, e con la replica del socialista che ha richiamato l'attentato dell'11 marzo e l'errata politica del governo popolare, che accusò ETA (terroristi baschi). Situazione analoga per le politiche istituzionali, con la critica di Rajoy alla politica regionale di Zapatero, una politica che ha favorito "l'asimmetria tra i cittadini" e l'accusa di non conoscenza del "concetto di nazione spagnola da parte del presidente" che, a sua volta, si è opposto allo scenario "apocalittico" presentato dal suo avversario affermando il suo intento al dialogo, una politica che contro gli allarmi di secessione del PP ha invece rafforzato la Spagna stessa.

[16] Molto simili i dati di Sigma Dos per El Mundo (giornale di centro destra), 45,5% per Zapatero contro 42% per Rajoy, quindi una differenza ristretta a 3,5 punti e, in considerazione dei segmenti della popolazione, il presidente conquista soprattutto le donne (46,8%) e le fasce comprese tra i 18-29 anni, 30-44 e 45-64 anni. Per il 70% dei votanti degli altri partiti  ha vinto il leader socialista, contro il 20% per il candidato dei popolari e, in riferimento ai temi considerati durante il dibattito, per il 45,1% degli spagnoli che hanno seguito il dibattito Zapatero ha vinto sui temi economici, contro il 33,5% per Rajoy.

[17] La tensione tra i due candidati è scoppiata nuovamente sui temi del terrorismo e delle politiche relative all'immigrazione. Circa il primo tema, infatti, Zapatero si è impegnato ad appoggiare qualsiasi governo nella lotta al terrorismo, un compromesso a cui ha fatto seguito l'attacco di Rajoy che ha affermato la sua disponibilità alla collaborazione contro il terrorismo, ma non al dialogo con i terroristi. Per quanto riguarda l'immigrazione, a differenza del primo dibattito, il leader socialista è stato molto più fermo sulla sua convinzione di aver attuato una buona politica che ha ottenuto l'accordo dei sindacati e delle imprese per la regolarizzazione degli immigrati, contro gli attacchi di Rajoy che ha bollato le politiche di Zapatero come deboli, un assoluto disastro così come quello sullo Stato Autonomico.

[18] In considerazione delle fasce di età e di popolazione, Zapatero si è riconfermato tra le donne (53,2%) e tra le classi d'età comprese tra i 18-29 (62,4%) ed i 45-64 (58,4%), mentre Rajoy è il candidato preferito dagli uomini (42,4%) e tra le fasce comprese tra i 30-44 anni (47%) e dai 65 in poi (45%) (Figueras, Guílez, González, 2008).

[19] Il film è basato sulla storia vera del giornalista Edward R. Murrow, conduttore sulla CBS nel 1953 del notiziario "See It Now" e del talk-show "Person to Person". Dopo aver saputo dai suoi collaboratori la vicenda di Milo Radulovich, cacciato dall'esercito degli Stati Uniti perché considerato "rischioso per la sicurezza nazionale" e dichiarato colpevole senza essere stato processato, Murrow, contro il volere dei suoi superiori e sostenuto solo da Fred Friendly, il suo editore, decise di rendere pubblica la notizia durante la trasmissione. Lo scandalo che ne conseguì provocò l'intervento del senatore Joseph McCarthy, presidente della Commissione per le attività antiamericane. Il direttore della CBS a quel punto decise si schierarsi a favore di Murrow per smantellare le menzogne della commissione McCarthy con la sua manovra di terrore anti-comunista. In http://it.movies.yahoo.com