Diritto
Pier Luigi Spanò*
Sommario
1. Introduzione
2. L'evoluzione normativa europea: dal monopolio al mercato integrato
o 2.1 I primi passi: dalla Direttiva 96/92/CE al secondo pacchetto energia
o 2.2 Il terzo pacchetto energia e l'istituzione di ACER
o 2.3 Dall'Unione dell'Energia al Green Deal: nuove sfide e obiettivi
3. L'esperienza italiana: recepimenti normativi e resistenze strutturali
o 3.1 Il Decreto Bersani e la riforma del settore elettrico
o 3.2 La liberalizzazione del mercato del gas naturale
o 3.3 Il ruolo di ARERA e la governance del sistema energetico
o 3.4 La persistenza del servizio di maggior tutela
4. Le dinamiche di mercato: concentrazione, competizione e comportamenti dei consumatori
o 4.1 Struttura oligopolistica e barriere all'ingresso
o 4.2 La mobilità dei consumatori e l'alfabetizzazione energetica
o 4.3 Disparità territoriali e digital divide energetico
5. Oltre la liberalizzazione: criticità sistemiche e tensioni future
o 5.1 La crisi energetica del 2022 e il ripensamento del modello
o 5.2 Sicurezza degli approvvigionamenti e sovranità energetica
o 5.3 Il nuovo ruolo del consumatore: dai prosumer alle comunità energetiche
6. Conclusioni
7. Bibliografia
*Dottore in Giurisprudenza - Collaboratore parlamentare
1. Introduzione
Negli ultimi decenni, il settore energetico ha attraversato una trasformazione profonda, sia sul piano europeo che a livello nazionale. L'avanzare di un mercato fondato sulla concorrenza, promosso con decisione dalle istituzioni dell'Unione Europea, ha segnato un progressivo superamento del modello pubblico monopolistico che per lungo tempo aveva governato la gestione dell'elettricità e del gas. Tale evoluzione non si è limitata a un semplice cambiamento tecnico, ma ha inciso direttamente sul delicato equilibrio tra Stato, mercato e cittadino, mettendo al centro temi cruciali come la sicurezza degli approvvigionamenti, la sostenibilità ambientale e la protezione dei consumatori. Il processo di liberalizzazione del mercato energetico europeo rappresenta, a tutti gli effetti, una delle tappe più rilevanti nella storia dell'integrazione economica del continente. Esso si basa sull'idea che la concorrenza, se ben regolata, possa favorire l'efficienza, stimolare l'innovazione e tradursi in vantaggi concreti per i consumatori. Tuttavia, il fatto che l'energia sia un bene strategico, imprescindibile per lo sviluppo economico e per la qualità della vita, ha reso questa transizione tutt'altro che semplice, imponendo una costante mediazione tra logiche di mercato e finalità pubbliche. In Italia, l'adesione a questa trasformazione ha incontrato ostacoli non trascurabili. Sebbene il quadro normativo si sia progressivamente allineato alle direttive europee, l'attuazione concreta ha dovuto fare i conti con alcune rigidità strutturali: la conformazione del patrimonio infrastrutturale, la dipendenza energetica dall'estero, le caratteristiche geografiche del territorio e la frammentazione del tessuto imprenditoriale hanno inciso profondamente sui tempi e sulle modalità del cambiamento. Il risultato è stato un sistema formalmente coerente con gli standard europei, ma ancora segnato da forti specificità nazionali. Non a caso, la liberalizzazione non ha prodotto, almeno nell'immediato, gli effetti sperati: l'apertura del mercato ha coesistito a lungo con forme di tutela per le utenze più vulnerabili, in particolare le famiglie a basso reddito. Quella che avrebbe dovuto essere una fase transitoria si è estesa per oltre vent'anni, segno tangibile della complessità che accompagna ogni grande trasformazione nei settori ad alta rilevanza sociale ed economica.
2. L'evoluzione normativa europea: dal monopolio al mercato integrato
2.1 I primi passi: dalla Direttiva 96/92/CE al secondo pacchetto energia
La costruzione di un mercato energetico europeo si inserisce all'interno di un progetto più ampio di integrazione economica e politica, in cui il settore dell'energia, inizialmente ai margini, ha assunto via via un ruolo sempre più centrale. Un passaggio fondamentale in questa evoluzione è stato rappresentato dal Trattato di Lisbona, che ha attribuito all'energia lo status di competenza concorrente tra l'Unione Europea e gli Stati membri, riconoscendone l'importanza strategica per la coesione e la resilienza del continente. Ma il percorso di apertura del mercato ha preso avvio ben prima, con la Direttiva 96/92/CE, che per la prima volta ha imposto agli Stati l'obbligo di garantire l'accesso alle reti di trasmissione e distribuzione anche a soggetti diversi dagli operatori storici, ponendo così le fondamenta di un vero mercato concorrenziale nel settore elettrico[1]. Nonostante rappresentasse un deciso cambio di rotta rispetto al tradizionale modello monopolistico, questa prima direttiva lasciava ancora ampi margini di manovra ai singoli Stati, permettendo loro di scegliere tra diversi modelli di apertura e di stabilire autonomamente tempi e modalità di attuazione. L'approccio era volutamente graduale e rispettoso delle diverse realtà nazionali, riflettendo un equilibrio tra impulso comunitario e sensibilità locali. Parallelamente, anche il settore del gas naturale veniva coinvolto nel processo di liberalizzazione, con la Direttiva 98/30/CE che ne recepiva la specificità tecnica e commerciale. A differenza dell'elettricità, infatti, il gas è una risorsa meno standardizzata, che richiede infrastrutture più complesse e modalità di trasporto e stoccaggio diverse. Per questo motivo, la normativa europea ha previsto soluzioni più flessibili, soprattutto per quanto riguarda l'accesso alle reti di gasdotti e la gestione delle interconnessioni transfrontaliere[2]. Questa fase iniziale, pur innovativa, rimaneva caratterizzata da un forte ruolo degli Stati. È con il cosiddetto "secondo pacchetto energia" - formato dalla Direttiva 2003/54/CE per l'elettricità e dalla 2003/55/CE per il gas - che si compie un salto di qualità: non solo vengono rafforzati i principi di separazione funzionale (unbundling) tra le attività di produzione, trasmissione e distribuzione, ma si introducono anche diritti più chiari per i consumatori finali, con l'obiettivo di rendere il mercato non solo più efficiente, ma anche più trasparente e accessibile. La definizione di scadenze vincolanti per l'apertura dei mercati nazionali e l'introduzione di standard minimi di qualità del servizio segnarono un cambio di passo significativo, confermando la volontà dell'Unione di costruire un mercato energetico integrato, capace di rispondere in maniera coordinata alle sfide della sicurezza energetica, della sostenibilità e della competitività[3].
2.2 Il terzo pacchetto energia e l'istituzione di ACER
Il vero punto di svolta nel percorso di costruzione di un mercato energetico europeo compiutamente integrato è arrivato nel 2009 con l'adozione del cosiddetto terzo pacchetto energia, che dato un forte slancio sia sul piano normativo che su quello istituzionale. Composto dalle Direttive 2009/72/CE e 2009/73/CE e dai Regolamenti 714/2009 e 715/2009, questo pacchetto ha introdotto elementi di governance sovranazionale capaci di incidere concretamente sull'organizzazione dei mercati, portando a maturazione anni di confronto e tentativi progressivi di armonizzazione. Tra le innovazioni più significative spicca la nascita dell'Agenzia per la cooperazione dei regolatori dell'energia (ACER), un organismo indipendente a livello europeo con il compito di coordinare le autorità nazionali di regolazione e di garantire la coerenza delle regole nel mercato interno dell'energia[4]. Per la prima volta, un soggetto sovranazionale viene dotato di poteri vincolanti in un settore tradizionalmente dominato da interessi statali, a testimonianza della crescente consapevolezza che la frammentazione regolatoria rappresentava un freno strutturale allo sviluppo di un sistema energetico efficiente, resiliente e competitivo. Accanto al rafforzamento della governance, il terzo pacchetto ha introdotto un altro tassello chiave: la separazione proprietaria tra le attività di produzione e vendita di energia e la gestione delle reti di trasmissione, nota anche come ownership unbundling. Questa misura, fortemente dibattuta e accolta con riluttanza da parte di alcuni Stati membri e grandi operatori energetici, mirava a rimuovere i conflitti di interesse che potevano ostacolare l'accesso equo e non discriminatorio alle infrastrutture, elemento essenziale per assicurare una vera concorrenza nel mercato. Per attenuare le resistenze, il pacchetto prevedeva anche modelli alternativi di separazione che, pur senza imporre la cessione della proprietà delle reti, garantissero comunque l'autonomia gestionale e decisionale dei gestori. L'obiettivo, in fondo, era creare le condizioni per un mercato trasparente, aperto e dinamico, in cui gli attori potessero competere ad armi pari e in cui l'interesse pubblico fosse preservato attraverso regole comuni e condivise. In questo senso, il terzo pacchetto energia ha rappresentato non solo una tappa normativa, ma un momento di maturazione politica dell'Unione Europea nel suo cammino verso una politica energetica realmente comune.
2.3 Dall'Unione dell'Energia al Green Deal: nuove sfide e obiettivi
Accanto all'evoluzione normativa, il processo di liberalizzazione si è intrecciato con strategie di lungo periodo, a cominciare dall'Unione dell'Energia del 2015, che ha posto l'accento sulla sicurezza degli approvvigionamenti e sulla solidarietà tra Stati membri. Questa iniziativa, lanciata dalla Commissione Juncker, ha ampliato significativamente il perimetro delle politiche energetiche europee, integrando obiettivi di competitività, sostenibilità e sicurezza in una visione d'insieme coerente e ambiziosa. I cinque pilastri dell'Unione dell'Energia (sicurezza energetica, mercato interno completamente integrato, efficienza energetica, decarbonizzazione e ricerca e innovazione) hanno ridefinito il quadro strategico di riferimento, superando la logica settoriale che aveva caratterizzato le fasi precedenti della liberalizzazione. L'approccio integrato promosso dall'Unione dell'Energia ha trovato concreta applicazione nel Clean Energy Package del 2019, che ha aggiornato la normativa europea in materia di efficienza energetica, fonti rinnovabili e governance dell'Unione dell'Energia. Il Green Deal Europeo, presentato nel 2019, e il piano RePowerEU, adottato nel 2022 in risposta alla crisi energetica scatenata dal conflitto russo-ucraino, hanno collocato la transizione ecologica e la decarbonizzazione al centro delle politiche energetiche comunitarie[5]. Questi programmi hanno introdotto obiettivi ancora più ambiziosi in termini di riduzione delle emissioni di gas serra e di sviluppo delle fonti rinnovabili, richiedendo una revisione profonda dei modelli di mercato e delle politiche di sostegno. Il piano REPowerEU, in particolare, ha evidenziato l'interconnessione tra sicurezza energetica, competitività economica e sostenibilità ambientale, proponendo un approccio integrato basato su tre pilastri: diversificazione delle fonti di approvvigionamento, accelerazione della transizione verso le energie rinnovabili e miglioramento dell'efficienza energetica. Tali sviluppi hanno rafforzato l'idea che il mercato dell'energia, per essere sostenibile nel tempo, debba essere insieme competitivo, integrato e orientato agli obiettivi climatici.
3. L'esperienza italiana: recepimenti normativi e resistenze strutturali
3.1 Il Decreto Bersani e la riforma del settore elettrico
Il recepimento della normativa europea in Italia è avvenuto attraverso due interventi legislativi fondamentali: il d.lgs. 79/1999, noto come "Decreto Bersani", e il d.lgs. 164/2000, che hanno rispettivamente aperto alla concorrenza i mercati dell'energia elettrica e del gas. Il Decreto Bersani, in particolare, ha rappresentato una vera e propria rivoluzione nel panorama energetico italiano, scardinando un sistema che aveva visto ENEL dominare incontrastata per oltre tre decenni dalla sua costituzione nel 1962. La riforma ha introdotto la separazione tra produzione, trasporto, distribuzione e vendita, stabilendo che nessun soggetto potesse detenere più del 50% della capacità di generazione elettrica nazionale e più del 50% dell'energia immessa in rete. Questa limitazione, più stringente rispetto ai vincoli europei, rifletteva la preoccupazione del legislatore italiano per la particolare concentrazione che caratterizzava il mercato nazionale. Contestualmente, è stato riconosciuto il diritto per i clienti di scegliere liberamente il proprio fornitore, inizialmente limitato ai grandi consumatori industriali e successivamente esteso a tutte le categorie di utenti[6]. Il processo di privatizzazione di ENEL, avviato di pari passo alla liberalizzazione, ha seguito un percorso graduale che ha visto la cessione di quote crescenti di capitale azionario ai privati, pur mantenendo il controllo pubblico attraverso il Ministero dell'Economia e delle Finanze. Parallelamente, è stata costituita Terna S.p.A. come gestore della rete di trasmissione nazionale, successivamente separata da ENEL e quotata in borsa, garantendo così l'indipendenza della gestione delle infrastrutture strategiche. La creazione del mercato elettrico ha richiesto inoltre lo sviluppo di nuove architetture istituzionali e operative, portando all'istituzione del Gestore del Mercato Elettrico (GME) per organizzare e gestire il mercato dell'energia elettrica, fornendo una piattaforma trasparente per la formazione dei prezzi e la contrattazione delle commodity energetiche[7].
3.2 La liberalizzazione del mercato del gas naturale
Il d.lgs. 164/2000 ha disciplinato la liberalizzazione del settore del gas naturale, seguendo principi analoghi a quelli applicati al settore elettrico ma tenendo conto delle specificità tecniche e commerciali di questo mercato. La riforma ha imposto la separazione funzionale tra le attività di trasporto, distribuzione, stoccaggio e vendita, introducendo l'obbligo di accesso di terzi alle infrastrutture e promuovendo lo sviluppo della concorrenza nei segmenti competitivi della filiera. ENI, l'operatore storico del settore, è stata sottoposta a vincoli strutturali per limitare la sua posizione dominante, con l'obbligo di cedere quote significative della capacità di trasporto e di stoccaggio[8]. La costituzione di Snam Rete Gas come società separata per la gestione della rete di trasporto nazionale ha rappresentato un passaggio cruciale per garantire l'accesso non discriminatorio alle infrastrutture. Successivamente, anche le attività di stoccaggio sono state conferite a una società dedicata (Stogit), completando il processo di unbundling del gruppo ENI. Il mercato del gas ha presentato complessità aggiuntive rispetto a quello elettrico, legate principalmente alla natura della commodity e alle caratteristiche delle infrastrutture. La dipendenza italiana dalle importazioni, che rappresentano oltre il 90% del fabbisogno nazionale, ha reso necessario lo sviluppo di un sistema di approvvigionamento diversificato, basato su contratti di lungo termine con i principali fornitori internazionali. La realizzazione di nuove infrastrutture, come i rigassificatori e i gasdotti di interconnessione con l'Europa, ha richiesto investimenti significativi e complessi processi autorizzativi[9].
3.3 Il ruolo di ARERA e la governance del sistema energetico
L'istituzione dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas (oggi ARERA - Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) ha rappresentato un elemento fondamentale del nuovo assetto istituzionale. Dotata di autonomia decisionale e finanziaria, l'Autorità ha il compito di regolare i servizi di pubblica utilità nei settori dell'energia elettrica, del gas naturale, dei servizi idrici e del ciclo dei rifiuti, garantendo la promozione della concorrenza e la tutela degli interessi dei consumatori. Le competenze di ARERA spaziano dalla definizione delle tariffe per i servizi a rete alla regolazione della qualità del servizio, dall'emanazione di direttive tecniche alla risoluzione delle controversie tra operatori e consumatori. Il modello regolatorio adottato si basa su principi di trasparenza, partecipazione e proporzionalità, con l'obiettivo di bilanciare le esigenze di efficienza economica con quelle di equità sociale e sostenibilità ambientale. L'evoluzione del quadro regolatorio ha riflesso i cambiamenti del settore energetico e l'emergere di nuove sfide, con l'integrazione delle fonti rinnovabili, lo sviluppo delle reti intelligenti, la promozione dell'efficienza energetica e la gestione della transizione energetica che hanno richiesto l'adozione di approcci regolativi innovativi, capaci di conciliare gli obiettivi di mercato con quelli di sostenibilità ambientale[10].
3.4 La persistenza del servizio di maggior tutela
Tuttavia, l'attuazione effettiva di queste riforme si è dimostrata più problematica di quanto previsto. Da un lato la struttura del mercato italiano è rimasta fortemente concentrata, con pochi grandi operatori a detenere quote rilevanti; dall'altro, la cultura energetica dei consumatori è rimasta spesso debole, condizionando la mobilità nel mercato libero e ostacolando la piena affermazione della concorrenza. A ciò si è aggiunto un ulteriore elemento di complessità: la persistenza, ben oltre il periodo transitorio inizialmente previsto, del servizio di maggior tutela, ossia un regime in cui le tariffe sono stabilite da ARERA nei confronti dei clienti che non hanno effettuato il passaggio al mercato libero. Questo sistema, concepito originariamente come transitorio, si è protratto per oltre due decenni, diventando di fatto un elemento strutturale del mercato energetico italiano[11]. Nel corso degli anni, questo regime ha subito numerose proroghe giustificate dalla necessità di tutelare i cosiddetti "clienti vulnerabili", ovvero soggetti in condizioni economiche svantaggiate, con disabilità, in età avanzata, oppure residenti in aree geografiche isolate. La definizione di vulnerabilità è stata progressivamente affinata, includendo criteri reddituali, anagrafici, sanitari e territoriali, nel tentativo di garantire protezione alle fasce più deboli della popolazione senza compromettere lo sviluppo della concorrenza. Solo di recente si è giunti a una riforma organica che ha fissato date definitive per la cessazione del servizio di tutela: il 10 gennaio 2024 per il gas naturale e il 1° luglio 2024 per l'energia elettrica, fatta eccezione, ancora una volta, per i clienti vulnerabili, per i quali è stato previsto un regime speciale di fornitura regolata. Questa transizione ha richiesto un'intensa attività di preparazione, con campagne informative rivolte ai consumatori e misure di accompagnamento per facilitare il passaggio al mercato libero.
4. Le dinamiche di mercato: concentrazione, competizione e comportamenti dei consumatori
4.1 Struttura oligopolistica e barriere all'ingresso
A oltre vent'anni dall'inizio del percorso di liberalizzazione, il mercato energetico italiano continua a essere dominato da pochi grandi attori, dando forma a una struttura ancora fortemente oligopolistica. Nel comparto elettrico, solo tre operatori controllano circa il 60% della capacità di generazione, mentre nel settore del gas la situazione è ancora più concentrata, con oltre il 70% delle forniture retail gestite dai principali gruppi. Questo equilibrio, tutt'altro che casuale, è il risultato di una combinazione di dinamiche economiche e scelte strategiche. Le economie di scala, infatti, premiano inevitabilmente le realtà di grandi dimensioni, soprattutto in un settore come quello energetico, dove la verticalizzazione della filiera e l'ampiezza degli investimenti richiesti rendono difficile la sopravvivenza di operatori più piccoli. A complicare ulteriormente l'accesso di nuovi entranti, ci sono barriere tecniche e finanziarie ancora molto elevate. Nel tempo, fusioni e acquisizioni hanno poi accelerato la concentrazione, come dimostrano operazioni rilevanti quali l'acquisizione di Edison da parte del colosso francese EDF, la fusione tra le ex municipalizzate AEM e ASM che ha dato vita ad A2A, o l'incorporazione di molte piccole utilities locali in gruppi più strutturati. Questo processo ha sicuramente portato benefici in termini di efficienza e solidità finanziaria, ma ha anche alimentato dubbi sulla reale possibilità di mantenere un livello di concorrenza sufficiente a tutelare i consumatori e stimolare l'innovazione[12].
4.2 La mobilità dei consumatori e l'alfabetizzazione energetica
Uno degli ostacoli più significativi alla piena apertura del mercato energetico riguarda la scarsa mobilità dei consumatori, in particolare nel segmento domestico. Nonostante la liberalizzazione abbia formalmente esteso la possibilità di scelta a tutti gli utenti, una parte consistente della popolazione è rimasta ancorata al servizio di maggior tutela fino alla sua graduale dismissione. I numeri parlano chiaro: prima della fine del regime tutelato, solo il 65% dei clienti elettrici e il 75% di quelli del gas aveva effettuato il passaggio al mercato libero. Questa apparente inerzia, tuttavia, non va letta come semplice resistenza al cambiamento, ma come il riflesso di una serie di ostacoli concreti. Da un lato, la complessità dell'offerta commerciale ha reso difficile per molti utenti orientarsi tra tariffe, clausole e condizioni contrattuali spesso poco chiare o eccessivamente tecniche. La possibilità di risparmio, per quanto teoricamente presente, è risultata difficile da valutare in un contesto di proposte numerose ma poco trasparenti. Dall'altro, la scarsa alfabetizzazione energetica ha impedito a molte persone di affrontare questo passaggio con consapevolezza. Non conoscere il funzionamento del mercato, la formazione dei prezzi, o i propri diritti di consumatore ha reso il cambiamento percepito come un rischio più che come un'opportunità. Per rispondere a queste difficoltà, l'Autorità di regolazione ha introdotto strumenti utili come il Portale Offerte, che consente di confrontare in modo chiaro le tariffe disponibili, e ha imposto obblighi informativi più rigorosi ai venditori. Sono passi importanti verso una maggiore trasparenza, ma perché il mercato libero possa davvero dirsi accessibile a tutti, sarà necessario continuare a lavorare sul fronte dell'informazione, della semplificazione e del supporto diretto ai cittadini.
4.3 Disparità territoriali e digital divide energetico
Un elemento spesso lasciato ai margini del dibattito, ma che sta diventando sempre più centrale, riguarda le profonde disuguaglianze territoriali nell'accesso ai servizi energetici e nella qualità delle offerte disponibili. In molte aree interne, rurali o meno densamente popolate, i cittadini si trovano di fronte a un mercato energetico poco competitivo: pochi operatori, scarsa varietà di offerte, costi più elevati. In questi territori, la mancanza di infrastrutture (soprattutto nel settore del gas) limita concretamente la possibilità di scelta e di accesso a condizioni vantaggiose, accentuando un divario che non è solo economico, ma anche sociale. A tutto questo si aggiunge una forma di disuguaglianza meno visibile, ma altrettanto incisiva: il divario digitale. La crescente digitalizzazione dei servizi energetici, accelerata anche dall'esperienza della pandemia, ha trasformato il modo in cui i cittadini accedono e gestiscono l'energia. Tuttavia, non tutti hanno le stesse possibilità di navigare in questo nuovo ecosistema digitale. Le persone anziane, chi vive in aree isolate o chi ha competenze informatiche limitate rischia di restare escluso da strumenti e opportunità che dovrebbero essere alla portata di tutti. Le tecnologie intelligenti, come le smart grid o i contatori digitali, rappresentano senz'altro un passo avanti, perché permettono una gestione più efficiente e consapevole dell'energia. Ma da sole non bastano. Perché siano davvero inclusive, servono investimenti concreti nelle infrastrutture, ma anche nelle persone: serve formazione, supporto, ascolto. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha messo sul tavolo risorse importanti in questa direzione, ma la vera sfida sarà tradurle in azioni coordinate e continuative, capaci di coinvolgere amministrazioni, imprese e cittadini. Solo così si potrà costruire un sistema energetico che sia davvero moderno, ma anche equo e vicino alle esigenze di tutti, nessuno escluso.
5. Oltre la liberalizzazione: criticità sistemiche e tensioni future
5.1 La crisi energetica del 2022 e il ripensamento del modello
La crisi energetica del 2022, scatenata dal conflitto russo-ucraino e dall'interruzione delle forniture di gas dalla Russia, ha messo in discussione alcuni dei presupposti fondanti della liberalizzazione. L'impennata dei prezzi dell'energia, che ha raggiunto livelli record sui mercati europei, ha evidenziato i limiti dei meccanismi di mercato nel garantire prezzi stabili e accessibili per i consumatori, soprattutto in situazioni di stress geopolitico. La risposta delle istituzioni europee e nazionali ha comportato l'adozione di misure straordinarie di intervento sui mercati, dalla fissazione di tetti massimi ai prezzi del gas all'introduzione di contributi pubblici per contenere le bollette energetiche. Questi interventi, pur necessari per fronteggiare l'emergenza, hanno segnato una parziale sospensione dei meccanismi di mercato e hanno riaperto il dibattito sul ruolo dello Stato nel settore energetico. In Italia, il governo ha stanziato oltre 60 miliardi di euro per sostenere famiglie e imprese di fronte ai rincari energetici, attraverso una serie di decreti-legge che hanno introdotto crediti d'imposta, riduzioni delle accise e meccanismi di compensazione automatica delle bollette. Queste misure, pur limitando l'impatto sociale della crisi, hanno comportato un significativo impegno delle finanze pubbliche e hanno evidenziato la persistente rilevanza strategica del settore energetico.
5.2 Sicurezza degli approvvigionamenti e sovranità energetica
La crisi ha inoltre riportato al centro del dibattito politico il tema della sicurezza degli approvvigionamenti e della sovranità energetica. La dipendenza italiana dalle importazioni di gas russo, che prima del conflitto rappresentavano circa il 40% del fabbisogno nazionale, ha evidenziato i rischi associati a una strategia di approvvigionamento eccessivamente concentrata su un singolo fornitore. La risposta italiana ha puntato sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, con l'accelerazione dei progetti di interconnessione con il Nord Africa e l'aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto. Accordi strategici con Algeria, Azerbaijan, Qatar e altri fornitori internazionali hanno permesso di ridurre significativamente la dipendenza dal gas russo, dimostrando la capacità di adattamento del sistema energetico nazionale. Parallelamente, la crisi ha accelerato gli investimenti nelle fonti rinnovabili, considerate strategiche per ridurre la dipendenza energetica dall'estero. Il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC) è stato rivisto al rialzo, con obiettivi più ambiziosi per lo sviluppo di fotovoltaico, eolico e altre tecnologie pulite. Tuttavia, l'intermittenza delle fonti rinnovabili pone nuove sfide per la gestione della sicurezza del sistema elettrico e richiede lo sviluppo di tecnologie di accumulo e di flessibilità.
5.3 Il nuovo ruolo del consumatore: dai prosumer alle comunità energetiche
Negli ultimi anni si è affermato un modello energetico ibrido, in cui il mercato continua a svolgere un ruolo centrale, ma viene integrato da strumenti di coordinamento sovranazionale, interventi straordinari nei momenti di crisi e misure strutturali di tutela per le categorie più vulnerabili. In questo nuovo contesto, anche la figura del consumatore ha assunto un volto diverso: da soggetto passivo diventa protagonista attivo del sistema energetico, capace di produrre, consumare e condividere energia, spesso organizzandosi in comunità energetiche. Questo cambiamento è stato reso possibile dai progressi tecnologici e dal calo dei costi delle fonti rinnovabili, che hanno facilitato la diffusione di impianti di produzione distribuita e promosso la nascita di nuovi modelli partecipativi. I cosiddetti prosumer - cittadini che producono e consumano energia - rappresentano oggi una realtà in crescita, supportata da politiche di incentivazione mirate e da un quadro normativo in evoluzione. Le comunità energetiche rinnovabili (CER) e i gruppi di autoconsumo collettivo, in particolare, offrono un'opportunità concreta per condividere l'energia prodotta localmente e accedere a benefici economici e ambientali. La normativa italiana, aggiornata per recepire le direttive europee, prevede specifiche tariffe premio per l'energia condivisa all'interno di questi schemi collaborativi, riconoscendone il valore non solo sul piano economico, ma anche in termini di sostenibilità ambientale, inclusione sociale e rafforzamento della coesione territoriale. Le comunità energetiche, infatti, non solo contribuiscono alla riduzione delle emissioni di CO₂ e alla creazione di valore economico locale, ma rappresentano anche uno strumento di partecipazione democratica nella gestione delle risorse, rafforzando i legami tra cittadini e promuovendo un modello energetico più equo, resiliente e condiviso.
6. Conclusioni
Il caso italiano dimostra come la liberalizzazione del mercato energetico, pur essendo un passaggio necessario e in larga parte irreversibile, non possa essere intesa come un semplice traguardo tecnico, ma come un processo profondamente politico e culturale. L'apertura alla concorrenza, infatti, non garantisce automaticamente un mercato efficiente, trasparente e accessibile a tutti: per raggiungere questi obiettivi è indispensabile una regolazione intelligente, che tuteli i consumatori (soprattutto quelli più vulnerabili) e che sia coerente con letteralmente tutti sfide della decarbonizzazione e dell'equità sociale. L'esperienza italiana degli ultimi venticinque anni racconta una storia fatta di progressi, come la creazione di un mercato più competitivo, l'aumento dell'efficienza e la crescita delle fonti rinnovabili, ma anche di ostacoli strutturali ancora presenti, come la concentrazione dell'offerta, la bassa mobilità dei consumatori domestici e le disparità territoriali. La crisi energetica del 2022 ha rappresentato un momento di svolta, rivelando la necessità di bilanciare gli obiettivi di efficienza economica con quelli di sicurezza nazionale e coesione sociale. In questa direzione, la presenza dello Stato, attraverso una governance pubblica flessibile e capace di intervenire nei momenti critici, si è confermata essenziale. Guardando al futuro, le sfide da affrontare, partendo dall'uscita dal mercato tutelato alla piena realizzazione del mercato unico europeo, richiedono una visione integrata, che superi le logiche settoriali e sappia promuovere sinergie tra politiche energetiche, ambientali, industriali e sociali. Solo attraverso una prospettiva sistemica e una partecipazione attiva dei cittadini sarà possibile costruire un mercato dell'energia che sia allo stesso tempo efficiente, sostenibile e inclusivo.
7. Bibliografia
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ARERA, Aggiornamento, per il trimestre 1 luglio - 30 settembre 2021, delle
condizioni economiche del servizio di vendita dell'energia elettrica in
maggior tutela, determinazione del parametro α e del corrispettivo CPSTG
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ARERA, Differimento del termine di pubblicazione del regolamento di gara
per l'assegnazione del servizio a tutele graduali per le piccole imprese del
settore dell'energia elettrica di cui alla legge 4 agosto 2017, n. 124 e
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ARERA, Disposizioni per l'erogazione del servizio a tutele graduali per le
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ARERA, Elettricità: clienti non vulnerabili, rientro in Maggior Tutela diritto
sempre garantito se la richiesta arriva entro il 30 giugno, aprile 2024.
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elettrica e del gas naturale: il caso italiano nel panorama europeo, luglio 2017.
[4] Tra i compiti assegnati all'ACER, vi è il monitoraggio delle attività di negoziazione nel mercato dell'energia all'ingrosso, mediante l'istituzione di un registro europeo degli operatori di mercato basato sulle informazioni fornite dalle autorità nazionali.
[5][5] Cfr. Agenzia Europea per l'ambiente, Trends and projections in Europe 2020, Tracking progress towards Europe's climate and energy targets, Copenaghen, 2020.
[6] Antonino Longo, La liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica e la tutela della concorrenza.
[7] Giannetti R., Il servizio elettrico dai sistemi regionali alla liberalizzazione, 2013.
[8] Zappa S., Enrico Mattei e l'Eni nel contesto nazionale ed internazionale,
marzo 2015.
[9] Giachetti Fantini M., La liberalizzazione del mercato dell'energia.
elettrica e del gas naturale: il caso italiano nel panorama europeo, luglio 2017.
[10] Scalfani F., Zanettini L., L'autorità per l'energia elettrica e il gas.
[11] Debora Caldirola, La dimensione comunitaria del servizio pubblico, ovvero il servizio di interesse economico generale e il servizio universale, 2001.
[12] Casazza M., Enti di ricerca e industria nel settore del trasporto dell'energia
elettrica in prospettiva europea, Torino, 2010.