Economia
Salvatore Farace - Fernanda Mazzotta
Sommario
2.1 I drivers dell'innovazione
4. Dati e modello econometrico
Il periodo successivo alla creazione di una impresa è uno dei momenti più critici, dal momento che per l'impresa è alta la probabilità di non sopravvivere (Caves, 1998; Geroski, 1995), e tale rischio è ancora più elevato per le piccole e medie imprese, penalizzate, nell'ambiente competitivo, dalla dimensione ridotta (Cefis & Marsili, 2006). In questo contesto complicato di avvio dell'attività, l'innovazione può giocare un ruolo fondamentale, in quanto può aiutare l'impresa ad ottenere nella fase di start-up un importante vantaggio competitivo, utile a superare le condizioni di criticità iniziale e a condizionare positivamente anche le sue prospettive di crescita (occupazionale e reddituale). L'innovazione influenza positivamente la sopravvivenza dell'impresa ed il vantaggio è maggiore quanto più giovani e piccole sono le imprese (Cefis & Marsili, 2006). Pertanto in questo lavoro si analizza l'innovatività di un campione di imprese di piccola dimensione e giovani, ovvero nei primi 3 anni di vita.
Sebbene, in letteratura vi sia largo consenso circa la capacità dell'innovazione di migliorare la performance dell'impresa (Audretsch, Coad, & Segarra, 2014; Czarnitzki & Delanote, 2012; Freel, 2000), nel contempo non vi è una definizione univoca di innovazione. In questo lavoro si accoglie una definizione ampia e semplice, attribuibile a Van de Ven et al. (1986) secondo cui l'innovazione è qualsiasi idea che è percepita come nuova dalle persone coinvolte, ed è considerata innovazione anche se per altri può rappresentare un'idea non nuova o qualcosa che già esiste altrove (Baregheh, Rowley, & Sambrook, 2009). Quindi, nel presente lavoro viene utilizzata l'informazione soggettiva di innovazione, che è quella contenuta nella survey oggetto di studio (Factor of Business Success - FOBS per l'Italia) e che proviene dalla autodichiarazione dello stesso imprenditore ad un quesito del questionario, nel quale dichiara se la propria impresa sia innovativa o meno. Utilizzando tale definizione soggettiva di innovatività analizziamo i drivers della probabilità di innovare sia in termini estensivi (se l'impresa è innovativa o meno) sia in termini intensivi (quanto innova). Inoltre il lavoro si prefigge anche di analizzare la probabilità che l'impresa attui le diverse possibili tipologie di innovazione considerate (prodotto, processo, organizzativa e di marketing). Ulteriore e interessante analisi è quella che mette in relazione le aspettative di crescita (in termini occupazionali e reddituali) e l'innovazione delle imprese. Fin dal pioneristico studio di Solow (1957) molti lavori hanno dimostrato il ruolo centrale del cambiamento tecnologico nella crescita economica ed in anni recenti c'è stato un aumento di analisi teoriche ed empiriche rivolte ad investigare il ruolo dell'innovazione sulle principali fonti di crescita dell'impresa (Audretsch, Coad, et al., 2014). Tuttavia, ad oggi la presente analisi è la prima che, sfruttando la dichiarazione dell'intervistato sull'andamento atteso della redditività dell'impresa, analizza la causazione reciproca che può sussistere tra la decisione di innovare e le prospettive di redditività. Infine si analizza anche la relazione tra aspettative di crescita occupazionale e innovazione. Studi della relazione tra innovazione e occupazione risalgono alle origini della teoria economica. Infatti, la letteratura classica forniva la cosiddetta "compensation theory" (termine coniato da Karl Marx 1961)[1], in base alla quale si discute della non univocità degli effetti dell'innovazione sulla crescita/diminuzione dell'occupazione.
[1] Per una rassegna si rimanda a Vivarelli (2007)