Diritto


Luigi Maria Pepe*

Il diritto dell’energia come scienza autonoma


 

 

  

*Presidente della Fondazione Giambattista Vico

 

Sommario: 1. Introduzione. - 2. La transizione energetica ed i suoi sviluppi: i principi del diritto pubblico dell'energia. - 2.1 L'Energy Justice. - 2.2 La sovranità sulle risorse energetiche. - 2.3 L'accesso ai servizi energetici moderni. - 2.4 L'uso prudente, razionale e sostenibile delle risorse naturali. - 2.5 La salvaguardia dell'ambiente, della salute umana e il combattimento del cambiamento climatico. - 2.6 La sicurezza energetica e il principio di affidabilità. - 2.7 Il principio della resilienza. - 3. L'Energy Justice e i suoi sviluppi.

1.     Introduzione

Nell'ambito delle discipline giuridiche è sempre più forte e manifesta l'esigenza di un'emancipazione del diritto dell'energia dalle altre branche del diritto. Non più come implicazione giuridica, politica, sociale dell'economia, del diritto ambientale e/o amministrativo ma, data la sua interdisciplinarietà e come ribadito anche nel Trattato "Energy Law in Europe"[1], il diritto dell'energia si sviluppa gradualmente come un'autonoma disciplina accademica in Europa attraverso meccanismi che possono condurre ad un comune approccio e ad una standardizzazione a livello europeo". Di conseguenza, è possibile ipotizzare un comune diritto europeo dell'energia, frutto dell'evoluzione di un distinto e specifico campo giuridico e come tale non è da considerare una semplice applicazione del diritto europeo al settore dell'energia.[2]

Tra le branche giuridiche che influenzano il diritto dell'energia la prima è sicuramente il diritto ambientale. Energia ed ambiente sono strettamente interconnesse ed entrambe hanno caratteristiche comuni, il loro studio ed approfondimento è dedicato al legiferare per una gestione efficace e sostenibile delle risorse naturali. Nel caso dell'energia, le risorse naturali sono prese in considerazione quando possono produrre direttamente o potenzialmente energia, in particolar modo energia elettrica. Il legame e i punti di contatto emergono quando gli assetti, modelli e le operazioni energetiche possono inficiare ed incidere sull'habitat, e sull'ecosistema attraverso l'allocazione di impianti o per quanto riguarda gli effetti che possono generare. Ma se in questo contesto il diritto ambientale proprio per la rilevanza sociale che ha acquisito, ha trovato una sua dimensione giuridica e legale a livello locale, nazionale ed internazionale, lo stesso non potrà dirsi per il diritto dell'energia. La loro importanza nell'arricchire e nel contribuire a generare legislazione per la gestione delle risorse naturali di un Paese, e le implicazioni umane e sociali che riflettono, pone le due discipline sullo stesso piano. Anche se il diritto ambientale con i suoi principi[3] ha avuto maggiore ed effettivo successo rispetto al diritto dell'energia, nella letteratura giuridica internazionale già le teorie di Bradbrook e Wahnschaft proposero delle linee guida e dei principi non legalmente vincolanti sulla produzione di energia sostenibile, sul consumo, prezzo dell'energia, riduzioni effetti ambientali, politiche e strategie per incrementare la cooperazione internazionale e per enfatizzare la necessità di un'autonoma disciplina con i suoi propri obiettivi e principi. In sede internazionale e comunitaria il valore ambiente è già stato consacrato in una serie di principi coniati dal Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), a seguito delle Convenzioni di Stoccolma del 1972 e di Rio del 1992; infatti bisogna ricordare il principio dell'alto livello di tutela ambientale, del "chi inquina paga", il principio di prevenzione, di precauzione, il principio secondo cui il danno ambientale dovrebbe trovare rimedio alla fonte, il principio del danno transfrontaliero, quello della partecipazione, dello sviluppo sostenibile, dell'integrazione e dell'accesso e condivisione di benefici derivanti dalle risorse ambientali.[4]

Per quanto questi trattati di diritto ambientale internazionale possano

essere descritti come relativi anche all'energia, e siano in grado di influenzare pesantemente la progettazione e costruzione di infrastrutture energetiche da parte dei Paesi firmatari dei trattati, la necessità e l'esigenza di determinare linee guida di questa disciplina sono molte.

 

 

2.    La transizione energetica ed i suoi sviluppi: i principi del diritto pubblico dell'energia

 

Nel discutere dell'evoluzione del diritto dell'energia e dei suoi più distanti obiettivi, non si può oramai prescindere dal riferimento alla transizione energetica. Ma a cosa allude questa definizione così volatile e passeggera che sembrerebbe non lasciare alcun segno e traccia del proprio cammino. La transizione energetica o meglio, la giusta transizione energetica[5], è un processo verso cui la società inevitabilmente deve dirigersi ed accompagnare, domando gli innumerevoli eventi che si stanno verificando nel mondo. Una transizione energetica "giusta" nel senso di applicazione del concetto di giustizia agli obiettivi della politica e del diritto dell'energia, oggi pone al centro dell'attenzione la tutela dei diritti umani attraverso tutto il ciclo vitale dell'energia, dell'ambiente e del cambiamento climatico. Sì, perché nonostante il nostro tentativo sia quello di emancipare l'energia dalle altre discipline sarebbe estremamente rischioso isolarlo dal diritto ambientale e dagli obiettivi in tema di cambiamento climatico. La transizione energetica è anche questo, incidere sull'ambiente e sul clima attraverso politiche energetiche salubri ed oculate, votate ad una riduzione delle emissioni ed a un incremento dell'economia de-carbonizzata. Di conseguenza, le azioni da porre in essere sul piano locale, nazionale ed internazionale si muovono parallelamente su questi tre fronti con lo scopo di dare giusto peso ai diritti civili dei soggetti coinvolti. La transizione giusta, che è energetica, ambientale e climatica, cattura un giusto processo che la società è chiamata a pilotare verso un'economia libera da emissioni di CO2. Ma transitare da un'economia ed una somministrazione energetica prevalentemente fondata su combustibili fossili ad un'altra sostenibile e verde, è un processo lento e che tocca molti interessi di settore. Per questa ragione vi è la necessita di discutere, dibattere intorno all'energia e alla sua giusta transizione. Solo attraverso la conoscenza e l'educazione che si rende liberi di capire, comprendere, criticare e proporre. Una giusta transizione non ha altro obiettivo se non quello di ridurre le diseguaglianze nella società moderna e nel settore energetico. Ad oggi queste diseguaglianze non si sono interrotte e ciò vuol dire che la politica energetica svolta fino ad ora non ha avuto questa priorità. Per questo motivo non bisogna interrompere gli studi e la ricerca sul diritto dell'energia per educare, sensibilizzare e coinvolgere la comunità verso una transizione che è di tutti e da tutti deve essere incoraggiata. Di conseguenza collocare oggi i principi del diritto pubblico dell'energia all'interno della transizione energetica è di notevole importanza: è solo attraverso dei principi che, una disciplina può ritenersi autonoma ed indipendente dalle altre e può costituire il fondamento dogmatico di una scienza che è e sarà sempre di più al centro dei nostri studi e dei nostri interessi.

 

2.1   L'Energy Justice

 

Il primo è il Principio dell'Energy Justice[6] o della giustizia energetica, quello che genera e plasma un pò tutti gli altri principi per il flusso di idee morali, filosofiche e etiche di cui è portatore. E' stato infatti definito un sistema globale di regole e principi sull'energia in grado di disseminare equamente sia i benefici che costi dei servizi energetici e che collabora e incide sul processo di adozione di decisioni il più rappresentative e imparziali possibile.[7] Energy justice concerne se stesso ma anche cosa è o cosa dovrebbe essere il diritto e il ruolo che esso debba svolgere nello sviluppo di una disciplina facendone maturare una serie di principi.  L'obiettivo principale della ricerca di alcuni principi nel diritto dell'energia attraverso il tema dell'energy justice è di perseguire l'incremento e la giusta salvaguardia dei diritti umani come è d'altronde accaduto nel diritto ambientale e nella disciplina dei cambiamenti climatici con i relativi principi enucleati.[8]

Il principio dei principi che guarda oltre gli interessi politici, di sviluppo economico e tecnologico a cui invece si ispirano governi ed imprese, e considera il flusso di moralità ed etica che deve modellare l'adozione di decisioni sulle politiche energetiche. Concetti di etica e giustizia che forniscono un importante strumento per pensare e affrontare i dilemmi climatici ed energetici del mondo. Ci riferiamo a cinque problemi energetici contemporanei: rifiuti nucleari, reinsediamento involontario[9], inquinamento energetico, povertà energetica e cambiamenti climatici - come preoccupazioni per la giustizia e l'etica. Quindi questo concetto di giustizia si sintetizza in elementi di un quadro comune che i decisori energetici possono utilizzare per creare un più giusto ed equo futuro energetico. Per "decisori", ci si riferisce non solo ai più tradizionali organi politici legiferanti e regolatori ma anche a studenti, giuristi, imprenditori, investitori e consumatori, in pratica tutti coloro che prendono decisioni o scelte sulla conversione e l'uso dell'energia. [10] Questa giustizia sociale e la sua prospettiva antropocentrica, dovrà pilotare le decisioni al fine di disinnescare trappole che da ormai troppo tempo stigmatizzano problematiche internazionali, si parla dunque di una lontana universalizzazione dell'accesso all'energia, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, e di danni ambientali cagionati dalle multinazionali energetiche nelle loro operazioni di ricerca e sfruttamento delle risorse.

Da questi elementi di giustizia sociale non possono che desumersi tre corollari che devono orientare l'organo decisore: quello della "giustizia distributiva", quello della "giustizia procedurale" e del "riconoscimento della giustizia".

Il tema della giustizia distributiva affronta la questione della distribuzione (in)eguale dei servizi energetici moderni, e le sue teorie si occupano di come vengono assegnati i beni sociali e i mali all'interno della società.[11] La giustizia distributiva si occupa di tre aspetti: quali beni, come la ricchezza, potere, rispetto, cibo o abbigliamento devono essere distribuiti? Tra quali entità devono essere distribuiti (ad esempio, le generazioni viventi o future, i membri di una comunità politica o tutta l'umanità)? E qual è la corretta modalità di distribuzione - si basa su necessità, merito, utilità, diritto, diritti di proprietà o qualcos'altro?

I teorici della giustizia distributiva sostengono che, se la sicurezza fisica è un diritto fondamentale, ed allora lo sono anche le condizioni che la creano, come occupazione, cibo, riparo e un ambiente di vita sano.[12] Le persone hanno quindi diritto a un certo insieme di servizi energetici minimi o "diritti di sussistenza" che consentono loro di godere di un minimo di benessere; incluso in questo insieme di prodotti è il diritto ai servizi energetici moderni. Le persone godono di un "diritto positivo" ad un ambiente pulito e sicuro e a livelli di servizi energetici che forniscano loro una vita felice e sana.[13] Quindi la giustizia distributiva comporta, per tutti i segmenti della società, sia una allocazione dei benefici tratti dai servizi energetici sia l'acquisizione di un rischio che la classe dirigente e la comunità si spartiscono nel dare seguito a determinate decisioni energetiche. D'altronde non c'è sviluppo sostenibile senza la consapevolezza di un rischio seppur minimo.

Il tema della giustizia procedurale o partecipativa, in altre parole, si occupa del riconoscimento, della partecipazione e del potere di proporre determinati progressi in tema di energia. Spinge concetti e discussioni sulla politica del rischio note come "svolta deliberativa" verso la democrazia e l'impegno. La giustizia procedurale cerca di garantire che il potenziale per la partecipazione delle parti interessate nel processo di definizione delle politiche in materia di energia, corrisponda approssimativamente all'incirca all'importanza della questione e l'irrevocabilità di qualsiasi decisione che possa essere raggiunta. Richiede anche un ricorso efficace attraverso rimedi giudiziari e amministrativi e forme di riparazione. Suggerisce che le comunità devono essere coinvolte nel decidere sui progetti che li influenzerà; le valutazioni di impatto ambientale e sociale devono coinvolgere una vera comune consultazione; e un arbitrato neutrale dovrebbe essere disponibile per gestire i reclami. Richiede una corretta rappresentazione delle comunità attraverso previo consenso, libero ed informato (incluso gruppi emarginati) ed una vera condivisione del potere, fornendo ulteriori garanzie che, negli ultimi decenni, sono note come "accordi impatto-benefici", "licenze sociali da estrarre" e "licenze sociali per operare".

Ed infine vi è il tema del riconoscimento della giustizia, il terzo ed ultimo corollario dell'energy justice. Sebbene sia spesso visto come un elemento fondamentale della giustizia procedurale, il riconoscimento più che una partecipazione equa ed efficace, concettualizza l'ingiustizia del non riconoscimento come pratica di dominio culturale e della mancanza di rispetto attraverso stereotipi e linguaggio denigratorio. Quindi, il riconoscimento della giustizia è più della tolleranza e richiede che gli individui debbano essere rappresentati in modo equo, che debbano essere liberi da minacce fisiche o pressioni di alcun tipo e che devono essere loro offerti diritti politici completi e uguali. Esso a volte può anche apparire non solo come un mancato riconoscimento, ma come un misconoscimento - una distorsione delle opinioni della gente che può sembrare umiliante o escludere le divergenti prospettive di differenze etniche, razziali e di genere che, invece, sono chiamate ad essere riconosciute.[14]

 

2.2    La sovranità sulle risorse energetiche

 

Il secondo principio è quello della sovranità sulle risorse energetiche, gas, carbone ed in particolare petrolio. Un principio emerso dopo la fine del periodo coloniale quando iniziò ad essere proclamato il diritto di sovranità delle Nazioni sulle proprie fonti energetiche. Questo a seguito di un ruolo da protagonista delle compagnie petrolifere internazionali sull'esplorazione e sulla produzione di petrolio negli Stati post coloniali, dove ai governi nazionali residuava esclusivamente la regolamentazione della produzione. Ciò funse da campanello d'allarme per i Paesi e per le loro ricchezze energetiche che andavano perdute. Fu soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale e dopo l'avvento dei nazionalismi che i Paesi ex coloniali iniziarono ad implementare il proprio controllo sulla regolazione delle fonti energetiche; infatti è a questo momento storico che si allegano importanti Risoluzioni delle Nazioni Unite sulla sovranità delle risorse naturali. Nel 1962 una Risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite riconobbe "l'inalienabile diritto di tutti gli Stati di disporre arbitrariamente della propria ricchezza e delle risorse energetiche in sintonia con gli interessi pubblici nazionali". Questo diritto si cristallizzerà come principio più avanti con le Dichiarazioni del 1972 di Stoccolma e del 1992 di Rio fino ad essere integrato dal diritto internazionale e dalle costituzioni nazionali.[15] Il legame tra sovranità ed energia viene in considerazione non solo per quanto concerne le sue fonti ma anche per quanto riguarda l'organizzazione e la divisione delle competenze, ad esempio tra Unione Europea e Stati Membri. Infatti l'art. 194(TFUE) del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea prevede che "i provvedimenti e le misure emanate in seno alla politica energetica dell'Unione non devono inficiare il diritto degli Stati di determinare liberamente le condizioni per la ricerca di fonti di energia, le scelte concernenti le diverse risorse e le generali infrastrutture energetiche per la fornitura." La motivazione di questa previsione è che gli Stati Membri hanno deciso che queste questioni devono rimanere alla portata della loro sovranità nazionale.[16] Inoltre questo principio si riflette nella Direttiva 94/22/CE, sulle condizioni per il rilascio e l'utilizzo di autorizzazioni per l'esplorazione e la produzione di idrocarburi.[17]

 

2.3   L'accesso ai servizi energetici moderni

Il principio dell'accesso ai servizi energetici moderni consiste nel rendere disponibili le tecnologie esistenti per somministrare il bene energia e realizzare uno sviluppo sostenibile della comunità. L'importanza della questione fu riconosciuta per la prima volta nel 1986 attraverso il Report Brundtland della Commissione Mondiale su Ambiente e Sviluppo incaricata dalle Nazioni Unite[18], dove emerse che ambiente e sviluppo non sono realtà disgiunte ma destinate ad interfacciarsi l'un l'altra. Lo sviluppo sostenibile non può concretizzarsi se le risorse ambientali sono abbandonate al loro deterioramento ma, così come bisogna prendere atto che il fattore ambientale è una risorsa non da demonizzare con un approccio fondamentalista[19], allo stesso modo è necessario capire che l'ambiente non può essere protetto se non si comprende la sua rilevanza economica per lo sviluppo. I servizi energetici sono un esempio emblematico di sviluppo sostenibile dove una combinazione di fonti primarie di energia, strumentazioni tecnologiche, forza lavoro, materiali ed infrastrutture rendono possibile un innalzamento delle condizioni della qualità di vita. Successivamente nel 2000 una relazione congiunta redatta dal Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, dal suo Dipartimento di Affari Economici e Sociali e dal World Energy Council intitolata: World Energy Assessment: Energy and the Challenge of Sustainability, enfatizzò l'importanza del provvedere servizi energetici per tutti ed il forte nesso sussistente tra energia e povertà. Esso afferma che sono possibili soluzioni a questi problemi urgenti, e che il futuro è molto più una questione di scelta rispetto che di destino. Bisogna agire tempestivamente per abbracciare politiche illuminate, creare sistemi energetici che portino a un mondo più equo, ecologicamente corretto ed economicamente sostenibile.

Ma cambiare i sistemi energetici non è semplice. È un processo complesso e a lungo termine che richiederà sforzi importanti e concertati da parte di governi, imprese e membri della società civile. Il consenso sulle tendenze energetiche e sui cambiamenti necessari nei sistemi energetici può accelerare questo processo.

Il World Energy Assessment è stata intrapresa, in parte, per costruire un consenso su come possiamo utilizzare più efficacemente l'energia come strumento per lo sviluppo sostenibile. La sua analisi mostra che necessitiamo di fare di più per promuovere l'efficienza energetica e le energie rinnovabili e per incoraggiare i progressi tecnologici che offrono alternative per la fornitura e l'uso di energia pulita e sicura. Il percorso di rafforzamento del principio di accesso a moderni servizi energetici come corollario dello sviluppo sostenibile non si è concluso, anzi da ultimo nel 2015 i leaders delle Nazioni Unite in uno storico summit hanno condiviso pienamente "The 2030 Agenda for Sustainable Development" e i "17 Sustainable Development Goals" contenuti in essa. Tutti i Paesi sottoscriventi si impegnano a perseguire questi nuovi obiettivi in quanto unici, poichè richiedono azioni da parte di tutti i Paesi, poveri, ricchi, per promuovere la prosperità e proteggere il pianeta. Riconoscono che porre fine alla povertà deve andare di pari passo con strategie che sviluppino la crescita economica e affrontino una serie di bisogni sociali tra cui l'istruzione, la salute, la protezione sociale e le opportunità di lavoro, affrontando al contempo i cambiamenti climatici e la protezione ambientale. Quello sul quale tocca soffermarsi è il "Goal 7" interamente dedicato all'energia: L'energia è centrale in quasi tutte le principali sfide e opportunità che il mondo deve affrontare oggi. Sia per l'occupazione, la sicurezza, i cambiamenti climatici, la produzione alimentare o l'aumento dei redditi, l'accesso all'energia per tutti è essenziale. Lavorare verso questo obiettivo è particolarmente importante in quanto si intreccia con altri obiettivi di sviluppo sostenibile. Concentrarsi sull'accesso universale all'energia, una maggiore efficienza energetica e un maggiore uso di energia rinnovabile attraverso nuove opportunità economiche e di lavoro è fondamentale per creare comunità più sostenibili, inclusive e resilienti alle questioni ambientali come i cambiamenti climatici. Gli obiettivi prefissati entro il 2030 sono di garantire l'accesso universale a servizi energetici a portata di tutti, affidabili e moderni; aumentare sostanzialmente la quota di energie rinnovabili nel mix energetico globale; raddoppiare il tasso globale di miglioramento dell'efficienza energetica; rafforzare la cooperazione internazionale per facilitare l'accesso alla ricerca e alla tecnologia nel settore dell'energia pulita, comprese le energie rinnovabili, l'efficienza energetica e una tecnologia avanzata e pulita per i combustibili fossili; promuovere gli investimenti nelle infrastrutture energetiche e nelle tecnologie energetiche pulite ed, infine, entro il 2030, espandere l'infrastruttura e aggiornare la tecnologia per fornire servizi energetici moderni e sostenibili per tutti i Paesi in via di sviluppo, in particolare quelli meno sviluppati, conformemente ai rispettivi programmi di sostegno.[20] Ma nonostante una piena condivisione di questi obiettivi ed un incremento dell'attenzione da parte delle politiche nazionali ed internazionali su questi problemi, dai più recenti reports si assumono chiaramente dati non del tutto confortanti. Il 65% della popolazione dell'Africa sub-sahariana è del tutto priva di elettricità, il 40% degli abitanti dei Paesi in via di sviluppo ancora usufruiscono di energia molto inquinante derivante da combustibili malsani[21]. E' da questi terribili dati che a gran voce nel dibattito internazionale emerge un quesito di difficile risposta: "Si può oggi parlare del diritto all'accesso all'energia come un diritto fondamentale rientrante fra gli inviolabili diritti umani?"

Oggi i tempi sembrerebbero maggiormente maturi per una sua teorizzazione. Oggi che il diritto dell'energia sembra affrancarsi dalle altre discipline ed ergersi a nuova dimensione e a cui ci si deve approcciare non più con le sole lenti del diritto amministrativo (l'energia come semplice servizio pubblico universale[22]), bensì dotarsi di lenti giuspubblicistiche. Consacrare il diritto all'accesso ai servizi energetici e alla fornitura energetica (in particolare elettrica) tra i diritti fondamentali, ossia tra i cosiddetti "diritti di quarta generazione", è più che mai incombente. Si tratta di diritti nati come specificazione di diritti già esistenti e che, per loro natura, entrano in contatto con altri diritti fondamentali quali salute, ambiente, inclusione sociale ecc.[23]

 

2.4   L'uso prudente, razionale e sostenibile delle risorse naturali

 

Questo principio già lo abbiamo incontrato in numerose Convenzioni da quella di Stoccolma a quella di Rio dove emergono i concetti di conservazione, gestione sostenibile, efficiente e razionale delle risorse non rinnovabili sulla terra, quelle che devono essere sfruttate con parsimonia e con la consapevolezza che un loro uso smisurato porterebbe ad un rapido esaurimento essendo, appunto, non rinnovabili[24]. Infatti La Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) al suo articolo 2 sancisce che: "bisogna permettere agli ecosistemi di adattarsi naturalmente al cambiamento climatico e garantire che la produzione alimentare non sia minacciata e che sia in grado di procedere in maniera sostenibile".

Il Protocollo di Kyoto del 1997, adottato in seno alla stessa Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, evoca l'uso sostenibile, efficiente, ed improntato alla conservazione delle risorse energetiche per ridurre le emissioni atmosferiche dannose fino ad arrivare al più recente Accordo di Parigi del 2015, nel quale si riconosce la necessità di valorizzare l'accesso universale all'energia sostenibile nei Nuovi Paesi così come lo sviluppo delle fonti rinnovabili.

L'uso sostenibile e razionale delle risorse naturali è anche contemplato a livello europeo con l'artico 11 del TFUE il quale recita: "Le esigenze connesse con la tutela dell'ambiente devono essere integrate nella definizione e nell'attuazione delle politiche e azioni dell'Unione, in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile". Le politiche europee devono perseguire la preservazione, la protezione e l'incremento prudente e razionale delle risorse combattendo il cambiamento climatico. Quindi tra gli obiettivi dell'Unione si annoverano politiche energetiche votate all'efficienza, ad un consumo razionale e alla valorizzazione delle fonti rinnovabili (Art. 194 TFUE)[25]. Ciò è confermato anche dalla Strategia Europea 2020, Programma adottato dalla Commissione europea per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva, dove tra gli obiettivi principali si evince la volontà di accelerare il processo di passaggio da un'economia a base di emissioni di carbone ad un'economia fondata sull'energia rinnovabile. Infatti tra i targets rientrano: ricavare il 20% del fabbisogno di energia da fonti rinnovabili ed aumentare del 20% l'efficienza energetica. Tutti questi obiettivi tratteggiati dalle Convenzioni e dalle strategie internazionali riconoscono di per sé l'esistenza di limiti all'utilizzo delle risorse quando principale è l'interesse ad evitare danni irreversibili per l'ecosistema. Se il diritto sovranazionale e il diritto internazionale avallano e spalleggiano questa rotta, è senza dubbi conseguenziale argomentare che l'utilizzo sostenibile, efficiente e razionale delle risorse naturali viene sempre di più riconosciuto ed accettato come obiettivo globale e come generale obbligo per garantire la conservazione delle fonti energetiche rinnovabili quali quella idrica, eolica, solare, geotermica, da biomasse e mareomotrice[26].

2.5 La salvaguardia dell'ambiente, della salute umana e il combattimento del cambiamento climatico. 

Energia ed ambiente come abbiamo esaminato finora sono fisicamente connessi nel ciclo di combustione naturale. Dall' esplorazione all'estrazione, attraverso la lavorazione, il trasporto fino ad arrivare alla distribuzione e al consumo. Dallo smaltimento delle risorse utilizzate per produrre energia, inevitabili conseguenze ne derivano per l'ambiente. L'ambiente è rischio, è qualità della vita[27] se non altro in assenza delle ricerche e dei risultati ottenuti nel settore delle tecnologie energetiche oggi l'aspettativa di vita e le condizioni di benessere ai quali si è abituati non potrebbero essere garantite. Inevitabilmente bisogna superare la dicotomia dello scambio fin da troppo esacerbata dalla narrativa energetica, dell'energia = danno ambientale, perché oggi costruire una politica energetica non può più prescindere da valutazioni economiche, di accesso ai servizi, di sicurezza e di impatto e protezione ambientale[28]. L'utilizzo di tutte le forme energetiche comporta un rischio, la moderna politica deve scientificamente saper valutare questo rischio e bilanciarlo con i benefici che possono susseguirsi. Analizzare le singole fonti energetiche è di vitale importanza potendo ben argomentare che l'energia prodotta dai combustibili fossili non solo è maggiormente inquinante ma comporta innumerevoli rischi. Per questo il superamento del carbone ad esempio è una sfida sentita non solo dall'ambientalismo ma come necessità fondamentale.

Creare un mix energetico dove al decremento dei combustibili fossili sia direttamente proporzionale l'incremento delle fonti rinnovabili e una maggiore efficienza energetica è solo il primo passo verso la sfida di un futuro pulito e sostenibile che non può ormai prescindere dalla lotta al cambiamento climatico. Definito come uno dei problemi più minacciosi[29], oggi richiede nuovi strumenti legislativi per essere affrontato che siano in grado di coniugare le regolamentazioni in tema di energia e ambiente. I regolatori non possono più affrontare il problema con soluzioni ex post ma vi è bisogno di una lungimiranza ex ante per implementare la normativa e le soluzioni fattuali per ridurre emissioni e per prevenire il danno climatico[30]. Il cambiamento climatico sempre più palesemente si riflette come un problema di non semplice soluzione. Il tempo per una soluzione è giunto, il costo per posticiparlo al futuro aumenterà. Centrale per affrontare il problema sarà il riconoscimento della necessità di coniugare le politiche energetiche a quelle ambientali. Ignorare questo nesso sarà il costo maggiore.[31]

2.6   La sicurezza energetica e il principio di affidabilità

Affrontare il tema della sicurezza nel campo energetico significa puntare al cuore pulsante delle politiche energetiche internazionali e delle loro previsioni, essendo in esse riflesse un gran numero di leggi e provvedimenti. Questo tema rileva un preciso obiettivo per le politiche nazionali ed internazionali: la sicurezza degli impianti di approvigionamento di energia ossia un loro corretto ed efficiente funzionamento al fine di garantire un costante flusso energetico che soddisfi la domanda ad un prezzo ragionevole. E' un tema vasto, complesso e multiforme andando a ricomprendere anche gli aspetti fisici delle catene di approvigionamento. Alla sicurezza energetica è strettamente collegato il principio di affidabilità delle forniture, del trasporto e della distribuzione. L' affidabilità della fornitura si ottiene da scelte di politica energetica sia con lo sfruttamento di fonti di energia primaria (ossia le fonti già presenti in natura), sia con la scelta di fornitori geograficamente strategici ed in grado di soddisfare pienamente la domanda. Due aspetti chiave per garantire affidabilità e sicurezza nella fornitura.

Abbiamo poi l'affidabilità del trasporto che consiste nel garantire rotte fisicamente disponibili e manutenzione costante e poter offrire più opzioni possibili di percorsi in modo da incrementare anche il tasso di competitività. Ed infine vi è l'affidabilità della distribuzione che coinvolge direttamente il consumatore finale dovendo energia essere fornita rispettando gli standard qualitativi e quantitativi della domanda senza alcuna discriminazione.[32]

Quando si parla quotidianamente di sicurezza dell'approvvigionamento la prima cosa che viene in mente sono sicuramente i disagi che possono scaturire da un suo inefficiente adempimento: si pensi ad un ‘interruzione inaspettata di fornitura di energia elettrica, gas naturale, petrolio o carbone. Può essere causata da una serie di motivi: decisioni politiche, incidenti, sabotaggi, scioperi, insoliti eventi climatici. Nel breve termine, tale interruzione può essere alleviata da una riparazione rapida, un intervento militare o di polizia, uso dello stoccaggio disponibile, abbassamento del prezzo[33]. Per l'elettricità, un'interruzione improvvisa può essere causata da una disponibilità insufficiente, nel qual caso nè lo stoccaggio nè l'abbassamento del prezzo possono costituire un adeguamento. Il concetto di sicurezza dell'approvvigionamento, indubbiamente, coinvolge tecnologia, politica, economia, pianificazione degli investimenti e condizioni metereologiche.

A medio e lungo termine, la sicurezza dell'approvvigionamento potrebbe essere minacciata da turbolenze politiche o sociali di lunga durata, mancanza di risorse disponibili ma anche, più prosaicamente, perché gli investimenti necessari in capacità produttiva, trasmissione e stoccaggio non sono stati realizzati o sono stati ritardati.

La dimensione spaziale indica che l'interruzione dell'approvvigionamento energetico può avere cause e implicazioni locali, nazionali, ma anche internazionali. Alcune componenti dell'offerta sono esogene (prezzo del petrolio mondiale, tempeste), altre sono legate ad esempio all'organizzazione delle industrie energetiche, alle norme di sicurezza o agli obblighi di stoccaggio.

La dimensione sociale riflette il fatto che la sicurezza dell'approvvigionamento ha un costo e quando c'è uno shock di prezzo, è molto più difficile per i meno facoltosi permettersi il proprio approvvigionamento energetico. Questa dimensione sociale può essere vista all'interno di un determinato Paese attraverso quella che viene chiamata "povertà energetica" quando l'importo speso per l'acquisto di energia rappresenta una quota sostanziale del bilancio.

Nella scena internazionale è una delle principali sfide politiche per ostentare o mettere in discussione un potere e un preciso ruolo nell'economia e nella politica generale. Questo accade con molti degli esportatori di energia al mondo che, avendo un'offerta di energia smisurata e il controllo delle reti (sono anche proprietari delle reti di approviggionamento si veda la Russia ad esempio), nel loro controllo quasi monopolista possono creare forti rapporti di dipendenza nei confronti dei Paesi acquirenti. Di conseguenza dispute politiche internazionali possono trasformarsi in interruzioni di rapporti commerciali e quindi stop a forniture e generando danni reali ai consumatori. Quindi come quasi nessun altra merce, l'energia e la sua sicurezza è al centro di lotte di potere, conflitti internazionali e della realpolitik[34].

 

2.7    Il principio della resilienza

L'intero sistema climatico terrestre si basa su un equilibrio che possiamo definire resiliente, ossia un equilibrio non statico ma adattivo che ha origine dall'estrema variabilità e interconnessione degli ecosistemi naturali. Su questi equilibri naturali siamo, indubbio, intervenuti noi essere umani sia nel cagionare degli squilibri sia nel trovare una soluzione ripristinandoli. La resilienza è quindi la capacità di adattarsi ai vari cambiamenti ed essere in grado di fronteggiarli. E' oramai un concetto flessibile, multidisciplinare, idoneo a contestualizzarsi in tutti i campi ed uno fra i tanti è sicuramente quello del diritto, in particolare del diritto dell'energia, dove lo sviluppo dei sistemi integrati di energia, dei sistemi di infrastrutture per la transizione dell'energia elettrica e del gas, richiede una flessibilità operativa, una efficienza complessiva per gli utenti, una resilienza del sistema energetico[35].

Oggetto degli studi della resilienza nel diritto dell'energia è, prevalentemente, l'energia elettrica ed il tuo trasporto. Differenza cruciale e principale rispetto al gas e agli altri combustibili fossili, è che il trasporto di energia elettrica contempla maggiori problematiche non potendo essere stoccata; di conseguenza, il sistema elettrico deve garantire il bilanciamento tra domanda ed offerta dovendo sempre puntualmente coincidere l'energia elettrica a disposizione con quella che viene richiesta dai consumatori. A tal fine esistono centrali di dispacciamento dell'energia elettrica che controllano la domanda ed individuano la quantità richiesta da somministrare. Chiaramente entrambi i sistemi devono essere elastici, flessibili e resilienti chi più chi meno.  Il trasporto di combustibili fossili è facilmente realizzabile attraverso la possibilità di stoccaggio e la distribuzione all'interno del Paese, quindi il sistema è relativamente resiliente; ciò è differente per il sistema di energia elettrica. La resilienza è sempre più importante quando il sistema elettrico deve affrontare preoccupazioni derivanti da dirompenti eventi climatici in grado di interrompere ed ostacolare il servizio con gravi costi economici. Qui la resilienza si traduce nel rendere le infrastrutture in grado di fronteggiare questi eventi e ripristinare il servizio ed equipaggiarle con strumentazioni tecnologie all'avanguardia. Tutto ciò che si nasconde dietro l'interruttore della corrente o della lampadina è frutto di vari processi e transizioni ai quali si richiede una forte efficienza da tradursi in resilienza per poter affrontare le sfide del futuro dell'energia. Quindi prendendo in considerazioni l'importanza delle azioni prima durante e dopo il verificarsi di un evento avverso, la resilienza è definita come la capacità del sistema di anticipare, resistere, assorbire, rispondere, adattarsi e recuperare da un disturbo[36]. L'idea centrale di resilienza non mira semplicemente a resistere a tutti gli scenari di disastro ma a garantire misure di ripristino rapide ed efficienti. Se la resilienza può tradursi nella necessità da parte dei sistemi energetici di prepararsi a danni su larga scala, un tipico intervento resiliente non può che essere l'investimento. Investire nelle infrastrutture e nelle tecnologie energetiche può consistere in due diversi interventi: misure di "hardening" e strategie operative resilienti. Nel primo insieme possiamo annoverare interventi quali l'interramento delle linee di distribuzione e trasmissione, aggiornamento dei pali con materiali più resistenti e robusti o elevare le sottostazioni e rilocalizzare le infrastrutture; nel secondo gruppo rientrano misure quali una stima accurata della posizione e della gravità degli eventi climatici, gestione del lato della domanda, instaurazione di regimi avanzati di controllo e protezione, valutazione delle catastrofi, impostazione delle priorità, valutazione e gestione del rischio.[37]

Questi interventi conseguenti ad investimenti migliorerebbero il carattere resiliente dei sistemi energetici integrati. Investimento classico posto in essere da alcune società è stato quello di accoppiare e collegare diverse infrastrutture energetiche. La risposta degli impianti energetiche alle contingenze è stata tradizionalmente affrontata separatamente dalle diverse società di servizi investitrici. Alcune ricerche recenti, tuttavia, hanno studiato e valutato l'affidabilità dei sistemi interdipendenti[38]. Tuttavia, la considerazione si è principalmente focalizzata sulla singola interruzione delle forniture all'interno dei sistemi interdipendenti coinvolgendo un sistema elettrico, un sistema di trasporto, un sistema idrico e un sistema informatico.

Se da un lato l'aumento delle interdipendenze infrastrutturali ha aumentare il rischio di un guasto del sistema, e quindi di un guasto che potrebbe degenerare in un fallimento a cascata [39](ad esempio, le interruzioni del gas o le perdite di carico possono forzare la disattivazione di più unità di potenza. La grande tempesta di ghiaccio del 2008 nel sud della Cina ha dimostrato che l'interdipendenza potrebbe avere un effetto a cascata[40], provocando una catena di disastri nei sistemi), d'altra parte, l'aumento delle interdipendenze infrastrutturali potrebbe anche mitigare potenzialmente il rischio di un errore di sistema. Un esempio significativo è la microrete di Roppongi Hills durante il grande terremoto in Giappone[41]. Le microreti di Roppongi Hill a base di gas naturale sono state in grado di mantenere la fornitura di elettricità nonostante la rete circostante fosse inutilizzabile per diversi giorni, evidenziando la loro efficacia nel sostenere carichi critici in eventi avversi.

Il rischio di eventi estremi, di disastri naturali o attacchi provocati dall'uomo, non può essere eliminato. Ma mediante tecniche di pianificazione e preparazione avanzate è possibile ridurre la frequenza, l'estensione e la durata delle catastrofi per rendere il sistema più resiliente. È diventata una consapevolezza comune tra i politici e accademici che il concetto di resilienza deve svolgere un ruolo importante nell'affrontare le varie minacce nei servizi strategici.

 

3.  L'Energy Justice e i suoi sviluppi

Così come Jean-Jacques Rousseau con il suo trattato sull'educazione, l'Emilio, volle riformare il nostro pensare dell'educazione fornendo nuovi spunti, così il risultato di quest'analisi e gli sviluppi della teoria del diritto dell'energia, hanno inteso equipaggiare questa disciplina di una base teorica e di principi guida. Questo risultato non è stato ottenuto in precedenza perché, come abbiamo già analizzato, il diritto dell'energia se da un lato è stato oscurato ed inglobato dal diritto ambientale dall'altro è sempre mancato un generale consenso su cosa consistesse il diritto dell'energia. Oggi possiamo aderire alla definizione di un diritto dell'energia che regolamenta e disciplina diritti e doveri delle varie parti interessate rispetto alle risorse energetiche e al loro ruolo nel ciclo produttivo[42]. Ed è sempre più palese un suo costante e rapido sviluppo assecondato da contestuali innovazioni tecnologiche, nuove politiche, accordi internazionali che richiedono al diritto dell'energia una sua piena autonomi. I sette principi enucleati dovranno fungere da guida ai legislatori, agli accademici, agli operatori del diritto non esistendo ancora un vero corpo di conoscenza di questa materia. Il diritto dell'energia attraverso il concetto dell'energy justice e la sua teoria, non si sofferma sul discriminare una o più forme di risorse energetica dovendo scegliere quella giusta, ma impone una conoscenza di tutte esse ed un loro utilizzo sostenibile rispettando i principi e il ciclo vitale delle risorse energetiche.

 



        [1] Roggenkamp M. and others, Energy Law in Europe, 3rd edition, OUP 2016, 1376.

      [2] Heffron R.J., Rønne A., Tomain J.P., Bradbrook A. and Talus K., A treatise for energy law, Journal of World Energy Law and Business, 2018, 11, 34-48.

[3] Vedi, Amirante D., Diritto Ambientale italiano e comparato. Principi, Napoli, 2003, 142, oggi è corretto parlare di un diritto costituzionale ambientale dove i singoli Paesi si sono attrezzati per far assurgere il diritto all'ambiente a valore fondamentale; Cordini G., Fois P., Marchisio S., Diritto ambientale. Profili internazionali europei e comparato, Terza edizione, Torino, 2017, 195.

[4] Per ulteriori approfondimenti vedi, Amirante D., (a cura di) Diritto ambientale e Costituzione. Esperienze Europee, Milano, 2003, 128; Dell'anno P., Picozza E., Trattato di diritto dell'ambiente - Vol. II: Discipline ambientali di settore, Padova, 2013, 960.

[5] Heffron R.J., McCauley D., What is Just Transition, Geoforum 88 (2018) 74-77, La "transizione giusta" è un concetto che riceve più attenzione nella letteratura accademica ad oggi. Questa revisione critica da parte degli autori, discute come ci sono sovrapposizioni tra la transizione giusta e la giustizia energetica, ambientale e climatica. All'interno delle comunità separate di studiosi di energia, ambiente e cambiamenti climatici, c'è troppa distorsione su cosa significhi la "transizione" e che cosa significa "giustizia", e tutti dovrebbero essere compresi all'interno del concetto di transizione giusta piuttosto che lasciare che gli studi sulla giustizia energetica, ambientale e climatica continuino da soli; cfr. D'Ermo P., Rosso A., La transizione energetica tre de-carbonizzazione, decentralizzazione e digitalizzazione in Introduzione allo studio del diritto dell'energia di De Maio G., Napoli, 2019, 67.

[6]Heffron R.J., McCauley D., The Concept of Energy Justice across the Disciplines, 2017, 105 Energy Policy, 658; per ulteriori approfondimenti cfr.  Heffron R.J., Talus K., The development of energy law in the 21st century: a paradigm shift?, Journal Of World Energy Law and Business, 2016, 9, 189-202, Heffron R.J., Energy Law: An Introduction, Springer Briefs in Law, 2015, 72.

[7] Sovacool BK, Heffron RJ. Darren Mc., Goldthau A, Energy Decisions Reframed as Justice and Ethical Concerns, 2016, Nature Energy, 1, p 16024.

[8] Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

[9] Il problema del reinsediamento involontario è strettamente connesso alle violazioni di diritti nei confronti dei cittadini che in molti casi vengono espropriati/sfollati per non ostacolare progetti energetici. Annualmente all'incirca 4 milioni di persone sono sfollate per assecondare costruzioni o operazioni idroelettriche. Nella maggior parte dei casi queste procedure in Paesi come India, Brasile, Ghana e Sud Africa, avvengono senza consenso, senza tempestiva notificazione e senza opportunità di agire per risarcimento danni. Downing, T.E., Avoiding New Poverty: Mining-Inducted Displacement and Resettlement. (International Institute for Environment and Development, 2002).

[10] Sovacool, B.K. & Dworkin, M., Global Energy Justice: Problems, Principles, and Practices, (Cambridge University Press, Cambridge, 2014).

[11] Rawls, J., A Theory of Justice: Revised Edition, (Belknap Press, Cambridge, MA, 1999), 120.

[12] Shue, H., Human Rights, Climate Change, and the Trillionth Ton. in The Ethics of Global

Climate Change (ed. Arnold, D.G.) 292-314 (Cambridge University Press, Cambridge, 2011)

[13]  Caney, S., Cosmopolitan Justice, Responsibility, and Global Climate Change. Leiden Journal of International Law 18, 747-775 (2005).

[14] Fraser, N. (2009) ‘Social Justice in the Age of Identity Politics' in Henderson G. and Waterstone M. (eds) Geographical Thought: A Praxis Perspective. Oxon: Routledge, 72-91.

[15] Pereira E., Talus K., Upstream Law and Regulation: A Global Guide, Globe Law and Business 2017; cfr. Picozza E., Oggianu S., Politiche dell'Unione Europea e diritto dell'economia, Torino, 2013, 208; Sambri S.M., Vernile S., Le attività down-stream nel settore dell'energia elettrica e del gas naturale in Diritto dell'Energia a cura di Picozza E., Sambri S.M., Wolters Kluwer, 2015, 428ss.

[16] Johnston A., Block G., EU Energy Law, OUP 2012.

[17] Preambolo e Articolo 2 Direttiva 94/22/CE

[18] Our Common Future, United Nations Doc A/42/427, 1987, 8.

[19] Pepe V., Pensare il futuro. Dare vita a un nuovo modello di ambientalismo, Milano, 2018, 286; Amendola C., Jirillo R., Materie prime, energia e ambiente, Padova, 2013, 354.

[20] www.un.org/sustainabledevelopment/energy.

[21] Bartoletto S., Energia e crescita economica nei Paesi del Mediterraneo, Milano, 2017, 149; Supino S., Voltaggio B., La povertà energetica. Strumenti per affrontare un problema sociale, Milano, 2019, 365.

[22]I servizi universali di pubblica utilità sono servizi assoggettati all'interesse generale del cittadino e della società. Sono servizi assoggettati alle regole e garanzie del diritto amministrativo quali trasparenza, rapporto qualità-prezzo, tariffazione, e sono soggetti a controllo di enti deputati alla regolazione per garantire il rispetto delle regole ed un incremento qualitativo del servizio. Munari F., La disciplina dei cd.servizi essenziali tra diritto comunitario, prerogative degli Stati membri e interesse generale, in Diritto UE, 2002, 58 ss.

[23] Foschini F., "I diritti di quarta generazione. Il decreto ‘salva alcoa': un esempio di diritto fluido" in Cossutta M. (a cura di), Diritti fondamentali e diritti sociali, pp. 93-112.

[24] Principio n.5 della Dichiarazione sulla Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente Umano adottata a Stoccolma 16 Giugno 1962.

[25] Petteruti C., Il diritto pubblico dell'energia nell'esperienza italiana ed europea, Caserta, 2006; cfr. anche Pepe V., (a cura di) Diritto        comparato      dell'energia.    Esperienze      europee, Napoli, 2008, 262.

[26] Boyle A., Freestone D., National Law and Sustainable Development, OUP 1999, 9, 29.

[27] Pepe V., Pensare il futuro. Dare vita a un nuovo modello di ambientalismo, op.cit., 286.

[28] Tomain JP, Ending Dirty Energy Policy: Prelude to Climate Change, CUP 011, c. 3 e 4.

[29] Levin K, Overcoming the Tragey of Super Wicked: Straining our future selves to ameliorate global climate change, 2012, 45 Policy Science 123.

[30] Shapiro S.A, Tomain JP, Achieving Democracy: The future of progressive regulation, 2014, ch.8.

[31] Enciclica di Papa Francesco, Laudato Sì, 2015, 70-91.

[32] Chevalier JM, Security of energy supply for the European Union, European Review of Energy Markets - Volume 1, issue 3, November 2006.

[33] Verda M., Politica estera e sicurezza energetica. L'esperienza europea, il gas naturale e il ruolo della Russia, Novi Ligure, 2016; cfr. Verda M., Una politica a tutto gas. Sicurezza energetica europea e relazioni internazionali, Università Bocconi Editore, 2011, 215.

[34] Abdelal, R. (2013) ‘The profits of power: commerce and realpolitik in Eurasia', Review of International Political Economy 20(3): 421-56. Per ulteriore approfondimento Ruggiero L., La dipendenza energetica dell'Unione Europea. Strategie geopolitiche e scenari innovative, Aracne, 2016, 148; Stagnaro C., Sicurezza energetica. Petrolio e gas tra mercato, ambiente e geopolitica, Cosenza, 2007, 365.

[35] Yanling L., Zhaohong B., Study on the Resilience of the Integrated Energy System, Energy Procedia 103 (2016) 171 - 176; cfr.

[36] Carlson L., Bassett G., Buehring M., Collins M., Folga S., Haffenden B., Petit F., Phillips J., Verner D. RW. Resilience: Theory and Applications. Argonne Natl Lab 2012:1-64.

[37] Panteli M, Mancarella P., Modeling and Evaluating the Resilience of Critical Electrical Power Infrastructure to Extreme Weather Events. IEEE Syst J 2015. Panteli M, Mancarella P. The grid: Stronger, bigger, smarter?: Presenting a conceptual framework of power system resilience. IEEE Power Energy Mag 2015, 13, 58-66. Panteli M, Mancarella P. Influence of extreme weather and climate change on the resilience of power systems: Impacts and possible mitigation strategies. Electr Power Syst Res 2015; 127, 259-70.

[38] Li G, Bie Z, Kou Y, Jiang J, Bettinelli M. Reliability evaluation of integrated energy systems based on smart agent communication. Appl Energy 2015.

[39] Buldyrev SV, Parshani R, Paul G, Stanley HE, Havlin S., Catastrophic cascade of failures in interdependent networks. Nature 2010; 464, 1025-8; vedi anche Little RG., Toward more robust infrastructure: observations on improving the resilience and reliability of critical systems. 36th Annu Hawaii Int Conf Syst Sci 2003 Proc 2003:9 pp.

[40] Zhou B, Gu L, Ding Y, Shao L, Wu Z, Yang X, et al., The great 2008 Chinese ice storm its socioeconomic-ecological impact and sustainability lessons learned. Bull Am Meteorol Soc 2011;92:47-60.bility of critical systems. 36th Annu Hawaii Int Conf Syst Sci 2003 Proc 2003:9 pp.

[41] IEC, Microgrids for disaster preparedness and recovery, 2014.

 

[42] Heffron RJ., Talus K., The evolution of energy law and energy jurisprudence: Insights for energy analysts and researchers, Energy Research & Social Science 19 (2016) 1-10.