Diritto
Pier Luigi Spanò*
Sommario
1. Introduzione
2. Il Contesto Geopolitico e la Necessità della Transizione Energetica
3. Il Piano REPowerEU: Struttura e Obiettivi Strategici
4. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): Il Caso Italiano
5. Sinergie e Complementarietà tra REPowerEU e PNRR
6. Strumenti Finanziari e Meccanismi di Implementazione
7. Sfide Tecnologiche e Opportunità di Innovazione 8
. Impatti Socio-Economici e Governance della Transizione
9. Prospettive Future e Sostenibilità del Modello Energetico Europeo
10. Conclusioni
* Dottore in Giurisprudenza - Collaboratore parlamentare
1. Introduzione
La transizione energetica è una delle sfide più complesse e decisive del XXI secolo, perché non riguarda solo la tecnologia, ma tocca anche aspetti economici, sociali e geopolitici. L'Unione Europea ha scelto di giocare un ruolo da protagonista in questo processo, puntando su strategie ambiziose per trasformare profondamente il sistema energetico: ridurre le emissioni di CO₂, migliorare l'efficienza e diversificare le fonti di approvvigionamento sono gli obiettivi chiave. Questo studio si concentra sull'evoluzione della transizione energetica in Europa, analizzando due strumenti fondamentali: il piano REPowerEU e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con un focus particolare sull'Italia. Entrambi rappresentano la risposta dell'UE a una serie di sfide sempre più urgenti, rese ancora più pressanti dalla guerra tra Russia e Ucraina e dalla necessità di raggiungere gli obiettivi ambientali fissati dal Green Deal europeo. L'analisi si basa su un confronto tra le diverse politiche energetiche europee, integrando punti di vista economici, tecnologici e di governance, con l'obiettivo di valutare quanto siano efficaci queste strategie e quali prospettive concrete offrano per il futuro della transizione energetica nel contesto europeo.
2. Il Contesto Geopolitico e la Necessità della Transizione Energetica
La transizione energetica in Europa non può essere pienamente compresa senza tenere conto del contesto geopolitico che ha segnato gli ultimi decenni. La forte dipendenza dell'Unione Europea dalle importazioni di combustibili fossili, in particolare dal gas naturale russo, ha rappresentato una vulnerabilità strategica evidente, resa ancora più drammatica dallo scoppio del conflitto in Ucraina nel 2022. Per anni, l'Europa ha costruito un sistema energetico in cui circa il 60% del fabbisogno era coperto da fonti esterne, con il gas russo a rappresentare circa il 40% delle importazioni totali di gas[1]. Questa situazione ha esposto l'Unione a rischi economici, come l'oscillazione incontrollabile dei prezzi, ma anche a pericoli legati alla sicurezza energetica e all'autonomia strategica del continente[2]. Inoltre, l'uso massiccio di combustibili fossili si è rivelato incompatibile con gli impegni ambientali presi dall'UE, come quelli previsti dall'Accordo di Parigi e dal Green Deal europeo. Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, l'Unione si è posta l'obiettivo intermedio di ridurre del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. La combinazione di fattori geopolitici, pressioni economiche e urgenza climatica ha spinto l'Europa a elaborare strategie integrate per la transizione energetica, sfociate nel piano REPowerEU e nel potenziamento di strumenti nazionali come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), fondamentali per accelerare il cambiamento e rafforzare la resilienza energetica a livello comunitario[3].
3. Il Piano REPowerEU: Struttura e Obiettivi Strategici
Il piano REPowerEU, presentato dalla Commissione Europea nel maggio 2022, rappresenta una risposta strategica ambiziosa alle sfide energetiche contemporanee. L'iniziativa si articola attorno a quattro pilastri fondamentali: la sostituzione dei combustibili fossili russi, la diversificazione degli approvvigionamenti, l'accelerazione della transizione verso le energie rinnovabili e il miglioramento dell'efficienza energetica[4]. La strategia di sostituzione dei combustibili fossili russi prevede una riduzione graduale e programmata delle importazioni, con l'obiettivo di raggiungere l'indipendenza energetica dalla Russia entro il 2030. Questo processo implica la ricerca di fornitori alternativi, lo sviluppo di infrastrutture di importazione diversificate e l'accelerazione della produzione domestica di energia da fonti rinnovabili. La diversificazione degli approvvigionamenti si concretizza attraverso l'intensificazione delle partnership energetiche con paesi terzi, lo sviluppo di corridoi energetici alternativi e la creazione di meccanismi di acquisto congiunto a livello europeo. La piattaforma energetica dell'UE[5] rappresenta uno strumento innovativo per aggregare la domanda europea e aumentare il potere negoziale nei confronti dei fornitori internazionali, e l'accelerazione della transizione verso le energie rinnovabili costituisce il nucleo strategico del piano, con l'obiettivo di raddoppiare la capacità installata di energia solare entro il 2025 e di raggiungere 1.236 GW di capacità rinnovabile totale entro il 2030. La strategia europea per l'idrogeno assume in un simile contesto particolare rilevanza, con l'obiettivo di produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile domestico e importare ulteriori 10 milioni di tonnellate entro il 2030[6]. Il miglioramento dell'efficienza energetica rappresenta il quarto pilastro, con misure che spaziano dalla ristrutturazione degli edifici all'ottimizzazione dei processi industriali, con l'obiettivo di ridurre il consumo energetico dell'UE del 13% entro il 2030 attraverso l'implementazione di tecnologie avanzate e pratiche di gestione energetica innovative.
4. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): Il Caso Italiano
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è uno degli strumenti più importanti che l'Italia ha messo in campo per accelerare la transizione energetica, adattando le priorità europee alle caratteristiche economiche, sociali e territoriali del nostro Paese. Una parte consistente dei fondi (oltre 68 miliardi di euro)[7] è dedicata alla cosiddetta "Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica", una delle missioni centrali del piano. All'interno di questa, un ruolo chiave è giocato dalla componente dedicata a energia rinnovabile, idrogeno, reti e mobilità sostenibile, che conta su circa 24 miliardi di euro[8]. Gli investimenti puntano su vari fronti: dallo sviluppo di impianti agrivoltaici di nuova generazione, con cui si prevede di aggiungere 2,43 GW di capacità rinnovabile, alla promozione delle comunità energetiche e dell'autoconsumo collettivo, strumenti pensati per rendere la produzione di energia più locale, partecipata e accessibile, riducendo anche il costo delle bollette per cittadini e imprese[9]. L'idrogeno rappresenta un altro pilastro della strategia: il piano prevede investimenti in ricerca, progetti pilota e infrastrutture, con l'obiettivo di fare dell'Italia un punto di riferimento europeo per l'idrogeno verde, valorizzando il potenziale delle rinnovabili nel Sud e le capacità industriali del Nord. Anche le reti energetiche saranno potenziate per poter integrare sempre più fonti pulite e garantire sicurezza negli approvvigionamenti: si investirà nella digitalizzazione della distribuzione, nello stoccaggio dell'energia e nel rafforzamento dei collegamenti con gli altri paesi europei. Tutto questo è accompagnato da un sistema di gestione che include obiettivi precisi, scadenze chiare e controlli regolari per assicurare che i fondi vengano usati bene e in modo trasparente. La riuscita del piano, però, dipende anche da come lavorano insieme le istituzioni: la collaborazione tra Stato, regioni ed enti locali sarà decisiva per trasformare gli investimenti in risultati concreti.
5. Sinergie e Complementarietà tra REPowerEU e PNRR
Quando si guarda al legame tra il piano REPowerEU e il PNRR, si scopre un vero e proprio gioco di squadra tra Europa e Italia per affrontare insieme la sfida della transizione energetica. Da un lato, REPowerEU traccia la rotta, fissando obiettivi comuni e strategie condivise a livello europeo; dall'altro, il PNRR fornisce gli strumenti concreti e le risorse economiche per trasformare quelle strategie in progetti reali nel nostro territorio. I due piani si parlano e si rafforzano a vicenda, avendo gli stessi obiettivi: ridurre le emissioni, aumentare la sicurezza energetica e accelerare il passaggio alle rinnovabili, coordinandosi grazie a un sistema di governance multilivello che garantisce coerenza tra ciò che si decide a Bruxelles e ciò che si fa in Italia. Anche sul piano economico, l'integrazione è evidente: REPowerEU ha portato a un potenziamento del PNRR, aggiungendo un intero capitolo dedicato alla sicurezza energetica e portando le risorse italiane per la transizione a oltre 70 miliardi di euro[10]. Ma la sinergia non è solo finanziaria: nel campo dell'idrogeno e delle rinnovabili, ad esempio, i progetti nazionali di ricerca si collegano con quelli europei, creando ambienti collaborativi dove imprese, università e istituzioni possono innovare insieme e rafforzare la competitività dell'Europa nei settori dell'energia pulita[11]. Anche il territorio ha un ruolo centrale: le politiche tengono conto delle differenze locali e puntano a valorizzare in particolare le aree che più possono contribuire o che più hanno bisogno di essere accompagnate nel cambiamento. Il Sud Italia, ad esempio, è al centro di investimenti strategici, pensati non solo per accelerare la transizione energetica, ma anche per stimolare crescita economica, creare lavoro e ridurre i divari tra le diverse aree del Paese.
6. Strumenti Finanziari e Meccanismi di Implementazione
L'Europa sta affrontando la transizione energetica con una strategia che unisce risorse pubbliche e capitali privati, cercando di rendere il cambiamento sostenibile anche dal punto di vista economico. In Italia, il principale motore finanziario di questo processo è il Fondo per la Ripresa e la Resilienza, che mette a disposizione 191,5 miliardi di euro: 68,6 miliardi arrivano sotto forma di sovvenzioni, mentre i restanti 122,9 miliardi sono prestiti[12]. Questi fondi non vengono erogati tutti insieme, ma sono legati al raggiungimento di obiettivi specifici: un modo per garantire che i progetti producano risultati concreti.
Anche il capitale privato ha un ruolo crescente, grazie a strumenti finanziari innovativi come i green bond, i prestiti legati alla sostenibilità e i fondi ESG (Environmental, Social and Governance). La Banca Europea per gli Investimenti ha rafforzato il proprio impegno su questo fronte, destinando 30 miliardi di euro aggiuntivi nell'ambito del piano REPowerEU[13]. Per attrarre investimenti in settori ad alta intensità tecnologica, spesso considerati rischiosi e con ritorni economici a lungo termine, si ricorre a strumenti di de-risking: garanzie pubbliche, partenariati tra pubblico e privato e sistemi per condividere il rischio tecnologico. Questi meccanismi aiutano a superare le difficoltà tipiche del mercato quando si parla di innovazione energetica. Un altro strumento importante è la fiscalità energetica, che include il sistema europeo di scambio delle emissioni (EU ETS), le carbon tax e incentivi fiscali per chi investe in rinnovabili e in efficienza energetica[14]. Tuttavia, per rendere il mercato davvero competitivo e prevenire spostamenti delle industrie verso paesi con normative meno severe (il cosiddetto carbon leakage), è fondamentale armonizzare le regole fiscali a livello europeo.
7. Sfide Tecnologiche e Opportunità di Innovazione
La transizione energetica in Europa richiede un salto tecnologico concreto: non basta migliorare le tecnologie esistenti, serve anche innovare profondamente, soprattutto nei settori industriali dove ridurre le emissioni è più difficile. Nel campo delle energie rinnovabili, le principali sfide riguardano la produzione intermittente, l'integrazione nella rete elettrica e la necessità di abbassare i costi. Per garantire stabilità al sistema, diventa cruciale investire in sistemi di accumulo come le batterie al litio e le tecnologie power-to-gas. L'idrogeno verde si profila come un vettore energetico strategico per decarbonizzare settori come acciaio, chimica e cemento, ma restano da affrontare ostacoli legati ai costi, alle infrastrutture e all'efficienza delle tecnologie di utilizzo. La digitalizzazione è un elemento chiave per ottimizzare la gestione del sistema energetico, attraverso reti intelligenti, software avanzati e strumenti basati su intelligenza artificiale come l'Internet of Energy e i digital twin, che simulano digitalmente impianti e reti per migliorarne le prestazioni[15]. Anche le tecnologie per la cattura, il riutilizzo e lo stoccaggio della CO₂ (CCUS) stanno assumendo un ruolo sempre più importante, specialmente nei settori che non possono essere facilmente elettrificati[16]. Un approccio promettente è quello degli hub industriali integrati, dove gli scarti di un processo diventano risorse per un altro, promuovendo un'economia circolare anche nei comparti più energivori.
8. Impatti Socio-Economici e Governance della Transizione
La transizione energetica genera impatti complessi e intricati sul tessuto socio-economico europeo, richiedendo strategie di governance innovative per massimizzare i benefici e mitigare i costi di transizione. L'analisi degli impatti deve infatti considerare le diverse dimensioni temporali e territoriali del processo di trasformazione. Inoltre, a livello occupazionale, la transizione energetica genera effetti contraddittori: mentre alcuni settori tradizionali sperimentano processi di ridimensionamento, emergono nuove opportunità nei settori delle energie rinnovabili, dell'efficienza energetica e della mobilità sostenibile. Gli studi indicano un potenziale di creazione netta di posti di lavoro, ma con significative disparità territoriali e settoriali che richiedono politiche attive di riqualificazione professionale. La dimensione territoriale degli impatti è particolarmente rilevante, con regioni industriali tradizionali che affrontano sfide di riconversione mentre aree con elevato potenziale rinnovabile sperimentano opportunità di sviluppo. Il concetto di "transizione giusta" diventa cruciale per garantire che i costi della trasformazione non ricadano in modo sproporzionato su comunità e lavoratori vulnerabili[17]. Gli impatti distributivi richiedono particolare attenzione, poiché i benefici della transizione energetica potrebbero concentrarsi in segmenti di popolazione con maggiore capacità di investimento, mentre i costi potrebbero gravare sui segmenti più vulnerabili. Le politiche di contrasto alla povertà energetica e di supporto alle famiglie a basso reddito rappresentano elementi essenziali per garantire l'accettabilità sociale della transizione. La governance multilivello emerge come requisito fondamentale per la gestione della complessità del processo di transizione, tramite un coordinamento tra livello europeo, nazionale, regionale e locale che richiede meccanismi istituzionali innovativi che garantiscano coerenza strategica e flessibilità operativa. La partecipazione dei cittadini e degli stakeholder locali rappresenta quindi un elemento cruciale per la legittimazione e l'efficacia delle politiche di transizione.
9. Prospettive Future e Sostenibilità del Modello Energetico Europeo
Guardare al futuro dell'energia in Europa significa pensare in grande, con una visione che sappia tenere insieme innovazione tecnologica, sostenibilità economica e contesto geopolitico globale. Il cammino verso la neutralità climatica non è semplice né immediato, ma richiede scelte lungimiranti e la capacità di adattarsi a un mondo che cambia rapidamente. Perché questa transizione abbia successo, servirà trasformare i grandi investimenti in vantaggi concreti e duraturi: costi dell'energia più bassi, industrie più competitive, nuovi settori produttivi che creino lavoro e valore. Ma non si tratta solo di numeri e tecnologie: sarà fondamentale garantire che l'energia resti accessibile per tutti, famiglie e imprese, perché senza equità sociale la transizione rischia di perdere consenso e forza. Per rafforzare la propria indipendenza, l'Europa dovrà costruire filiere complete e solide: dalla produzione delle tecnologie verdi al controllo delle materie prime essenziali, come litio e terre rare, su cui oggi siamo ancora troppo dipendenti da altri paesi[18]. Serviranno strategie intelligenti per diversificare i fornitori, puntare sul riciclo e ridurre le vulnerabilità. Intanto, il contesto internazionale continua a influenzare profondamente questa sfida: la competizione tecnologica con Stati Uniti e Cina, i rapporti con i paesi esportatori di combustibili fossili e la nascita di nuove alleanze energetiche definiranno lo spazio d'azione dell'Europa nel mondo dell'energia[19]. E poi c'è il clima, che cambia davanti ai nostri occhi. Ondate di calore, tempeste sempre più violente, siccità e piogge improvvise mettono alla prova anche le infrastrutture energetiche. Per questo, il sistema energetico del futuro dovrà essere non solo pulito e conveniente, ma anche resistente, flessibile, capace di adattarsi e funzionare anche in condizioni estreme.
10. Conclusioni
Dall'analisi emerge chiaramente che la transizione energetica europea non è solo un progetto tecnico, ma una vera e propria trasformazione storica, che tocca in profondità il modo in cui viviamo, produciamo e consumiamo energia. Strumenti come il piano REPowerEU e il PNRR italiano sono la risposta concreta dell'Europa a una serie di sfide che si sono intrecciate negli ultimi anni: l'urgenza climatica, le tensioni geopolitiche, la necessità di rafforzare l'economia e la sicurezza energetica. L'Unione Europea ha scelto di affrontare tutto questo con un approccio integrato e ambizioso, in cui le decisioni prese a Bruxelles trovano applicazione pratica nei singoli Paesi grazie a un sistema di governance a più livelli, capace di bilanciare direzione strategica e flessibilità sul campo. I numeri parlano chiaro: oltre 300 miliardi di euro[20] mobilitati a livello europeo dimostrano che questa non è una promessa, ma un impegno reale. Ma i soldi, da soli, non bastano. Perché questa trasformazione abbia successo, serve affrontare alcune sfide chiave: spingere sull'innovazione tecnologica, evitare che il cambiamento accentui disuguaglianze, e soprattutto mantenere il sostegno delle persone.
Bibliografia
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[1] Commissione Europea. (2022). REPowerEU Plan. Comunicazione della Commissione COM(2022) 230 final. Bruxelles: Commissione Europea.
[2] Commissione Europea, UE, fine alla dipendenza dall'energia russa, comunicato stampa 6 maggio 2025.
[3] Commissione Europea. (2023). Renewable Energy Directive (EU) 2023/2413. Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea, L 327/1.
[4] Agenzia Internazionale dell'Energia. (2023). RePowerEU Plan: Joint European action on renewable energy and energy efficiency. IEA Policy Database.
[5] Thibault Besnier , College of Europe, Repower EU: The authority turn for the EU in energy policies?
[6] Ruben Vezzoni, Green growth for whom, how and why? The REPowerEU Plan and the inconsistencies of European Union energy policy, 2023.
[7] Governo Italiano, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza - Revisione. Roma: Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2023.
[8] Ministero delle Imprese e del Made in Italy, PNRR - Rinnovabili e batterie, 2024.
[9] Camera dei Deputati, Il PNRR italiano. Un quadro di sintesi. Temi dell'Attività Parlamentare, XIX Legislatura, 2024.
[10] Agenzia per la coesione territoriale, Next Generation EU e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
[11] European Climate Foundation, Green growth for whom, how and why? The REPowerEU Plan and the inconsistencies of European Union energy policy, 2023.
[12] Camera dei Deputati, Il PNRR italiano. Un quadro di sintesi. Temi dell'Attività Parlamentare, XIX Legislatura, 2024.
[13] Banca Europea per gli Investimenti, EIB boosts clean energy financing in support of REPowerEU Plan. Comunicato Stampa, 15 novembre 2022.
[14] Commissione Europea, Renewable Energy Directive (EU) 2023/2413. Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea, L 327/1.
[15] Princeton University & TAMU Hagler Institute for Advanced Study, Smart Grid: The Internet of Energy.
[16] International Energy Agency, CCUS in Clean Energy Transitions, Paris, 2021.
[17] International Labour Organization, Guidelines for a Just Transition, Ginevra, 2015.
[18] Commissione Europea, REPowerEU Plan. Comunicazione della Commissione COM(2022) 230 final. Bruxelles: Commissione Europea.
[19] Gross S., Sall L., "How do China and America think about the energy transition?", Brookings Institution, 2025.
[20] Commissione Europea, Renewable Energy Directive (EU) 2023/2413. Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea, L 327/1.