Università


Vera Negri Zamagni

Problemi dell’Università italiana

Il mio pensiero su come migliorare la situazione dell’Università italiana è semplice e si articola in due parti: 1) Il sistema burocratico-statalista si è dimostrato poco valido in tanti settori, non si può continuare a ritenere che sia valido per l’Università. Ritengo dunque che si dovrebbe realizzare una riforma radicale dello stato giuridico delle Università, costituendole come Fondazioni non profit autonome, sottoposte al controllo di un’Agenzia indipendente sul tipo di quella prevista dal presente ministro. In questo modo, si risolverebbero tre importanti problemi: a) la responsabilità sui risultati di ciascuna università sarebbe duale: un Consiglio di amministrazione per la parte finanziaria, formato non da professori; e un Senato accademico formato da professori per la parte didattico-scientifica; b) i dipendenti, compreso i professori, sarebbero amministrati e motivati autonomamente, anche con incentivi legati al merito; c) si continuerebbero a ricevere fondi statali basati sul rating dell’Agenzia di valutazione, ma si potrebbe ricorrere al mercato per donazioni, ora praticamente impossibili. 2) E’ impossibile e mistificante continuare ad agire come se tutte le università si ponessero sul medesimo livello. E’ dunque ora di abolire il valore legale del titolo e dunque l’uniformità dei titoli. Solo se permetteremo alle università che ne hanno la capacità di raggiungere livelli di eccellenza sarà possibile rimettere l’Italia nel circuito della ricerca internazionale. Altrimenti continueremo ad assistere alla frustrazione dei migliori e alla partenza dei nostri giovani talenti verso l’estero, dove non poche volte raggiungono risultati di grande rilievo, fino al premio Nobel. Occorre mettere da parte il populismo che fcontinua a mantenere una finta uniformità e prendere atto che le università non sono tutte uguali, come le persone non sono tutte uguali. A ciascuno va data la possibilità di dimostrare cosa vale e a chi si trova in condizioni svantaggiate vanno dati appropriati aiuti per superare lo svantaggio, ma poi va preso atto che intelligenza, volontà, capacità organizzative producono differenze di performance. Sono le performance che contano ultimamente per potersi confrontare a livello internazionale, una verità così semplice da essere dirompente. Tutto il resto sono technicalities, che qualunque esperto può elaborare. Ma i precedenti interventi rappresentano la conditio sine qua non per un effettivo e duraturo miglioramento della qualità delle nostre università; essi richiedono il coraggio di rompere con un passato ormai ingombrante. Non mi nascondo il peso delle forze contrarie, in primo luogo un malinteso populismo di certa sinistra (in realtà non si promuovono davvero i poveri bravi nel nostro sistema attuale!) e la contrarietà dei molti professori che hanno approfittato della situazione per essere promossi in posizioni ottenute non per merito. Ma sembra ormai chiaro a chiunque conosca la disperante situazione dell’università italiana, che ormai per molti indicatori viene dopo a paesi come Spagna, Grecia e persino Turchia, che una svolta è improcrastinabile.