Religione e Democrazia


Roberto Galisi

Medioevo e ascesa dell’Islam nel Mediterraneo

   

 

Maometto e Carlomagno è considerata l'opera più celebre dello storico belga Henri Pirenne o quantomeno quella che gli garantì il maggior successo di pubblico e critica.

Lo studio rappresenta un tentativo pioneristico di comparazione dinamica e paritetica di due mondi e di due culture: quella islamica e quella cristiano-carolingia-papalina.

Dal "parallelismo" tra i due Grandi delle due diverse culture nel VII-VIII sec., nasce un'analisi profonda.

L'attualità dell'opera, almeno dell'intuizione e del metodo scientifico, appare evidente ai nostri giorni: l'Islam e la civiltà cristiano occidentale devono trovare, nel comune interesse, un punto d'intesa. Stupisce, perciò, che con decenni di anticipo, e in un'Europa dominata dai nazionalismi più estremi e negatori di ogni libero pensiero, uno studioso "isolato", abbia prodotto tanto.

Maometto e Carlomagno rappresenta il punto di sintesi massima della tesi sulle origini islamiche del Medioevo (conosciuta appunto come "tesi Pirenne").

La tesi sulle origini arabe del Medioevo è fondamentalmente una tesi di rottura (al contrario delle tesi germanistiche che sono di continuità), e si fonda sul presupposto che, nell'impero romano, tutti i popoli gravitanti sul Mediterraneo formavano una unità politica e economica, unità che non viene intaccata dalle invasioni germaniche ma che si frantuma in seguito all'avanzata islamica iniziata nel VII secolo d.C.; da allora il Mediterraneo per tre quarti è controllato dagli arabi e per un quarto da altre potenze, soprattutto Bisanzio e Venezia.

Come ci suggeriscono le parole dello stesso Pirenne:

"le invasioni germaniche non misero fine né all'unità mediterranea del mondo antico né a quello che si può considerare essenziale nella cultura romana, così come si conservava ancora nel V sec... Malgrado i turbamenti e le perdite risultate da questo fatto, non apparvero nuovi principi direttivi né nel campo economico, né in quello sociale, né nello stato della lingua, né in quello delle istituzioni. Ciò che sussiste di civiltà è Mediterraneo; la cultura si conserva presso le rive del mare e di là prendono origine i fenomeni nuovi: monachesimo, conversione degli anglosassoni, arte barbarica ecc... L'Oriente resta il fattore fecondante; Costantinopoli il centro del mondo. Nel ‘600 il mondo non ha preso una fisionomia qualitativamente differente da quella che aveva nel ‘400"[1].

Un "mondo nuovo" sorge, osserva Pirenne, solo nel VII secolo, quando cioè gli Arabi giungono al mare in Siria e in Africa. I Germani, infatti, si erano inseriti nella cultura e nella civiltà romana assimilandole, e quindi romanizzandosi, per cui l'unità della Romania era rimasta intatta; gli Arabi, invece, strappano i paesi occupati al mondo romano-bizantino e li fanno entrare nel mondo arabo; li islamizzano, insomma, imponendo il loro dominio non tanto religioso quanto politico ed economico. Il Mediterraneo allora, per la prima volta dopo le guerre puniche, cessa di essere un mare romano e torna ad essere una linea di frontiera fra due mondi: il mondo romano-bizantino e il mondo arabo. In quel momento ha fine una tradizione durata un millennio ed ha inizio un'epoca nuova con caratteristiche diverse: il Medioevo[2].

Il rapporto instaurato tra l'arresto dell'economia occidentale e la formazione delle città medievali viene sviluppato da Pirenne ne Le città del Medioevo, l'opera che, in questo contesto, suscita maggiormente il nostro interesse. Come si è in precedenza osservato, le invasioni germaniche del V secolo non mutano sostanzialmente la struttura economica dell'Occidente, mentre l'invasione araba dell'Africa settentrionale spezza la vera unità del mondo antico[3]

Il Mediterraneo, la grande via commerciale che prima collegava le terre dell'Impero, è divenuto un "lago musulmano", percorso quasi esclusivamente da navi islamiche; il commercio internazionale, reso troppo insicuro dalla pirateria saracena, si arresta. Per conseguenza l'Occidente, rotti i rapporti con l'Oriente, subisce un generale impoverimento; in particolare sparisce l'oro, e la monetazione aurea viene sostituita da quella argentea fino al 1200. Inoltre, l'Occidente non riceve più dall'Oriente le merci che alimentavano i traffici interni; ciò determina la decadenza e la morte dei grandi centri commerciali: i porti e le città; fra i grandi centri mediterranei, due soli restano fuori dalla presa araba: Bisanzio, che continua ad essere importantissimo nodo di traffici, e Venezia, che mantiene sempre aperto un canale di commercio con Bisanzio. I centri della Francia e dell'Italia, Roma compresa, sono invece ridotti a miseri borghi. Col cessare dei commerci, la vita economica diventa prevalentemente agricola. Ciò avviene, dice Pirenne, in quanto i prodotti del suolo non vanno più alla città, dove il denaro ha cessato di circolare. Chi coltiva la terra non ha dunque più interesse a portare la merce al mercato cittadino. La popolazione agricola produce allora solo per i proprio consumi. Se c'è commercio, è a brevissimo raggio, ed è più che altro ridotto al baratto. La vita economica, per così dire, si ripiega su se stessa, diventa autarchica e la produzione si limita a coprire i consumi perché non si possono più vendere le eccedenze. Questa economia, solitamente, viene definita senza sbocchi o chiusa, oppure sistema curtense, dalla "curtis", che è l'unità agricola autonoma in cui si svolge questo ciclo economico chiuso: la fattoria che produce tutto ciò che le basta.

Ecco dunque che, per Pirenne, l'Europa si allontana, per così dire, dal mare che non le reca più il commercio e si "continentalizza"; cioè il centro della vita economica si sposta verso le grandi zone agricole della Francia settentrionale e della Germania occidentale, ossia la regione compresa fra la Loira e il Reno, dunque quella dei Franchi e del nascente impero carolingio. Ciò spiega il titolo del libro di Pirenne: Maometto e Carlomagno.

L'opera rappresentò all'epoca della sua uscita un discorso storico nuovo e soprattutto un modo originale di far storia, di scovare e utilizzare le fonti. Fra queste ultime, le testimonianze di natura economica rivestirono una caratteristica peculiare e furono impiegate e accostate in modo originale e destinato a comporre una rappresentazione imbevuta di grande dottrina, oltre che di una straordinaria abilità combinatoria. Esse pertanto mostrarono plasticamente le ripercussioni che i fattori economici ebbero su quelli morali e spirituali e viceversa, nonché le conseguenze sulle popolazioni delle città e in genere sulle terre del bacino mediterraneo; tutto ciò utilizzando, con grande precisione, dati di ogni genere letti in modo per allora del tutto rinnovato: vennero proposti editti imperiali, bolle pontificie, leggi, diplomi, cartolari monastici, testamenti, cronache di ogni tipo, vite di santi, atti conciliari, epigrafi apposte su edifici, iscrizioni, oggettistica di ogni genere, calendari, formulari, regolamenti amministrativi (per esempio quelli relativi alle banchine portuali), esemplari di monete, stoffe e articoli vari di vestiario, tesori tolti dalle chiese. Anche i prezzi furono vagliati con grande attenzione mediante accostamenti e giustapposizioni che consentirono di farsi un'idea sull'effettivo potere d'acquisto della moneta, della capacità di spesa di gruppi e ceti diversi, in momenti differenti. 

L'autore, con grande capacità di analisi e profonda conoscenza dei fatti storici, economici e culturali, introduce il tema descrivendo l'Europa prima della comparsa dell'Islam. Punti fondamentali di questa Europa sono, secondo Pirenne, le nuove società romano-barbariche e, soprattutto, le nuove entità politiche fondate stabilmente dai barbari romanizzati, unitamente agli impulsi naturali e commerciali avviati  nel secolo VI dall'impero d'Oriente, mediante il tentativo di riconquista territoriale attuato da Giustiniano. Collante di estrema importanza in questo quadro, è il sistema giuridico che si afferma e che, in pochi secoli, porterà allo sviluppo favorito delle Università.

Impero carolingio, Papato, Bisanzio: ecco i tre pilastri dell'Occidente pre-islamico.

Con la comparsa - anche e soprattutto militare - dell'Islam, in tutto il bacino mediterraneo e in Europa, la situazione cambia radicalmente. Venezia e Bisanzio rimangono il trait d'union tra l'Occidente cristiano e l'Islam, "complici" le necessità commerciali. Ma il Mediterraneo occidentale subisce un duro colpo, sotto il profilo della libera navigazione che sino a poco prima, lo aveva caratterizzato e vitalizzato. Un nuovo punto di equilibrio indispensabile per non vanificare la ripresa economica e commerciale che si era faticosamente rimessa in atto, risulterà, appunto, dal nascente duopolio politico-commerciale-religioso: l'Islam (Medio Oriente, nord Africa e penisola iberica) e la cristianità romana (papato e "stato" carolingio), con il punto d'incontro, e spesso di sintesi, dei territori (penisola balcanica , mare Egeo, Anatolia) ancora rimasti al plurisecolare impero di Bisanzio. Ma, come si evince impietosamente e con estremo realismo dal libro, già dal titolo, i veri contendenti del potere (non solo politico e militare) sono solo due: Islam e Cristianità, Maometto e Carlo Magno.

Dall'analisi dell'opera principale di Pirenne emergono, al di là di un'accurata ricostruzione dei fatti storici, una serie di nuclei tematici trasversali e correlati fra loro. L'aspetto più importante è sicuramente la descrizione del sistema economico prima e dopo l'invasione dell'Islam nel Mediterraneo. Come già anticipato, il cuore della tesi di Pirenne è volto a dimostrare che le invasioni germaniche non stravolsero l'assetto economico e finanziario dei territori dell'Impero; cosa che invece accadde con l'invasione musulmana: l'espansione islamica rompe l'unità del Mediterraneo e segna il passaggio dal mondo antico a quello medievale.

L'originalità e la novità della tesi proposta da Pirenne, tali da rimettere in discussione teorie consolidate secolarmente e soprattutto quelle legate alla periodizzazione, all'età antica e all'inizio dell'età di mezzo, hanno prodotto una lunga serie di approfondimenti, di critiche e di commenti.

Tra le posizioni di coloro che si sono distaccati, anche se solo parzialmente, dalla tesi Pirenne, quella di Roberto Sabatino Lopez, storico italiano trasferitosi in America durante il fascismo, risulta essere una delle più interessanti e argomentate.

Secondo lo storico italiano, la presenza dell'Oriente e la sua influenza furono indispensabili per il risveglio economico dell'Occidente, il quale dopo aver subito l'egemonia islamica, emulò gli Orientali e riuscì a superarli.

L'Alto Medioevo, infatti, fu caratterizzato sicuramente dalla supremazia economia e tecnico-scientifica degli orientali; tuttavia, per l'Occidente, non si trattò di una semplice sottomissione, bensì di un'occasione impagabile di acquisire la conoscenza e la coscienza che gli permetteranno di realizzare un rovesciamento dei ruoli durante il Basso Medioevo (quella che Lopez chiama Rivoluzione commerciale dell'Occidente).

Il punto di partenza della tesi di Lopez non si discosta radicalmente dalle posizioni di Pirenne, in quanto egli concorda sulle condizioni poco favorevoli dell'Europa cattolica nell'alto medioevo; un'Europa che presentava infatti una popolazione rarefatta, vie di comunicazione imperfette, una produzione languente, non era certo in grado di misurarsi con le grandi potenze del mondo musulmano e bizantino che la circondavano.

Tuttavia, secondo Lopez (e qui ci si inizia a discostare da Pirenne), l'esistenza, alle porte dell'Europa , di correnti di tale ampiezza non rimaneva senza effetto.

Lo storico italiano nell'affermare ciò, analizza il ruolo svolto dalle élite europee, aspetto del tutto trascurato da Pirenne, e che per Lopez diviene il punto di partenza della sua tesi. Infatti, l'azione svolta dalle élite europee consentì di mantenere rapporti costanti tra Oriente e Occidente divenendo un presupposto essenziale per il risveglio economico dell'Occidente.

Tuttavia, le relazioni con l'Oriente ebbero un ruolo importantissimo per l'Occidente cristiano, che trascendeva le semplici relazioni commerciali: quello di arricchire l'atmosfera stagnante dell'Europa e di rappresentare l'unico motore economico in grado di scuoterla da cima a fondo. Peraltro, l'Oriente non si limitò solo a ricorrere dall'esterno alle risorse dell'Europa, ma vi si addentrò profondamente stabilendo la propria base in pieno Occidente.

Lopez, sottolinea altresì il ruolo svolto dalle città marinare italiane già durante l'alto medioevo; ma mentre Pirenne riconosceva a questo fenomeno un carattere di eccezione dovuto allo spirito mercantile e alla loro capacità di mantenersi politicamente equidistanti da Bisanzio, dal Papato e dagli Arabi, lo storico italiano affida loro un ruolo molto più significativo, inserendo tali città tra gli "agenti del risveglio economico dell'Occidente".

Tuttavia i fattori che diedero sicuramente notevole impulso alla base del risveglio economico dell'Occidente furono, nell'idea di Lopez, l'incremento demografico e il progresso tecnologico. Indissolubilmente legato a tale progresso tecnologico è il cruciale settore dei mezzi di comunicazione e, proprio in questo campo, furono numerosi e significativi i prestiti dell'Oriente. In realtà l'influenza della civiltà orientale si registrò un po' in tutti i settori; è molto probabile che l'Europa cristiana abbia ricevuto dall'Oriente quelle invenzioni che diedero nuovo vigore ai trasporti terrestri, all'inizio della rivoluzione commerciale: l'aggiogamento in fila, il collare rigido da spalla per la bardatura del cavallo, la ferratura dei cavalli, dei muli e dei buoi[4].

L'apporto dell'Oriente fu altresì importante nel settore dei trasporti marittimi, basti pensare che i mari dal X secolo ai primi secoli dell'età moderna furono dominati da navi di origine bizantina e musulmana.

Lopez prosegue la sua analisi e l'esposizione della sua tesi sottolineando come l'Oriente non abbia fornito solo "strumenti" all'Occidente ma anche "idee". A tal proposito alcuni elementi significativi sono lo statalismo bizantino, la simpatia di Maometto verso i mercanti e le città, o i progressi della medicina ebraica.

Secondo lo storico italiano, anche se gli apporti culturali diretti sono il risultato più sorprendente degli influssi orientali, è necessario tenere ben presente l'influsso complessivo che l'Oriente ha avuto sull'Occidente. Secondo Lopez, infatti, la presenza dell'Oriente e la sua influenza sono stati indispensabili per il risveglio economico dell'Occidente, risveglio del quale lo storico descrive anche le tappe salienti come un vero e proprio ribaltamento di posizione che consentì all'Europa di raggiungere la pienezza delle proprie forze.

La prima fase del risveglio economico dell'Occidente fu la più lunga e difficile, le risorse iniziali dell'Europa, in termini di capitale, tecniche e tradizioni erano inferiori a quelle dell'Oriente, l'Europa possedeva solo capitale umano. Nel X e XI secolo nonostante la scarsità di mezzi e di risorse, l'Occidente riuscì a cacciare gli Arabi dal nord ovest del Mediterraneo e a riaffermare gradualmente la propria influenza su quella parte di mare. Gli Occidentali cominciarono a sfruttare le miniere e riuscirono ad arricchirsi anche attraverso i saccheggi durante le Crociate, fattore ritenuto da Lopez secondario rispetto all'intraprendenza occidentale. Dopo il X secolo, furono gli Occidentali a manovrare gran parte delle transazioni e a ottenere notevoli concessioni.  Quando si cercò di ostacolarli e vietare loro l'uno o l'altro settore commerciale, essi ricorsero al contrabbando; quando non poterono importare o esportare legalmente, aggirarono le leggi o riuscirono a farle modificare, e quando si videro respinti, non esitarono a ricorrere alla forza pur di farsi aprire tutte le porte. Secondo Lopez, gli Italiani furono i veri protagonisti della rivoluzione commerciale, grazie alla loro posizione di cerniera fra l'Europa e il Levante, essi accumularono ricchezze non tanto con il saccheggio, ma più ancora con il commercio e la banca. Gli Italiani riuscirono ad avere scambi commerciali anche con i Palestinesi e con l'impero Mongolo. Ci volle circa un secolo, il XII, per completare il rovesciamento di ruoli e trasformare l'Europa da debitrice in creditrice del Vicino Oriente. La storia delle industrie tessili ne è, secondo Lopez, l'esempio più evidente[5]. Verso il 1100, gli artigiani europei non erano ancora in grado di esportare i propri prodotti in Levante, ma presto l'industria della lana nelle Fiandre, in Francia, in Inghilterra e in Italia raggiunse la piena maturità. Lucca fu all'avanguardia nel campo serico, Fabriano nell'industria della carta. Alla fine del XIII secolo, la Rivoluzione Commerciale raggiunse il livello più alto consentito dalle risorse economiche, dalla struttura sociale e dalle conoscenze tecniche del mondo fino ad allora accessibile agli occidentali. Nell'esposizione della sua tesi, Lopez individuò anche dei settori come il diritto commerciale e il sistema monetario nei quali l'Occidente fu meno sensibile alle suggestioni che giungevano da Oriente. Si può concludere sostenendo che per Lopez gli immensi benefici dell'Oriente non consistettero tanto in trasformazioni profonde della vita europea, quanto nella spinta che permise all'Europa di riprendere il suo cammino.

Gli argomenti analizzati, se pur collocati in un tempo a noi lontano cronologicamente, mostrano ancora oggi la loro piena attualità. Ne è dimostrazione il discorso tenuto dal presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama, in occasione della sua visita all'Università del Cairo, lo scorso 4 Giugno.

La base culturale, e non, della convivenza tra Oriente e Occidente si basa infatti, nell'opinione di Obama, proprio sui presupposti storici che hanno da sempre legato indissolubilmente la cultura islamica e quella musulmana. Egli ammette come ci si trovi in un "periodo di forte tensione fra gli Stati Uniti e i musulmani in tutto il mondo, tensione che ha le sue radici nelle forze storiche che prescindono da qualsiasi attuale dibattito politico. Il rapporto tra Islam e Occidente ha alle spalle secoli di coesistenza e cooperazione, ma anche di conflitto e di guerre di religione"[6]. Dalle parole del presidente si evincono, inoltre, la conoscenza e la coscienza del ruolo che l'Islam ha da sempre svolto in tutta la sua millenaria storia: "Ho studiato Storia e ho imparato quanto la civiltà sia debitrice nei confronti dell'Islam. Fu l'Islam infatti - in istituzioni come l'Università Al-Azhar - a tenere alta la fiaccola del sapere per molti secoli, preparando la strada al Rinascimento europeo e all'Illuminismo. Fu l'innovazione presso le comunità musulmane a sviluppare scienze come l'algebra, a inventare la bussola magnetica, vari strumenti per la navigazione; a far progredire la maestria nello scrivere e nella stampa; la nostra comprensione di come si diffondono le malattie e come è possibile curarle. La cultura islamica ci ha regalato maestosi archi e cuspidi elevate; poesia immortale e musica eccelsa; calligrafia elegante e luoghi di meditazione pacifica. Per tutto il corso della sua Storia, l'Islam ha dimostrato con le parole e le azioni la possibilità di praticare la tolleranza religiosa e l'eguaglianza tra le razze"[7]. Egli inoltre sottolinea il fatto che l'Islam ha avuto un ruolo del tutto particolare anche per la storia degli Stati Uniti d'America; il primo paese a riconoscere l'esistenza degli USA, fu, infatti, il Marocco nel 1796. Ed è per questo ed altri motivi che l'Islam è, ancora oggi, "parte integrante dell'America"[8].

È evidente quindi che il famoso "nuovo inizio" nei rapporti tra USA ed Islam, e più generalmente tra Oriente e Occidente, auspicato del presidente Obama, si basi appunto sui presupposti storico-culturali fatti propri da storici quali Henri Pirenne e Roberto Sabatino Lopez.



[1] Cfr. H.Pirenne, Maometto e Carlomagno, Laterza (1992), pag. 275

[2] Cfr. A. Ambrosioni, P. Zerbi, Problemi di storia medioevale, Vita e pensiero, Milano 1988, pag. 43

[3] Cfr. Cfr. H. Pirenne, Le città del Medioevo , Laterza (2007) pag. 21

[4] Cfr. R. S. Lopez, Influenze orientali e il risveglio economico dell'occidente, pag. 33

[5] R. S. LOPEZ, La rivoluzione commerciale del Medioevo, Torino, Einaudi 1975

[6] Barack Obama, Con l'Islam un nuovo inizio, Discorso all'Università del Cairo, 4 Giugno 2009, trad. it di Anna Bissanti, su www.Repubblica.it

[7] Ibidem

[8] Ibidem