Politica


Lucio Avagliano - Roberto Galisi

La ripresa del Dialogo

Fa piacere constatare che la nota spaccatura politica alla base del cosiddetto caso "Salerno" si ricomponga in una ritrovata volontà di dialogo.
E' superfluo osservare che questa volontà è preliminare a ogni buona politica vantaggiosa per tutti. Essa è benvenuta per l'urgente necessità di contrastare il senso di diffusa estraneità alla res publica che caratterizza sempre più il sentire comune del cittadino, in un momento di espropriazione da parte della politica delle più elementari garanzie di scelta e partecipazione. Ci riferiamo alla sciagurata legge elettorale tuttora vigente e al ruolo che essa assegna ai partiti nella proposta delle candidature.


Perché si è giunti a tale situazione, e quali sono i rimedi che si incominciano a delineare nel superamento di accentuate contrapposizioni nella vicenda salernitana? Di positivo c'era da registrare uno scontro avvenuto oltre che sulle persone anche sui programmi, e ciò contribuisce oggi ad aprire le porte ad una ricomposizione. Placati i risentimenti, noi crediamo che si possa e si debba superare definitivamente il momento negativo vissuto da Salerno ritrovando, dopo lo scontro, una unità sostanziale.


Questo è del resto il messaggio inviato dal 43% degli elettori del candidato sconfitto alle recenti amministrative. Ciò nel quadro di una apertura verso il Partito Democratico comune ai due schieramenti e della polemica forte di De Luca nei confronti delle logiche di partito. De Luca populista o popolare? A noi sembra francamente che questo sia un falso problema. Occorre però che l'auspicata comune accettazione e tensione verso il Partito Democratico poggi su punti fermi ben precisi in grado di qualificare la politica salernitana e di rendere chiaro che si tende onestamente al superamento della ricorrente logica gattopardesca. Quali sono questi punti forti sia nei principi che debbono guidare la costruzione del Partito Democratico in provincia di Salerno e quali i punti di convergenza programmatica?
Qui occorre che si sviluppi una discussione che cerchi di recuperare il tempo perduto. Superate le contrapposizioni occorre preliminarmente riconoscere che se si fosse per tempo riconosciuta l'esigenza di lavorare per il Partito Democratico, che aveva com'è noto nei vertici regionale della Margherita una decisa opposizione, che ora invece Alfonso Andria riconosce come superata si sarebbe potuto organizzare come a Caserta delle primarie che avrebbero evitato di dare lo scontro un carattere politico. Bisognava però accogliere la necessità delle primarie, che invece furono a torto considerate una prerogativa estranea alla politica italiana.
E' su tali punti che occorre rimuovere definitivamente le residue perplessità: l'istituto ha funzionato ed è stato imitato anche all'estero (in Francia) e può funzionare ove lo si applichi anche a votazioni che avvengano all'interno dei partiti.


Ma come si può evitare che la costruzione del Partito Democratico non sia una operazione di vertice e che in essa vada comunque conservata l'identità cattolica popolare, come le altre identità che decidono di mettersi insieme per la costruzione del nuovo progetto politico?


Noi crediamo che le indicazioni date ad Orvieto da Salvatore Vassallo e ribadite nel recente incontro organizzato a Salerno da Giovanni Celenta vadano nella giusta direzione nel senso di tendere al superamento della vetusta operazione tesseramento, sostituendo col sistema più moderno e democratico della registrazione degli aderenti, come già avviene in alcune delle democrazie più evolute. Solo cosi si potrà cominciare ad affrontare il grave problema delle democrazie contemporanee consistente, come già detto, nel progressivo allontanamento delle masse dalla politica. Solo su questa base si potrà ragionare sulla tesi avanzata da De Luca di un patto tra i politici salernitani per dare risposte essenziali alla città e al suo sviluppo impedito.


Salerno, 16 gennaio ‘07


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