Diritto
Antonio Feola
Sommario: 1. Lo stato totalitario - 2. Le forme di stato totalitario nel XXI sec. - 3. La Corea del Nord: il vero esempio di totalitarismo estremo.
Tutti gli stati in cui è suddiviso il pianeta presentano i tre caratteri tipici dello stato moderno un'organizzazione sovrana, un popolo, un territorio. Ma oltre questi aspetti comuni, il rapporto tra l'apparato statale e la società civile dà vita alle varie forme di stato.
La forma di stato è il rapporto che si instaura tra la società civile (popolo) e le istituzioni che esercitano la sovranità (rapporto tra Stato e popolo). A seconda degli obiettivi che lo stato si prefissa, il giurista Costantino Mortati distingue le seguenti forme di stato: stato assoluto, stato liberale, stato di democrazia pluralista, stato totalitario, stato socialista. [1]Oggi ci concentreremo maggiormente sulla forma di stato totalitario, che secondo la definizione di Mortati, è caratterizzato soprattutto dal tentativo di controllare capillarmente la società in tutti gli ambiti di vita, imponendo l'assimilazione di un'ideologia. Il partito unico che controlla lo Stato non si limita cioè a imporre delle direttive, ma vuole mutare radicalmente il modo di pensare e di vivere della società stessa. Lo stato totalitario prevede l'esistenza di un partito legalmente ammesso, la cui struttura finisce per coincidere con quella dello stato, parliamo sostanzialmente di un sistema monopartitico. La nascita dello Stato totalitario si ha in Europa nei primi decenni del XX secolo, dove gli esempi più importanti sono sicuramente il regime fascista che ha governato l'Italia, la Germania nazista, il Franchismo spagnolo e molte dittature dell'America Latina esistenti fino agli anni ottanta[2]. Ma quali sono le caratteristiche dello stato totalitario? Il sociologo Aron[3] individua diversi aspetti che caratterizzano questo sistema: l'accentramento nelle mani di un capo o di un partito unico di tutti i poteri pubblici; l'assenza di libere elezioni; la limitazione delle libertà dei cittadini; l'uso della violenza e del terrore per reprimere ogni forma di opposizione, l'esistenza di una polizia segreta che contribuisce a creare un clima di insicurezza e di paura; la presenza di forze armate che sono al servizio del potere e che vengono impiegate come strumento di controllo e di oppressione, imporre attraverso la scuola l'indottrinamento e i valori del regime, cercando di portare i giovani dalla propria parte[4]. Il totalitarismo è un termine che indica maggiormente le tre maggiori dittature che l'Europa ha conosciuto nel XX secolo, la Germania di Adolf Hitler, l'Italia di Benito Mussolini e l'Unione Sovietica di Stalin, ovvero i paesi dei campi di concentramento, della polizia segreta, delle condanne a morte, dell'oppressione di qualsiasi forma di dissenso con violenza e forza[5].
2 . Le forme di stato totalitario nel XXI sec.
Ma oggi esistono ancora forme di totalitarismo? Quali sono gli stati totalitari del XXI secolo? Nell'ambito delle forme di stato totalitario come collochiamo la Repubblica Democratica Popolare di Corea? Nella comparazione quale sistema giuridico oggi si avvicina o si allontana da quello nordcoreano? Innanzitutto bisogna dire che in Europa formalmente non esistono più forme di stato totalitario. È difficile che tornino le tre forme di totalitarismo che abbiamo conosciuto nel Novecento: quello comunista, quello fascista e quello nazista. Erano tutte e tre ideologie atee o irreligiose, fondate su filosofie diffuse nel XIX Secolo, che si proponevano di costruire una società utopistica.
Il comunismo così come lo abbiamo conosciuto con Lenin, Stalin e Mao, è anch'esso morto. Non sopravvive in Russia, dove si è insediata un'autocrazia di tipo differente, nazionalista e conservatrice, anche se nostalgica dei vecchi simboli (e dei vecchi confini) dell'Urss. Non sopravvive in Cina, dove per secoli il regime cinese è stato variamente definito come autoritario, comunista, socialista e varie combinazioni di questi termini, in realtà negli ultimi anni la Cina sta lentamente trasformando il suo sistema politico/economico in un sistema capitalistico, che si sta aprendo al mondo e sta accogliendo in modo importante i cambiamenti figli della globalizzazione[6].
La minaccia totalitaria sta però assumendo nuove forme, sta cercando un nuovo corpo politico in cui ricominciare a vivere ed espandersi.
Il Democracy Index[7] stilato dall'Intelligence Unit dell'Economy, valuta il livello di democrazia nel mondo, considerando parametri come la partecipazione politica, la trasparenza dei processi elettorali o le libertà civili. Su uno score da 1 a 10, molti Paesi rimangono sotto la soglia dei 3 punti[8].
Le più evidenti manifestazioni del nuovo totalitarismo le vediamo attualmente nel mondo islamico. La Repubblica Islamica dell'Iran, nata nel 1979, è la sua espressione più organizzata. Si tratta infatti di un regime che non è una semplice dittatura: è una "democrazia" di massa controllata dalla legge coranica, applicata ad ogni singolo cittadino in base alla più ferrea interpretazione della tradizione sciita. È uno Stato che ti spia e ti segue dalla culla alla tomba, decide al posto tuo cosa credere e cosa dire, cosa scrivere e cosa pensare. Lo scopo della Repubblica Islamica è quello di preparare l'uomo all'apocalisse prossima ventura, spiritualmente e materialmente, in vista del giudizio finale. Non ammette diversioni, distrazioni o diversità, se non qualche limitata forma di tolleranza nei confronti di minoranze religiose riconosciute, confinate nei loro ghetti legali, in condizioni di sudditanza.
Se credete che Rouhani[9], l'attuale presidente, sia un riformatore, avete sbagliato tutto: anche se lo fosse, non potrebbe cambiare il sistema. Non fosse altro perché non è realmente lui al comando, bensì l'ayatollah Alì Khamenei, erede diretto di Khomeini, il padre della rivoluzione.
Un esempio ancora più concreto e coerente di totalitarismo è costituito oggi dal nuovo Stato Islamico, insediatosi fra Siria e Iraq e capace di creare suoi avamposti anche in Libia e Nigeria. Non è un semplice gruppo terrorista (Isis), ma un totalitarismo religioso, vero e proprio, dove i cittadini sono anche qui seguiti dalla culla alla tomba, ancor più che in Iran. Dove ogni singolo aspetto della vita e del comportamento delle persone è regolato dalla legge coranica, in base alla più ferrea interpretazione della tradizione sunnita. Dove atti da noi banali, come fumare una sigaretta fuori di casa o ascoltare musica, uscire senza velo e non accompagnata (per le donne), leggere libri che non siano il Corano o pochi altri titoli autorizzati, comporta una punizione corporale. Dove la dieta è regolata dallo Stato, il commercio e i suoi ritmi sono dettati dallo Stato, le giornate sono scandite da preghiere obbligatorie e qualunque forma d'arte o espressione non conforme alla dottrina ufficiale è proibita e distrutta, anche se è un reperto archeologico di migliaia di anni fa. Anche il califfo della Stato Islamico, come l'ayatollah iraniano, crede che l'apocalisse sia imminente e il giudizio finale sia prossimo. Tutto quel che fa, nella sua società, è preparare i cittadini a entrare in Paradiso e preservarli dall'Inferno, rendendo reato ogni singolo peccato, in obbligo ogni singolo precetto, anche adottando drastiche punizioni collettive, anche eliminando fisicamente tutti coloro che possono essere considerati come degli "inquinatori" dell'unica vera fede[10].L'Iran e lo Stato Islamico si annoverano fra i più grandi killer dei nostri tempi. In Iran il numero di esecuzioni capitali, in rapporto alla popolazione, è il più alto del mondo, soprattutto sotto Rouhani. Lo Stato Islamico, nei territori che controlla, sta compiendo un vero genocidio ai danni delle minoranze religiose. Il numero dei morti che ha già provocato è sconosciuto, ma le stime più prudenti parlano di decine di migliaia di vittime, in un territorio con meno di 5 milioni di abitanti e nel corso di appena un anno e mezzo.Tra i più duri e oppressivi regimi militari di stampo totalitario molti li ritroviamo all'interno del continente africano, il cui modus operandi va dal controllo capillare dell'intera società fino ad arrivare alle continue limitazioni di libertà fondamentali come indire libere elezioni. Un esempio è la realtà congolese, dove violenza, repressione e corruzione endemica del governo sono i principali problemi della Repubblica Democratica del Congo, che a dispetto del suo nome ha vissuto per 18 anni sotto il dominio autoritario di Joseph Kabila. Lo stesso Kabila è accusato di mantenere il controllo del Paese, nonostante l'elezione nel 2019 di un nuovo presidente Félix Tshisekedi[11], oppure abbiamo l'esempio dell'Uganda dove a preoccupare l'opinione pubblica internazionale è la sua legge anti-gay che stabilisce pene durissime fino all'ergastolo[12].
In Europa abbiamo già attraversato il nostro periodo buio totalitario, possiamo dire di aver imparato la lezione e ora siamo tutti società aperte. Siamo ormai immuni? No. In Ungheria, che pure è ancora una democrazia, il premier Viktor Orban[13] condanna il liberalismo: "Per vent'anni ha dominato quella concezione, ha ottenuto riconoscimento politico e sostegno quella visione della vita, in base alla quale si è in diritto di fare tutto ciò che non viola l'altrui libertà. Siccome non c'è risposta al quesito su chi decida che cosa violi la libertà altrui, nella vita reale la risposta a questa domanda è venuta dalla forza, dall'uso della forza da parte di chi ne dispone. Per questo motivo, nella realtà, questa concezione si rivelò, nonostante tutta la sua eleganza e fascinazione intellettuali, ipocrita e meschina. Proprio per questo motivo l'abbiamo dovuta rigettare ed elevare al posto suo un nuovo ideale. Più precisamente abbiamo dovuto restaurare sui diritti la legge morale antica: quello che non vuoi sia fatto a te, non farlo agli altri. Anzi, all'insegna della politica ispirata al cristianesimo, vogliamo aggiungervi anche la legge che dice: quello che vorresti fosse fatto a te, fallo anche tu agli altri"[14]. Nel suo discorso al parlamento del 10 maggio 2014, proclama l'inizio di un nuovo corso "Per me la società non è un semplice insieme di individui, bensì una comunità, una struttura organica. Questo tipo di interpretazione della società, di ispirazione nazionale e cristiana, darà la base ideologica e, allo stesso tempo, anche l'obiettivo del mio lavoro". Nell'Ungheria odierna le principali tutele della libertà individuale sono ancora rispettate. Ma il discorso programmatico di Orban può essere il preludio di un totalitarismo di tipo nuovo. Anche questo basato su un risveglio religioso cristiano (oltre che nazionale), analogo a quello vissuto dalle società musulmane.
L'altro paese a forte rischio totalitario è la Russia. Contrariamente all'Ungheria, non è una democrazia liberale, ma una "democrazia sovrana", eufemismo per definire un regime in cui il parlamento viene eletto con un voto pilotato e limita il suo ruolo alla ratifica delle decisioni di presidente e governo. Quello instaurato da Putin è uno Stato autoritario, non totalitario. Non mira alla creazione di un uomo nuovo e di una nuova società. Non controlla capillarmente ogni cittadino e le sue abitudini, ma si "limita" a reprimere il dissenso politico[15]. Tuttavia ci sono già tutti i presupposti perché diventi totalitario. I mezzi sono già controllati dallo Stato, a partire dalle grandi aziende dalla totalità dei media. I fini, in futuro, potrebbero essere determinati da una nuova/vecchia ideologia fondata sul cristianesimo ortodosso e sull'ideale nazionale "grande russo". A differenza di questi paesi dove esistono numerose forme di protesta e ribellione nei confronti delle autorità statali che tentano più volte di limitare la libera espressione, abbiamo uno stato che è unico nel suo genere che fa dell'oppressione e dell'ostracismo di qualsiasi tendenza occidentale il suo marchio di fabbrica, questo stato è la Repubblica Democratica Popolare di Corea che noi possiamo definire come un totalitarismo estremo.
3. La Corea del Nord: il vero esempio di totalitarismo estremo.
Perché possiamo definire la Corea del Nord come totalitarismo estremo? Sicuramente la Corea del Nord, a differenza della vicina Cina non ha avuto mai alcuna intenzione di aprirsi all'economia globale, istaurando una forma di regime socialista tra i più chiusi e isolati del globo. A differenza dell'Iran, dove abbiamo uno stato teocratico in cui l'Islam che è non solo religione ma legge fondamentale dello stato che trova la massima espressione nei versetti coranici, la Corea del Nord è una realtà dove vige l'ateismo di stato e il culto della persona del leader[16]. Qui abbiamo la divinizzazione della figura dei supremi leader che hanno fondato il paese, partendo dal Grande Leader Kim Il Sung, passando per il Caro Leader Kim Jong Il, arrivando fino al leader di oggi il Brillante compagno Kim Jong Un. Parliamo di totalitarismo estremo perché non esiste alcuna forma di libertà, dove la democrazia è una mera forma utopistica. Vige l'enorme odio verso la globalizzazione e le influenze occidentali, dove i diritti universali sono messi a dura prova proprio dalle politiche del regime di Pyongyang. Molti dei dissidenti del regime tra cui alti funzionari governativi e giornalisti, vengono fatti letteralmente sparire, deportati nei famosi gulag nordcoreani che sono dei veri e propri campi di lavoro dove vengono spogliati di qualsiasi diritto e costretti a vivere in condizioni estreme[17]. Questo è paradossale nella società di oggi, dove il rispetto dei diritti universali è la base di una società civile e globalizzata, dove si fanno mille battaglie e marce per garantire il rispetto di questi diritti in molte realtà vicine a quella nordcoreana (ad esempio quella cinese). È qui che bisogna però fare attenzione, parliamo di realtà similari ma non uguali in quanto tutto questo in Corea del Nord non è permesso. Non c'è spazio per nessuna ambizione o libertà, in quanto tutto ruota attorno alla divinizzazione del leader e al suo volere, senza possibilità di dissenso. Ecco il totalitarismo estremo, una forma di stato diversa rispetto a quelle che siamo abituati a conoscere, che non dà alcuna possibilità di apertura al mondo esterno, che cerca fin dalla tenera età di indottrinare i propri cittadini e a fargli credere che quel tipo di sistema sia l'unico per essere davvero felici, infatti all'interno della costituzione nordcoreana troviamo proprio la definizione di stato felice, un modello che non ha eguali nel mondo.
[1] R.Bin - G. Pitruzzella - Diritto costituzionale, Giappichelli Editore, Torino (2020)
[2] https://www.peacelink.it/storia/a/10235.html
[3] Raymond Claude Ferdinand Aron: è stato un filosofo, sociologo, storico e politologo francese. Fu promotore di un liberalismo moderno, controcorrente rispetto al prevalente milieu intellettuale di sinistra e ispirato al pacifismo. Denunciò nel suo libro L'oppio degli intellettuali la fascinazione che l'ideologia marxista esercitò presso gli intellettuali del suo tempo, con particolare riferimento alla Francia. Fu collega universitario di Sartre e Nizan all'École normale supérieure.
[4] D. Fisichella - Analisi del totalitarismo; D'Anna Editore, Messina (1976), p. 209
[5] D. Fisichella - Analisi del totalitarismo; D'Anna Editore, Messina (1976)
[6] https://valuechina.net/2019/12/05/cina-e-globalizzazione-il-vecchio-lascia-spazio-al-nuovo/
[7] Democracy Index: il Democracy Index (Indicatore di Democrazia) è un grado calcolato dal settimanale The Economist che esamina lo stato della democrazia in 167 paesi.
[8] https://tg24.sky.it/mondo/approfondimenti/giornata-democrazia#07
[9][9] Hassan Rohuani: è un politico iraniano. È stato membro dell'Assemblea degli Esperti dal 1999, membro del Consiglio del Discernimento della Repubblica islamica dell'Iran dal 1991, membro del Supremo consiglio per la sicurezza nazionale dal 1989, e capo del Centro per la ricerca strategica dal 1992. Ha ricoperto, inoltre, l'incarico di vice presidente della Majlis, e in qualità di Segretario del consiglio supremo della sicurezza nazionale, incarico che ha ricoperto dal 1989 al 2005, è stato anche il negoziatore capo con i paesi dell'AIEA riguardo al programma nucleare iraniano.
[10] P. Cuzzola - il diritto islamico, Primiceri Editore, Padova (2013).
[11] https://tg24.sky.it/mondo/approfondimenti/giornata-democrazia#03
[12] https://tg24.sky.it/mondo/approfondimenti/giornata-democrazia#02
[13] Viktor Orban: è un politico ungherese, primo ministro dell'Ungheria dal 2010, carica che ha anche ricoperto precedentemente tra il 1998 e il 2002. È leader del partito Fidesz - Unione Civica Ungherese
[14] Cfr. Viktor Orban al Parlamento ungherese, la condanna del liberalismo - https://www.libertates.com/i-totalitarismi-del-xxi-secolo/
[15] https://www.libertates.com/i-totalitarismi-del-xxi-secolo/
[16] https://www.uccronline.it/tag/ateismo-di-stato-corea-del-nord/
[17] Y. Park - La Mia Lotta Per la Libertà, Bompiani/RCS 2015, p.100